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Sono relativamente pochi i giovani stesi su un letto d’ospedale per le conseguenze dirette del Covid. Ma sono molti quelli che possono finire sul lettino di uno psicologo per le conseguenze indirette delle politiche di contrasto al Covid. Nel corso di questo anno e mezzo di pandemia si sono susseguiti studi che testimoniano gli effetti psicologici sui ragazzi delle chiusure. Nelle scorse settimane ne è uscito uno di respiro internazionale, condotto dall’Università di Calgary, in Canada. Si tratta di un vero e proprio campanello d’allarme globale: depressione e ansia sono raddoppiati nei giovani rispetto a prima dell’insorgere del virus.
I DATI
«Nel mondo, un giovane su quattro sta vivendo sintomi clinicamente rilevanti di depressione e uno su cinque di ansia», afferma la dott.ssa Nicole Racine, psicologa clinica e autrice principale dell’articolo, pubblicato su “Jama Paediatrics” e ripreso dall’Agi.
Lo studio canadese raccorda i dati di 29 studi provenienti da tutto il mondo su circa 80.879 giovani in totale. «Sappiamo che i tassi di depressione e ansia nei giovani tendono a diminuire o aumentare in base alle restrizioni», afferma la dott.ssa Sheri Madigan, co-autrice dell’articolo, psicologa clinica dell’Università di Calgary in Canada.
L’esperta rileva che «quando vengono imposte più restrizioni, i numeri aumentano», in quanto «essere socialmente isolati, lontani dai loro amici, dalle loro routine scolastiche e dalle interazioni sociali si è dimostrato davvero duro per questa fascia d’età».
La Racine pone l’accento sull’aspetto sorpresa: «Questi ragazzi non immaginavano che quando si sarebbero diplomati, non avrebbero mai potuto dire addio alla loro scuola, ai loro insegnanti o ai loro amici». Pertanto, aggiunge, «c’è un processo di lutto associato a questo».
RIAPERTURA DELLE SCUOLE
Ma ora che la stagione dei lockdown sembrerebbe archiviata, come se la caveranno i giovani? La dott.ssa Nicole Racine non si espone: «Ad oggi non conosciamo la risposta», chiosa. Per la crescita dei più giovani, spiegava al Quotidiano del Sud nel maggio scorso Carmen Muraro, psicologa e membro del comitato tecnico-scientifico del portale “Psicologia in Tribunale”, «è essenziale relazionarsi al di fuori del contesto familiare». Ma la pandemia con le sue restrizioni, osservava, «li ha limitati in questo bisogno essenziale di socializzare».
Secondo l’esperta «è stato tolto loro l’alimento più importante per crescere, diventare più forti e consapevoli di sé, in altre parole, per aprirsi al mondo e alle sfide della vita».
A pochi giorni dalla riapertura delle scuole, dunque, assume un valore oltremodo importante il ritorno in aula degli studenti in un clima di almeno parziale normalità. L’auspicio è che anche con il sopraggiungere dell’autunno non si assista ad “ondate” di contagi tali da spingere le autorità ad altri ricorsi alla Dad.
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