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A Erto, 350 anime tra le valli e le Dolomiti friulane, la soppressione delle campane muove a battaglia la cittadinanza che il din-don-dan lo vuole, altroché, anche sotto la luna. Gli irriducibili montanari rivogliono i rintocchi notturni perché sono loro – nel segnare il tempo – il respiro della valle. Accompagnano, infatti, le slavine che scivolano dal monte Toc. E così il ritorno del Venerdì Santo, quello che nel XVII secolo salvò Erto dalla peste. Come ieri, e così con la peste di oggi. E gli ertani vogliono Erto per dov’era e com’era, col campanile che restituì alla vita gli sfollati del Vajont.
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