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LA CORONA d’alloro sul capo come obiettivo, la mascherina sul volto come realtà. Le università del Sud Italia si organizzano per ripartire in epoca di pandemia. Così come le scuole, anche gli atenei mettono a punto misure atte a limitare le possibilità di contagio ma, al tempo stesso, a garantire la fruibilità delle lezioni. Che non sia un inizio di ripresa come gli altri è tangibile. L’atmosfera che si respira in prossimità delle università manca di quella vivacità tipica. Il brusio degli studenti è meno evidente rispetto al passato, il via vai è fortemente ridimensionato dal trasferimento di molti corsi al digitale.

PALERMO

All’Università di Palermo, ad esempio, sono in presenza 94 corsi su 134 complessivi. Come spiega il prof. Giuseppe Lo Re al portale “Live Sicilia”, «abbiamo 42 mila studenti, affrontare questo sforzo è stata una grande impresa. Abbiamo cercato di sistemare le aule in maniera tale che i ragazzi possano anche seguire da casa qualora impossibilitati a frequentare. Oggi stanno riprendendo tutte le lauree magistrali in Ingegneria, e una buona percentuale di ragazzi stanno seguendo in presenza». I posti a sedere nelle aule sono stati ridotti al 40 percento, così da poter mantenere il metro e mezzo di distanza tra gli studenti, ai quali viene misurata la temperatura all’ingresso, dove sono sistemati i dispenser di gel igienizzante. Altro aspetto su cui punta l’ateneo palermitano è la tracciabilità: all’ingresso è prevista la registrazione, così da poter risalire, in caso di positività di un alunno o di un insegnante, alle persone con cui ha condiviso la presenza in aula.

NAPOLI

Punta invece su screening sierologici e tamponi l’Università della Campania “Luigi Vanvitelli”, a Napoli, per far fronte all’emergenza. Studenti, insegnanti, membri del personale, ma anche dottorandi e borsisti possono liberamente accedere ai test per sapere se sono positivi al Covid inviando una mail. Il rettore Giuseppe Paolisso ha commentato: «Abbiamo deciso di consentire a tutti di sottoporsi ad un test sierologico per dare ulteriori elementi di serenità e sicurezza per chi torna nelle aule. Così come per chi torna negli uffici. È un momento delicato. Ma è importante che studenti e docenti tornino a far vivere l’Ateneo. Per far questo bisogna creare le condizioni ottimali». In un altro ateneo partenopeo, la “Federico II”, solo 23mila studenti su 75 possono entrare in aula, così si è deciso – tranne che per Farmacia – di limitare la frequenza dal vivo alle matricole e al primo anno delle magistrali.

CALABRIA

Lezioni in presenza che all’Università Magna Graecia di Catanzaro slittano al 15 ottobre. Motivo dello slittamento, spiega il rettore Giovanbattista De Sarro, è dovuto a «sopravvenuti impedimenti tecnico-organizzativi». Rettore che, tuttavia, ribadisce «l’intendimento dell’ateneo di riprendere l’attività didattica in presenza». A Rende l’Università della Calabria si è invece attrezzata per la totale riapertura di aule e corsi attraverso una commissione ad hoc con in testa il rettore Nicola Leone, il quale ha fatto comunque «appello alle responsabilità individuali». Per consentire la riapertura, l’ateneo rendese si serve della tecnologia: il posto in aula dovrà essere prenotato dagli studenti per mezzo di un’apposita App.

FOGGIA

Tecnologia che guida la lotta al Covid anche all’Università di Foggia. Qui l’appuntamento per l’inizio delle lezioni è al 12 ottobre, con didattica mista: in presenza e da remoto. Gli accessi in tutte le strutture universitarie saranno tracciati e l’accesso nelle aule, nelle biblioteche, nei laboratori e ai servizi tu-per-tu saranno possibili solo per un numero limitato di studenti e previa prenotazione attraverso un App. Il rettore Pierpaolo Limone, in un’intervista a “Foggia Today”, parla dell’adozione di due misure straordinarie: «l’offerta di test sierologici a frequenza bimestrale per tutto il personale dipendente (docenti e amministrativi), grazie ad un accordo stretto con il Policlinico Riuniti», nonché «l’offerta del vaccino antinfluenzale». Secondo il rettore le due misure, su base volontaria, «permettono di proteggere dipendenti e studenti, riducendo l’eventuale numero di falsi positivi».

Limone non nega, comunque, che «sarà un anno difficile» e che «non sarà semplice» garantire agli studenti un minimo di vita universitaria, perché da un lato l’ateneo foggiano negli anni è cresciuto di iscritti, dall’altro «le norme anti-Covid hanno dimezzato o ridotto di due terzi la capienza, già al limite, di aule, uffici e laboratori».


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