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Il tempio della Concordia

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Durante il lockdown, abbiamo imparato ad apprezzare gli affetti e gli oggetti a noi vicini, a plasmare la nostra quotidianità su ciò che davamo per scontato e a portata di mano e ci siamo amalgamati così bene a questa nuova realtà che, in questa fase2, tornare alla normalità di un’uscita fuori risulta forzato o traumatico. Anche i più famelici animali sociali, nel tempo, si sono abituati a considerare la propria casa come l’unico luogo sicuro della pandemia e l’idea di lasciarla- ora che le misure si sono ridotte- genera ansia, frustrazione e in alcuni casi perfino insonnia. La chiamano la “sindrome della capanna” o “sindrome del prigioniero” e, secondo la Società italiana di psichiatria (Sip), ne soffre oltre un milione di italiani. Le cause sono varie, ma la più comune in questa fase è rappresentata da una comprensibile paura di essere contagiati e contagiare i propri cari, per cui, nonostante diverse attività stiano gradualmente riaprendo dopo il 18 maggio, si rende ancora necessario l’utilizzo di mezzi virtuali per tornare a prendere confidenza col mondo esterno. Ammirare, quindi, quanto c’è di bello nelle attività esterne- un tempo più congeniali- può essere fondamentale per tornare ad apprezzare una bellezza e sicurezza che non vive solo nella propria dimora.

Soprattutto il settore della cultura e dell’arte hanno sofferto notevolmente durante la prima fase, i musei e i parchi archeologici sono stati tra i primi a chiudere per l’emergenza sanitaria. La crisi che ha già colpito questi settori si stima possa portare nel prossimo semestre a una perdita economica di circa tre miliardi di euro.

Come tutti gli ambiti che vivono di creatività, però, sono anche stati tra i primi a fiorire grazie al web e grazie ai numerosi progetti portati avanti da musei e siti archeologici, per permettere a tutti di vivere un’esperienza culturale in modo interattivo da casa propria. L’urgenza di condividere la cultura non si è fermata, né si ferma ora che si sta faticosamente tornando alla normalità. Anzi, per sensibilizzare sul settore in crisi è stato ideata una campagna web che unisce cultura e divertimento, stimolando la memoria tramite quiz e giochi interattivi. Il progetto è stato sviluppato da Heritage- che ha messo a disposizione gratuitamente la piattaforma Interactive Culture Experience, progettata e sviluppata per la gamification user-oriented di contenuti culturali – in collaborazione con il Museo Tattile di Varese.

Si chiama Save the Culture e, in contrasto con la passività cui ci obbliga la pandemia vera, si tratta di un gioco che ci fa sentire attivi e fautori del nostro destino. Lo storytelling del gioco, che è stato ideato e realizzato in collaborazione con il prof. Giovanni Maddalena, docente di Filosofia della comunicazione e del linguaggio presso l’Università degli studi del Molise, ha una premessa molto semplice: il mondo è minacciato da un virus fratello del Covid19, convenientemente chiamato Obliv20, che intacca la nostra memoria e minaccia quindi la sopravvivenza della nostra arte e della nostra cultura. Guidati dall’anziano guardiano del museo interattivo, il compito del giocatore è allenare la propria memoria e sconfiggere il virus giocando e rispondendo a una serie di quesiti che vanno a stimolare le proprie conoscenze e la creatività. Entrando sul sito savetheculture.com si può partecipare come utente e anche come museo, per contribuire e arricchire il contenuto dell’esperienza di gioco.

Il percorso scelto può, infatti, toccare diverse aree tematiche e regioni d’Italia, svelando il grande pregio di questo progetto: l’interazione non è solo tra piattaforma e giocatore, ma tra diversi musei e siti culturali d’Italia. La creazione di una rete di collaborazione tra diversi poli culturali, che mettono a disposizione le proprie opere, è l’aspetto vincente di questa campagna e ci mostra come possiamo noi in prima linea “Salvare la cultura” ed essere i testimoni delle bellezze del nostro territorio.


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