Neymar
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C’è chi considera il suo trasferimento del Barcellona al Paris Saint Germain nel 2017 uno spartiacque nella storia del calcio. Di sicuro l’iper valutazione ha sconvolto i parametri economici attorno a cui, fino ad allora, si era svolto il calciomercato, alzando in alto l’asticella dei prezzi. Li valga o meno, tutti quei soldi, non è ancora ben chiaro. Il ragazzo è un fuoriclasse ma non ancora al livello dei diarchi di questa era calcistica: Lionel Messi e Cristiano Ronaldo. Sulla valutazione pesa, sicuramente, la scelta di aver abbandonato la Liga (considerato il campionato più bello del mondo) per la prima divisione francese. Così Neymar si è trasformato, suo malgrado, nel simbolo del tanto discusso calcio moderno, dove il denaro sempre più prende il sopravvento sulla passione.
E pensare che in Brasile, agli esordi, c’era qualcuno che lo aveva paragonato persino a Pelè. Da lì il soprannome di O’ Ney, per l’assonanza con O’Rei, col quale veniva chiamato il giocatore più famoso della storia verdeoro. A Pelè lo lega anche la militanza del Santos, squadra nella quale Neymar cresce ed esordisce, nel 2009, a soli 17 anni.
Nel club paulista segna 54 gol 103 partite, diventando uno dei pilastri della nazionale. Nel 2013 il passaggio al Barcellona per poco meno di 60 milioni. In Catalogna le reti messe a segno sono 68 in 123 gare. Per blindarlo i blaugrana gli fanno firmare una clausola rescissoria da 222 milioni. Non avevano fatto i conti con gli emiri del Qatar, proprietari del Psg.
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