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Risse organizzate sui social, mascherine calate per un selfie guancia a guancia, la voglia di sballo che si traduce in feste abusive e capannelli fuori dai bar anche oltre l’orario di chiusura, con il più sveglio a fare da palo, non sia mai arrivasse la polizia. Scene di ordinaria follia di una gioventù annoiata, costretta a reprimere quell’innato senso di aggregazione, tipico della verde età. Non c’è l’uscita con gli amici, non c’è attività sportiva, non c’è (soprattutto) la scuola in presenza a scandire giornate altrimenti vuote, con la sua routine fatta di sveglie alle 7, lezioni, interrogazioni e compiti. Ma anche di continuo confronto con gli insegnanti, di sforzo intellettuale, di preteso rispetto delle regole.

«Quando la didattica non si svolge in classe questi problemi possono verificarsi» ammette al Quotidiano del Sud Francesco De Rosa, dirigente del Centro paritario Napoli est e presidente dell’Associazione nazionale presidi Campania. «È venuta meno – continua – la possibilità di controllo. Non solo: da quest’anno cittadinanza e Costituzione sono diventate materie obbligatorie. I ragazzi le hanno accolte positivamente ma se potessimo insegnarle in classe sarebbe meglio». Ma attenzione a collegare gli episodi di inciviltà legati al mancato rispetto delle normative anti Covid alla presunta perdita di autorevolezza della scuola. «La nostra funzione educativa rimane intatta – spiega De Rosa – altrimenti dovremmo chiudere bottega». La quasi totalità degli studenti, precisa, «rispetta gli insegnanti e gli episodi di minacce e insulti ai docenti emersi prima della pandemia sono casi isolati. Pochissimi se raffrontati a 8 milioni di scolari. Anche per questo fanno notizia».

Intanto qualche speranza per una ripresa dell’attività ordinaria, per gli istituti di ogni ordine grado, è arrivata dal Cts. «La normalizzazione è il mio grande auspicio – dice De Rosa – in Campania per fortuna, rispetto a un paio di mesi fa, la situazione dei contagi sta tornando su livelli accettabili, nonostante il numero dei morti continui a essere importante. Resta la paura di genitori e operatori scolastici. Spero che quanto prima si arrivi a vaccinare tutta popolazione scolastica, anche se i ritardi registrati negli ultimi giorni sulla distribuzione delle dosi non aiutano».

Ma le difficoltà non frenano la macchina dell’istruzione, specie per ciò che attiene alla conclusione dei singoli cicli scolastici. Giusto giovedì scorso la ministra Lucia Azzolina ha annunciato l’intenzione di voler replicare l’esperienza del maxi orale per la prossima maturità. «È una formula validissima – commenta il presidente dell’Anp Campania – le dico che dopo 30 anni di esami, solo lo scorso anno ho capito la sostanziale inutilità delle formule precedenti. Riflettiamoci: dopo 5 anni di superiori siamo perfettamente in grado di valutare se un alunno sa tradurre un testo dal greco, fare un tema di italiano o risolvere un problema matematico. Dunque che senso ha chiedergli di svolgere queste prove alla maturità? E’ solo stress…». De Rosa si spinge ad affermare che «il maxi orale dovrebbe essere mantenuto anche quando avremo superato l’emergenza sanitaria e credo che se la situazione politica non dovesse cambiare verrà confermato. Questa formula consente di chiudere la pratica nel giro di un’ora e gli esami in tempi accettabili. In ogni caso resta salva la possibilità di non ammettere e di bocciare». Oltretutto «la discussione di un elaborato si avvicina molto a quella della tesi di laurea», dunque può essere utile in ottica universitaria, anche tenendo conto che «ormai lo studio universitario si è semplificato. Siamo nell’epoca degli atenei telematici, non dimentichiamolo».

Chi continuerà a non svolgere una prova finale sono gli alunni di quinta elementare che, insieme ai compagni della quarta, da giovedì scorso sono tornati in presenza anche in Campania. Il Tar ha infatti adeguato l’ordinanza regionale – che disponeva la dad per gli ultimi due anni della primaria – alla normativa nazionale. «A livello a amministrativo le scuole sono sempre rimaste aperte, dunque ci siamo fatti trovare pronti per il rientro degli allievi – sottolinea il dirigente – non si poteva andare avanti all’infinito con le lezioni a distanza. Creano disabitudine alla frequenza e, checché se ne dica, non sono il modo migliore di insegnare».


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