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Con la Zes unica si cambia e si va dalla decentralizzazione al centralismo, da incentivi selettivi a indirizzati; ora tocca alle imprese. Per Fitto il piano strategico arriverà prima dell’estate
Che ogni cambiamento provochi anche un rallentamento delle procedure è nelle cose. Quello che ha riguardato il passaggio dalle otto ZeS ad una unica, salutato con grande entusiasmo da molti, non è stato una eccezione.
Sono adesso 200 le istanze presentate alle otto Zes e passate il 1° marzo alla Struttura di missione Zes, guidata da Antonio Caponetto che aspettano di essere esitate.
La nascita della Zona economica speciale unica del Mezzogiorno, realizzata dal governo di Giorgia Meloni, dovrà adesso gestire il sistema di incentivi alle imprese.
Si è cambiata la logica e il nuovo acronimo dovrebbe essere Zona Economica Sud, ma il suo cambiamento rispecchia un mutamento concettuale fondamentale.
Infatti le Zone Economiche Speciali, in tutto il mondo, sono caratterizzate da territori limitati e tale natura delle stesse nasce dalla logica che sottende alla loro missione.
Esse nascono per attrarre investimenti dall’esterno dell’area e sono in concorrenza tra loro. Se l’investimento Intel arriva in Europa vi sarà la Polonia, Dresda in Germania, ma anche Vigasio in provincia di Verona che lo vorrà, perché significa posti di lavoro e Pil per quelle aree. E infatti in quel caso la concorrenza vede perdere Vigasio a favore delle due altre realtà. Il perché e presto detto.
La concorrenza tra le ZeS si basa su cinque elementi fondamentali. L’infrastrutturazione delle realtà coinvolte, nel senso che possano essere facilmente raggiunte via aerea, nave, auto e treno. Che la presenza della criminalità non condizioni l’attività produttiva e quindi sia assente o perlomeno contenuta. Poi che si abbia un costo del lavoro molto basso e che gli eventuali utili siano tassati in modo contenuto. Infine che le procedure amministrative siano molto veloci in modo che dalla decisone di insediamento alla produzione passi meno possibile.
Realtà con queste caratteristiche nel Mezzogiorno non ce ne sono molte. Pensate al controllo della criminalità: è più facile che si abbia in una decina di ettari che magari possono essere criminal free, con sistemi di sicurezza che è difficile estendere a tutto il territorio, che non dimentichiamo è il 40% di quello italiano.
In realtà quando parliamo di ZeS non abbiamo inventato nulla perché derivano dalle Sez, Special Economic Zones, create in Cina e copiate da molti Paesi europei, a cominciare dalla Polonia, dove stanno funzionando bene, ma anche dalla Ungheria e dalla stessa Germania nella sua parte Est.
Bene, con l’estensione a tutto il territorio meridionale ed il passaggio da Zone Economiche Speciali a Zona Economica Sud, si è passati dalla decentralizzazione al centralismo, da incentivi selettivi a quelli indirizzati.
La Zes unica è stato il tema dei convegno di lunedì scorso a Palermo della Fondazione Magna Grecia, dove dal ministro per gli Affari europei, le politiche di coesione e il PNRR, Raffaele Fitto è venuta la notizia che «il piano strategico sarà pronto prima della pausa estiva», ha detto nel suo videomessaggio. Dal piano dipendono le regole sulla distribuzione degli incentivi, sui settori interessati, le tipologie di aziende e soprattutto sulla velocizzazione degli iter burocratici. Perché le regole precedenti non sono più valide e quindi non più utilizzabili.
La struttura della Zes unica, diretta emanazione della Presidenza del Consiglio che risponde al Ministro Fitto, sta selezionando i funzionari e soprattutto avrà a breve gli strumenti legislativi per iniziare a lavorare come facevano le otto che sostituisce.
Esse avevano dei limiti da correggere, quali l’esigenza di una riperimetrazione, visto che l’individuazione precedente era stata frutto della bulimia di una classe dominante estrattiva regionale, pronta ad asservire ogni nuovo strumento alle proprie esigenze elettorali e aveva impiegato troppi anni per andare a regime.
Qualche dubbio riguarda i fondi a disposizione, perché 1,8 miliardi di euro non basteranno certamente e sarà necessario implementarli.
Il motivo per cui si è passati dalla ZeS 1 alla Zes 2 non è certamente tecnico ma politico e riguarda la volontà di controllare risorse importanti, per avere una cabina di regia unica. Si sta assistendo a un iter accelerato per l’approvazione di una autonomia che delega alle Regioni del Nord moltissimo e dall’altro all’accentramento dei provvedimenti riguardanti le Regioni del Sud. Forse dietro vi è la logica che le realtà a sviluppo ritardato hanno bisogno di maggiore centralismo mentre quelle a sviluppo compiuto di maggiore federalismo.
D’altra parte per il Nord c’è la Lega che fa da cane da guardia per portare a casa più possibile e al Sud rimangono classi dominanti ascare che spesso si contentano di mancette.
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