La Federico II di Napoli
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Una dote di 271 milioni di euro annui per il quinquennio 2023-2027 sarà suddivisa fra 180 dipartimenti universitari di eccellenza degli atenei italiani. Il MUR – Ministero dell’Università e della Ricerca – ha trasmesso lo scorso 28 dicembre all’ANVUR – l’Agenzia per la Valutazione del Sistema Universitario che è un ente pubblico vigilato dallo stesso MUR-, “l’Elenco dei progetti dei Dipartimenti ammessi a finanziamento per Dipartimenti di Eccellenza 2023-2027”. Nella “mappa” spiccano la Campania, con 16 Dipartimenti ammessi al finanziamento di eccellenza, il Lazio, con diciassette, e la Lombardia con venti.
Scorrendo l’”Elenco” si scopre che la Campania svetta nell’Area “Ingegneria Industriale e dell’Informazione”, con 6 Dipartimenti finanziati su 19 ammissibili in tutto al finanziamento. (Per ogni area disciplinare è fissato infatti per decreto il numero dei Dipartimenti finanziabili). In questa stessa area disciplinare la magna pars dei dipartimenti di eccellenza si trova al Sud. C’è il Politecnico di Bari, l’Università di Cagliari, la Mediterranea di Reggio Calabria, l’Unisannio di Benevento. E ancora, la Federico II di Napoli con tre dipartimenti ammessi al finanziamento e l’Università di Salerno con due dipartimenti.
Fra gli atenei del Nord, ecco i Politecnici di Milano e Torino e, fra le università del Centro, ci sono Pisa, la Scuola Superiore Sant’Anna, La Sapienza e Roma Tre. Nell’area delle “Scienze giuridiche” la Sicilia è in pole position, con i tre Dipartimenti di Giurisprudenza degli atenei di Palermo, Catania, Messina, su 15 finanziabili. Nella stessa area, il finanziamento di “eccellenza” va anche a Cagliari e Catanzaro.
IL PRIMATO “CONDIVISO” DELLA FEDERICO II
Nell’”Elenco” del MUR, l’Università Federico II si distingue per un primato “condiviso”: è l’ateneo con il più alto numero di dipartimenti ammessi al finanziamento “di eccellenza”, a pari merito con la Statale di Milano e La Sapienza di Roma. Sono dodici i Dipartimenti della Federico II, in otto aree disciplinari su quattordici. E sono altrettanti i Dipartimenti dell’Università di Milano ammessi al finanziamento in 10 aree disciplinari.
La misura dello straordinario risultato conseguito dalla Federico II si comprende ancora di più nel confronto con l’Università La Sapienza. L’importante ateneo, che è il più grande in Europa ed è ai primi posti in Italia, in base ai principali ranking universitari mondiali, anche per la qualità della ricerca e della didattica, per il quinquennio 2023-2027 ha ottenuto anch’esso dodici Dipartimenti finanziabili per l’eccellenza in nove aree disciplinari.
MA IL SUD PERDE I SUOI FIGLI PIÙ GIOVANI E ISTRUITI
Di fronte alle ottime performances degli atenei del Sud, i cui risultati sui Dipartimenti di eccellenza racchiudono l’ennesima conferma di un Mezzogiorno che brilla in tante sue realtà dell’alta formazione – e mostra di non temere confronti con il Centro e il Nord-Italia – è inevitabile chiedersi: per quanto altro tempo ancora il Sud continuerà a perdere i suoi figli, il suo capitale umano più giovane e istruito?
Sono giovani che scelgono di emigrare al Centro e al Nord Italia, molti per studiare all’Università e laurearsi, nella prospettiva di trovare un’occupazione che al Sud è spesso preclusa. Fra i tanti rapporti che da anni segnalano la drammaticità e la gravità del divario fra il Nord e il Sud, l’ultimo in ordine di tempo è stato il recente report dell’Istat “I divari territoriali nel PNRR: dieci obiettivi per il Mezzogiorno”, di cui ha ampiamente scritto questo giornale. “Le difficoltà occupazionali di donne e giovani nel Mezzogiorno sono richiamate esplicitamente nel PNRR come causa dell’emigrazione e radice del preoccupante depauperamento demografico del Mezzogiorno” – si legge nel Report. In particolare, la condizione lavorativa “che vede fortemente penalizzati i giovani meridionali”, mostra come “dal 2000 in poi si registrano stabilmente circa tre occupati ogni dieci in meno nel Mezzogiorno rispetto al Centro – Nord fra i giovani in età 25-34 anni”.
L’istantanea scattata dall’Istat sui divari che “fanno del Mezzogiorno il territorio arretrato più esteso d’Europa”, pur se dotato di “grandi potenzialità” stride ancor più ferocemente di fronte alle testimonianze di un Sud capace di vincere sfide ambiziose, come quelle dei Dipartimenti di eccellenza, e di assicurare una formazione di altissimo livello ai suoi giovani. Giovani che meritano di essere valorizzati e di poter contribuire a creare valore, per il futuro della loro terra.
IDENTIKIT DEI DIPARTIMENTI DI ECCELLENZA
I Dipartimenti di eccellenza, si legge sul sito del MUR, “rappresentano un intervento innovativo e di forte sostegno finanziario, previsto dalla legge di bilancio 2017”. L’obiettivo è quello di individuare e finanziare, con cadenza quinquennale e nell’ambito delle 14 Aree disciplinari identificate dal Comitato Universitario Nazionale, (CUN, organo consultivo e propositivo del MUR), i migliori 180 Dipartimenti delle Università statali.
Si tratta di “Dipartimenti che spiccano per la qualità della ricerca prodotta e per la qualità del progetto di sviluppo, ai quali è destinato un budget annuale di 271 milioni di euro”. I 180 Dipartimenti selezionati potranno contare “su una dotazione finanziaria variabile tra di 1,620 milioni euro annui e 1,080 milioni euro annui per cinque anni”. Il periodo 2023-2027 costituisce il secondo quinquennio dei Dipartimenti di eccellenza. Il primo è stato quello 2018-2022.
IL NUMERO VARIA CON L’AREA DISCIPLINARE
La suddivisione nel numero di dipartimenti finanziabili per le 14 aree scientifico disciplinari è stata stabilita con il decreto n. 230 del 14 febbraio 2022 dell’ex ministro Maria Cristina Messa, con il quale è stata nominata la Commissione, composta da sette membri, che ha valutato i progetti presentati dalle università, per la selezione dei Dipartimenti di eccellenza.
Per “Scienze della Terra” e “Scienze politiche e sociali” i Dipartimenti di eccellenza ammessi a finanziamento sono 5; 8 per “Scienze fisiche” e 10 per “Scienze agrarie e veterinarie”; 11 quelli per “Scienze matematiche e informatiche” e 11 per “Scienze chimiche”. Nell’area “Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche” i dipartimenti di eccellenza finanziabili sono 12; 13 quelli in “Ingegneria civile e architettura”, 14 in “Scienze biologiche”, 15 in “Scienze giuridiche”; 18 per “Scienze economiche e statistiche”; 19 sia per “Ingegneria industriale e dell’informazione”, sia per “Scienze dell’antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche”; infine 20 per “Scienze mediche”.
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