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Agricoltura di precisione, sistemi di irrigazione intelligenti, carne coltivata. In vista della sfida del futuro, ecco come stanno cambiando i metodi per produrre i beni agro-alimentari e il cibo e quali imprese stanno guidando il cambiamento nei Paesi avanzati.
Per affrontare il cambiamento climatico, la minore disponibilità di acqua dolce, l’aumento della popolazione mondiale, la scienza e la tecnologia svolgeranno un ruolo sempre più cruciale nella ricerca, sperimentazione e progettazione nel nostro caso di sistemi e modelli per coltivare e produrre cibo riducendone l’impatto sull’ambiente e sul clima e facendo un uso più razionale delle risorse naturali disponibili. L’innovazione e l’adozione della tecnologia moderna stanno prendendo sempre più piede in tutta la catena di valore alimentare.
L’Ag-Tech trasforma la produzione alimentare
I fattori produttivi di base per l’agricoltura sono semplici e sono cambiati poco nel tempo: semi, sole, acqua, fertilizzanti, pesticidi e lavoro. Oggi il panorama Ag-Tech è in costante divenire. Si presenta in Italia e nel mondo ancora frammentato e molte startup trovano modi diversi per applicare la tecnologia all’agricoltura, ottenendo prodotti che troveranno sempre più sbocchi nel mercato. La gestione dell’acqua è l’esempio più appropriato per comprendere da vicino le direzioni del cambiamento. I sistemi di irrigazione più intelligenti si stanno sviluppando rapidamente e stanno diventando fondamentali, poiché la scarsità idrica sta colpendo le colture ed è destinata ad essere ancora più diffusa. I sistemi di irrigazione mobile sono un esempio di ottimizzazione dell’uso dell’acqua nelle aziende agricole di piccole e medie dimensioni.
L’agricoltura di precisione
Non solo, ma c’è anche l’agricoltura di precisione: un altro esempio avanzato di Ag-Tech. Si riferisce a una serie di tecniche di gestione delle aziende agricole che migliorano la produttività e affrontano alcune preoccupazioni ambientali relative all’agricoltura. Si basa sulla misurazione e sulla risposta alla variabilità delle piante e delle colture in campo. I sensori incorporati nelle colture monitorano variabili come temperatura, umidità e livelli di nutrienti chiave (come l’azoto) nel suolo e nell’aria. Questi dati in tempo reale vengono immessi nel software di analisi predittiva per determinare quando e quanta acqua, fertilizzante o fungicida introdurre nelle aree specifiche del campo.
Queste tecnologie consentono agli agricoltori di ridurre i costi di produzione e aumentare la produttività, riducendo al contempo l’utilizzo di acqua e alcuni impatti ambientali come il deflusso di azoto o sostanze chimiche. Con la quadruplicazione prevista della dimensione del suo mercato entro il 2030, l’agricoltura di precisione offre agli investitori ampie opportunità di crescita. Questo tipo di automazione può anche alleviare le preoccupazioni sulla fornitura di manodopera agricola.
L’esempio innovativo della lucana Dimitra
Non mancano gli esempi di imprese innovative. E’ il caso di Dimitra: una startup innovativa creata da sette giovani professionisti e situata tra Bernalda (Matera) e Grumento Nova (Potenza) con l’obiettivo di fare un’agricoltura sostenibile puntando su una coltura d’eccellenza, come il kiwi a polpa gialla. Dimitra utilizza proprio le tecnologie innovative di “precision farming” per l’ottimizzazione dei processi produttivi e la riduzione dei costi e degli impatti ambientali. Con l’utilizzo dei fondi europei del Psr Basilicata 2014-2021 l’azienda ha realizzato un impianto di circa 10 ettari di kiwi a polpa gialla, rinomato per l’alto valore nutritivo in termini di vitamina a, c e potassio.
Le macchine agricole dotate di GPS
I macchinari agricoli odierni sono quasi irriconoscibili rispetto ai loro predecessori di 20 anni fa. Si tratta di macchine dotate di GPS, cioè dei sistemi di posizionamento e navigazione satellitare, che possono essere quasi autonome, adattarsi a condizioni di campo specifiche ed eseguire più attività utilizzando una gamma di sensori e machine learning. Consentono, inoltre, un’applicazione più precisa del fertilizzante e di altri fattori, riducendone l’uso fino al 60% con minori impatti ambientali deleteri. Ad esempio, le telecamere e le irroratrici montate sui trattori sfruttano l’intelligenza artificiale per distinguere tra piante infestanti e colture e spruzzare erbicidi solo dove necessario.
Una manciata di attori globali, come CNH in Europa, Kubota in Giappone e John Deere e AGCO negli Stati Uniti, stanno fornendo alle grandi aziende agricole seminatrici, irroratrici e altri macchinari autonomi. Poiché la maggior parte delle loro nuove vendite coinvolge macchinari intelligenti, questi produttori stanno anche aggiungendo le commissioni per l’aggiornamento del software come fonte di entrate continue per stabilizzare i flussi di cassa del ciclo delle materie prime. Attualmente gli Stati Uniti sono un mercato leader per i macchinari autonomi. Tuttavia, con la modernizzazione delle aziende agricole in Brasile e Argentina, anche l’America Latina è diventata un immenso mercato in crescita. Vi è ampio spazio per la penetrazione della tecnologia in questo settore, dove le aziende agricole si aggiornano per stare al passo.
La carne coltivata che nasce dalle cellule
La domanda globale di carne è triplicata negli ultimi 50 anni, raggiungendo i 340 milioni di tonnellate nel 2022. In effetti, il mercato globale della carne, che ammonta a 1.700 miliardi di dollari ne riflette il desiderio umano essenziale. La carne coltivata è un esempio di agricoltura cellulare. È possibile produrre carne da un piccolo campione di cellule animali che vengono poi alimentate con nutrienti e coltivate ad alto volume e densità in enormi vasi in acciaio chiamati bioreattori.
Queste tecniche di produzione innovative possono aiutare a soddisfare la domanda futura riducendo al minimo l’uso di terreni e cereali. Sebbene la carne coltivata riceva grande attenzione da parte dei media e abbia raccolto oltre un miliardo di dollari in capitali di rischio, il settore rimane in una fase incerta per gli investitori. Tra i pionieri c’è l’americana Beyond Meat, fondata nel 2009 a Los Angeles da Ethan Brown e diventata uno dei marchi di riferimento per vegetariani e vegani con i suoi hamburger vegetali. Nel 2019, dopo la partenza negli Usa e in Svezia, Burger King ha lanciato anche in Italia i suoi panini a base di proteine vegetali che ricordano il gusto della carne ma non ne contengono. Ma ora anche queste aziende stanno cominciando a produrre e vendere prodotti che utilizzano la carne coltivata in laboratorio.
L’Italia, al contrario, potrebbe essere il primo Paese al mondo a vietare alle proprie aziende di produrre carne coltivata in laboratorio, minacciando multe fino a 60mila euro. Presentando il disegno di legge al Senato, nell’aprile scorso, il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, aveva messo le mani avanti dicendo: “Danneggia i piccoli produttori alimentari. Danneggia l’ambiente. Standardizza le abitudini alimentari. Gli studi non ne garantiscono la sicurezza”. Ha ragione sui rischi per la salute? La maggior parte degli studi non ha fatto abbastanza progressi per dire se la carne prodotta in laboratorio sia sicura al 100%.
La risposta cambia anche a seconda della parte del mondo in cui ci si trova, ma in genere è ampiamente favorevole all’idea. Singapore è stato il primo Paese a dare il via libera al consumo umano di carne coltivata nel 2020. La Food and Drug Administration statunitense l’ha seguita nel novembre 2022. E nell’Ue? L’agricoltura basata sulle cellule è ancora in fase di ricerca, ma l’Autorità per la sicurezza alimentare del blocco afferma che si tratta di una “soluzione promettente” per raggiungere i suoi ambiziosi obiettivi ambientali. Inoltre l’Ue ha già concesso ad aziende come BioTech Foods, Nutreco e Mosa Meat milioni di euro in fondi di ricerca. Insomma, un mezzo “sì”, nonostante lo scetticismo di molti europarlamentari italiani.
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