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Sergio Romano, diplomatico, scrittore, storico e giornalista

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Parlare in pubblico con la competenza e la disinvoltura di un ambasciatore all’Onu. Saper trattare, dialogare e mediare con chi la pensa diversamente come può capitare a un giovane console in un lontano Stato dell’Africa. Quanti di voi sognano di possedere le qualità di leader carismatici per avere un futuro brillante nella carriera diplomatica? O, perché no, nel diritto internazionale pubblico, nelle organizzazioni internazionali, negli affari esteri o nelle aziende multinazionali?

Una vita in continuo movimento fatta di viaggi, aerei, rapporti interpersonali e una buona dose di buonsenso e di sano pragmatismo, ma anche di responsabilità nei confronti dei cittadini di tutto il mondo. Quella del diplomatico, certamente, una professione affascinante e difficile, ma fatta su misura per chi desidera rappresentare e promuovere gli interessi del proprio Paese in uno scenario internazionale e ha la passione per le relazioni internazionali, la politica estera, il diritto e l’economia mondiale.

Ma accedere alla carriera diplomatica è possibile? Lo abbiamo chiesto a Sergio Romano, classe 1929, diplomatico, scrittore, storico e giornalista. Una carriera diplomatica che comincia alla Farnesina nel 1954 e si allunga per decenni, sempre nei luoghi-chiave del cambiamento nel secolo breve: Londra, Parigi, Mosca.

“Certo che è possibile” risponde con voce sottile ma ferma. “I giovani di oggi sono brillanti, estroversi, parlano le lingue, si informano, usano le tecnologie digitali. Può essere un lavoro che può permettere ai giovani di misurarsi in una dimensione internazionale”.

Indossare la feluca è dunque possibile, percorrerla fino all’apice quando si diventa ambasciatore è più difficile.

I gradi della carriera sono cinque. Il primo grado della carriera diplomatica è il Segretario di Legazione (i tempi di durata vanno da uno a dieci anni), ruolo al quale si accede “in prova” esclusivamente attraverso il superamento di un concorso pubblico per titoli ed esami piuttosto impegnativo, cui segue un periodo di 9 mesi di formazione all’Istituto Diplomatico della Farnesina, palazzo che si trova tra Monte Mario ed il Tevere nella zona del Foro Italico a Roma sede del ministero degli Affari esteri e della Cooperazione Internazionale.

Il secondo gradino della carriera diplomatica è quello di consigliere di Legazione (che può durare 10-15 anni), segue il Consigliere di Ambasciata (15-22 anni di carriera), il Ministro Plenipotenziario (22-27 anni di carriera) e, infine, l’Ambasciatore.

Quello di diplomatico, lo abbiamo già detto, è un lavoro per molti aspetti duro e faticoso, che ti costringe a viaggiare spesso e a trascorrere molto tempo lontano da casa e dalla famiglia. Tuttavia, il rovescio della medaglia è che a fine mese chi lavora nella diplomazia, in ambito politico economico, nella cooperazione internazionale, in politica estera o nelle organizzazioni internazionali, può contare su uno stipendio più che dignitoso che permette di vivere nell’agio e non dover rinunciare alle vacanze o a qualche sfizio in più.

Chiediamo ancora all’ex ambasciatore Romano: ma rispetto ai suoi tempi, ci sono più pericoli oggi o ce n’erano di più ieri? “Io l’ho fatto in tempi complessi e difficili: quando il mondo era diviso in due sfere. Quella occidentale guidata dagli Stati Uniti d’America e dagli alleati europei e quella orientale con l’Unione Sovietica che aveva degli Stati satelliti, gli Stati dell’Europa dell’Est.

Oggi come ieri ci sono le spie, ci sono gli attentati, ci sono le sfide geo-politiche, ma nell’ultimo quarto di secolo mentre l’Unione Sovietica è scomparsa, alla ribalta sono venute nuove potenze: grandi come la Cina, o medie come l’India, l’Iran, Israele, il Brasile e ognuna di loro controlla l’altra, cerca di acquisire informazioni anche attraverso ambasciate e consolati”. E poi ci sono i pericoli. Nessuno ha dimenticato la tragedia di Luca Attanasio, il diplomatico italiano, ambasciatore nella Repubblica Democratica del Congo dal 5 settembre 2017 che il 22 febbraio 2021 rimase vittima di un attentato presso il villaggio di Kibumba, vicino alla città di Goma.

Rispetto ai requisiti, per intraprendere la carriera diplomatica è necessario avere un’indole curiosa e tanta voglia di viaggiare ed esplorare. Il diplomatico svolge infatti un mestiere molto delicato, poiché intrattiene le relazioni per conto di uno Stato con gli altri Stati e le varie organizzazioni internazionali.

Non è sufficiente, quindi, avere i requisiti solo sulla carta, ma è fondamentale possedere curiosità intellettuale per tutto ciò che è diverso dalla vostra cultura, spiccato interesse per quello che accade al di fuori del vostro Paese, capacità di interagire con persone di provenienza culturale anche molto diversa dalla vostra e di adattamento a condizioni a volte disagiate.

“Ma da questo punto di vista – aggiunge argutamente Romano – i giovani di oggi hanno voglia di conoscere, di confrontarsi, di crescere. Sanno che dal dialogo interculturale si può avere la possibilità di crescere. E lo prova il grande successo del programma Erasmus dell’UE (un progetto europeo per favorire la mobilità degli studenti in Europa, ma anche un richiamo al filosofo e umanista Erasmo da Rotterdam che viaggiò diversi anni in tutta Europa per ampliare le sue conoscenze, n.d.r.) che ha consentito fin dalla creazione nel 1987 a 13 milioni di giovani di maturare esperienze formative fuori dai loro Paesi di origine, ma poi, quando sono rientrati, erano certamente molto più ricchi di quando se ne sono andati. Credo, tornando alla carriera diplomatica, che sia una prospettiva interessante e allettante per un giovane che vuole vivere oggi il tempo in contatto con il mondo e il suo divenire”.

Naturalmente, i giovani devono essere consapevoli che intraprendere la carriera diplomatica significa accettare di passare la maggior parte della propria vita professionale lontano dall’Italia, e quindi dai propri familiari e dal proprio ambiente.

Tutto questo non basta. Il diplomatico infatti deve avere anche competenze manageriali per gestire progetti di cooperazione, un bagaglio culturale e di esperienze importante, l’attitudine alla soluzione dei problemi, uno stile comunicativo chiaro ed efficace, la capacità di esprimersi compiutamente in più di una lingua straniera e l’abitudine all’esercizio dell’analisi critica.
Il Ministero degli Esteri e della Cooperazione Internazionale bandisce ogni anno un concorso per titoli ed esami per Segretario di Legazione in prova. Nel 2022 i posti messi a concorso sono stati 35. Il bando, oltre che sulla Gazzetta Ufficiale, viene pubblicato nella pagina sui concorsi del sito Internet.

I requisiti per poter essere ammessi a partecipare al concorso sono comuni a quelli di altri concorsi pubblici: avere la cittadinanza italiana; un’età non superiore ai 35 anni compiuti al momento della data di scadenza del bando. Il limite di età può essere alzato di massimo 3 anni nei casi previsti dall’articolo 3 del Regolamento che disciplina il concorso; serve un titolo accademico: lauree specialistiche, lauree magistrali o diplomi di laurea del vecchio ordinamento universitario nei tre grandi filoni delle scienze politiche e relazioni internazionali, giurisprudenza, economia e ogni altro equiparato a norma di legge, conseguito in Italia, oppure in università o istituti di istruzione universitaria o nei Paesi Europei purché il titolo conseguito sia equiparato per legge. Ancora serve l’idoneità psico-fisica tale da permettere di svolgere l’attività diplomatica sia nell’Amministrazione centrale, sia in sedi estere, ed in particolare in quelle con caratteristiche di disagio e godimento dei diritti politici.


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