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L'hotel Metropol di Mosca

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6 minuti per la lettura

di ANGELA RIZZICA

Mi ha sempre colpita come, nell’era social, le notizie vengano diffuse ad una velocità esponenzialmente superiore al reale accadimento dei fatti stessi. Di pari passo, le notizie diventano vecchie in meno di due giorni, sostituite da quelle nuove e fresche di giornata. Ma io, malinconica per natura, tendo a rimanere ancorata al passato, anche a quello prossimo. Forse, presi dal Governo sul cavallo a dondolo e dalle invettive del Di Battista nazionale ve ne sarete già dimenticati, ma io no.

Io non posso e non riesco a dimenticare il Russiagate. Ha una potenza evocativa nel mio cervello che di rado hanno simili notizie. Mi riporta a quando mio padre, da piccola, mi faceva vedere tutta la saga di James Bond (solo i film con Sean Connery, il resto sono becere imitazioni). Pensateci bene, il Russiagate è una perfetta spy-story. L’intrigo internazionale c’è. L’albergo pure. Luoghi esotici anche. La corsa al potere abbonda. Il belloccio… beh, sul belloccio ancora ci stiamo organizzando; come ci stiamo organizzando per le bond-girls ma se il Bunga Bunga ci ha davvero insegnato qualcosa, a breve compariranno pure loro.

Insomma, la ricetta per il prossimo botto al box office c’è, l’unico problema è che stiamo parlando di politica e quindi, almeno in teoria, di una cosa decisamente seria. E’ stata diffusa recentemente da BuzzFeed Bellingcat e The Insider la lista dei voli diretti in Russia su cui, nel tempo, è salito Savoini. O meglio, non si parla di voli, quanto di sole prenotazioni. Abbiamo però un colpo di scena: su quei voli ed in particolare sulla tratta Milano-Mosca e ritorno di ottobre, c’era anche D’Amico, il fedelissimo e consulente strategico di Salvini. Come vedete quindi, le notizie non sono mai stantie e soprattutto ai plot twist non c’è mai fine.

Il mio intento, ad ogni modo, non è certo quello di tenervi aggiornati sul Metropol Express o di andare alla ricerca di un reato e di un colpevole (detto gravoso compito, date retta a me, è bene lasciarlo alla Magistratura) quanto di richiamare la vostra attenzione su due dati inconfutabili: Salvini, con una laconica alzata di spallucce, ha immediatamente negato di conoscere il povero Savoini e, d’altro canto, l’opposizione, ebbra di sadica goduria, si è tutta riversata in strada dai palazzi del potere urlando allo scandalo. Andiamo con ordine. Salvini, intervistato su quello che all’epoca sembrava l’inizio di uno scandalo colossale, ha sin da subito puntualizzato che lui si muove con centinaia di persone e che, quindi, cosa facciano e cosa chiedano dette persone a nome loro, non è affar suo. Dite la verità, questo atteggiamento da duro ed un po’ strafottente alla Walker Texas Ranger ha un qualcosa di freudianamente ammaliante sul nostro inconscio.

Ad un occhio più attento e più junghiano non saranno però sfuggiti almeno due elementi che non si susseguono secondo logica all’interno del periodo. Secondo il Ministro, la culpa in vigilando nel nostro ordinamento non esiste. Mi spiego meglio: quando un soggetto ricopre un ruolo di “sorveglianza” o di “responsabilità” nel senso più ampio del termine, non può e non deve essere ritenuto responsabile solo per le proprie azioni, ma anche per il fatto commesso da chi deve sorvegliare. E’ lo stesso principio che regge l’immedesimazione organica negli enti, la responsabilità d’equipe ed, appunto, la culpa in vigilando. In una struttura dalle componenti sociali sempre più articolate, il diritto ma, a ben vedere, lo stesso sentire comune, assecondano detta complessità con la possibilità di rinvenire, con certezza ed in ogni caso, un soggetto “cui chiedere spiegazioni”.

Quindi no Matteo, non funziona così, non puoi e non devi liquidare il tutto con un’alzata di spalle perché, come leader del primo partito in Italia ed ancor più come Ministro, sei tenuto ad una selezione accurata dei tuoi collaboratori e ad un controllo certosino del loro operato. Diversamente, potremmo attenderci che domani, uno dei tuoi, palesi alla stampa l’intenzione di dichiarare guerra alla Corea del Nord e che tu risponda con un: “sono ragazzi!”. Il mio intelletto da atomica bionda (ho davvero una passione per le storie di spionaggio) cozza anche con la parte in cui Salvini lascia intendere la riferibilità dell’operato di Savoini al solo Savoini. Prendiamoci un momento e riflettiamo tutti insieme. Capito dove sta il problema? Savoini avrebbe (ed il condizionale è d’obbligo) intavolato una trattativa con Putin e con la Russia a nome proprio.

Quindi, specularmente, Putin e la Russia si sarebbero messi a trattare con Gianluca Savoini perché è Gianluca Savoini. Secondo me, messa così, fa più ridere. E’ più comica. Ma ve lo immaginate? Savoini va al Metropol da solo, invitato da nessuno, senza alcun potere di rappresentanza e si mette a trattare con una delle potenze mondiali per un proprio tornaconto. Se così dovesse essere, io propongo di mettere tutti noi mano al portafogli per andare a Mosca, che lì si fanno affari d’oro. Devi estinguere il mutuo? Vola a Mosca! Tuo figlio ha bisogno dell’apparecchio? Ordina un buon Martini secco al Metropol! L’inquilina del piano di sopra indossa i tacchi anche di notte e ti sveglia nel pieno del sonno? Vlad ha la soluzione pronta per te! Insomma Matteo, potevi pensarla e dirla meglio. Intendiamoci: trovo esilarante come il PD sia letteralmente corso a chiedergli di riferire in Aula. Riferire, esattamente, su cosa? Se è vero che, come dicevo prima, Salvini riveste una posizione di garanzia, è pur vero che queste ipotetiche trattative non le ha portate avanti in prima persona.

Quindi, domando nuovamente: riferire su quali circostanze? L’opposizione ha spesso aggredito Salvini per il suo costante fomentare la sfiducia nei confronti della Giustizia italiana, salvo poi invocare essa stessa a gran voce un tribunale improvvisato, nel tentativo di fare un pericolosissimo processo alle intenzioni del leader della Lega. Ed ancora vi state chiedendo perché ogni volta che qualcuno del PD apre bocca, Salvini prende tre punti percentuali. Che poi il povero Conte ha pure cercato di salvare capra e cavoli con l’informativa ma, pure lui, non sapeva in effetti cosa dire. Sin da bambina mi è stato insegnato a non guardare nel praticello altrui ed a concentrare le mie energie nel tentativo di fare sempre meglio. E’ forse il caso che le forze di opposizione la smettano di sfruttare la pur minima baggianata per screditare Salvini (cosa che, evidentemente, neanche funziona) e si occupino, invece, di ricostruire una Sinistra sfatta, stanca, stantia e vuota che per prima non ha gestito al meglio la cosa comune e che per prima ha smesso di rappresentare il popolo italiano. Insomma, si preoccupassero di ricostruire dall’interno e non di distruggere all’esterno che il disfattismo non sta portando risultati. Oppure, andassero anche loro al Metropol: a quanto pare lì hanno la soluzione per tutto. Magari sanno pure dirci dov’è finita la Sinistra italiana.


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