Il prof. Diego Foschi, presidente della Società italiana di chirurgia dell’obesità e delle malattie metaboliche (Sicob)
3 minuti per la letturaUn italiano su dieci è obeso. Oggi circa il 5-6% è rappresentato da giovani, ma la percentuale è destinata ad aumentare. Lo spiega in questa intervista il prof. Diego Foschi, presidente della Società italiana di chirurgia dell’obesità e delle malattie metaboliche (Sicob), che valuta anche l’impatto che il Covid ha avuto sulle persone obese.
Professore, si registra negli anni un incremento del numero di persone obese in Italia?
«Da molti anni, l’incidenza dell’obesità è sostanzialmente stazionaria. L’incremento principale si è avuto a cavallo del millennio e oggi si calcola che circa il 10% della popolazione sia affetta da obesità in forma più o meno grave».
Ci sono categorie più colpite?
«Più uomini che donne, più al Sud che al Nord, più fra le persone con un basso livello d’istruzione e un lavoro poco remunerato che fra persone istruite e di livello economico medio-superiore».
Come prevenire?
«L’incidenza dell’obesità è direttamente correlata al consumo di zucchero: è così, ormai, da circa 100 anni e non riusciamo a trovare un rimedio che allontani da noi questo pericolo. L’abbondanza dei prodotti dell’agricoltura industriale, caratterizzata dall’ottimizzazione artificiale dell’allevamento e delle colture, ci mette nella condizione di operare scelte selettive e mirate, ma al contrario preferiamo puntare sulla quantità con un atteggiamento che è un retaggio di tempi lontani».
Quanti sono i giovani obesi tra i 20 e i 30 anni in Italia?
«In Italia l’obesità è una malattia prevalente nelle classi di età più avanzate; nei giovani fino ai 34 anni, l’incidenza è intorno al 5% per le donne e al 6% per gli uomini. È facile pensare che in questa classe di età l’attività fisica sia il principale fattore di controllo dell’obesità. Un dato, invece, molto preoccupante è rappresentato dall’obesità infantile: siamo al secondo posto in Europa per questa caratteristica e non è difficile prevedere che un adolescente obeso diverrà un giovane obeso. In Italia l’obesità giovanile è destinata ad aumentare».
Dei recenti studi rivelano che persone affette da obesità o in sovrappeso hanno un maggior rischio di contrarre il Covid-19. Lo ha riscontrato anche lei?
«Sì, ho avuto modo di osservare che persone con obesità sono suscettibili all’infezione, anche se le mie osservazioni sono limitate e non possono avere valore epidemiologico. Le osservazioni da registro in molti Paesi in cui la composizione corporea e la diagnosi di obesità vengono fatte con regolarità hanno dimostrato che le persone con obesità sono più suscettibili a questa infezione».
A cosa è dovuto?
«Il paziente con obesità presenta un maggior numero di recettori per la penetrazione e il mantenimento del virus e questo lo rende più suscettibile all’infezione. Le persone affette da obesità hanno di base un problema di compromissione della funzione polmonare perché la gabbia toracica si espande con maggiore difficoltà e così si sommano due fattori entrambi capaci di causare un’insufficienza respiratoria. Un altro problema è rappresentato dalla compromissione cardio-vascolare molto frequente nelle persone con obesità ed età avanzata. È questa la categoria a maggiore rischio di mortalità, un dato ormai incontrovertibile».
La pandemia ha avuto un impatto particolarmente negativo nei loro confronti?
«Da oltre un anno, la possibilità di bloccare l’epidemia Covid nel nostro Paese è stata affidata quasi completamente alle misure di contenimento sociale. Ciò ha comportato per larghi tratti di tempo un quasi completo isolamento delle persone, una riduzione dello spazio vitale, della possibilità di scelta relativamente ai comportamenti e anche all’alimentazione e all’attività fisica. Sia come osservazione personale sia da alcune indagini scientifiche è risultato chiaro che le condizioni delle persone con obesità sono decisamente peggiorate sia sotto il profilo psicologico che banalmente fisico. Almeno la metà dei miei pazienti ha visto aumentare significativamente il peso e per tutti la vita quotidiana è diventata molto più difficile».
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