Attilio Fontana
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La paura inizia a circolare nella tarda mattinata di giovedì ed esplode all’ora di pranzo, quando in tanti danno per certa la notizia delle dimissioni di Attilio Fontana per dare vita a un election day in Lombardia che tenga insieme voto nazionale e regionale: come uno sciame di vespe investite dal fumo, funzionari, dipendenti e politici lombardi corrono ovunque ad annunciare la fine anticipata della legislatura.
C’è chi, addirittura, dice di avere in mano un comunicato in cui lo stesso governatore lombardo motiverebbe la sua scelta con l’intenzione di risparmiare soldi pubblici evitando una seconda tornata elettorale in primavera.
DIMISSIONI DI FONTANA, VOCI E SMENTITE IN LOMBARDIA
Nessuno trova quanto meno singolare sentire un politico parlare di risparmi quando non si tratta di aumentarsi lo stipendio, perché ormai la paura si è diffusa: in tanti sanno che non troveranno più un posto a tavola, né come consiglieri regionali, né come dipendenti. Perché al prossimo giro l’unica certezza è che ci saranno molti più candidati che poltrone a causa del taglio dei parlamentari voluto dai 5 Stelle. E dunque in centinaia cercheranno di riversarsi sul Consiglio regionale. Con relativi staff, dunque si svuoteranno anche gli uffici dagli attuali occupanti.
E infatti, nonostante le smentite, i telefoni scottano fino a sera. Il centrodestra convoca anche una riunione per il venerdì mattina, visto il panico di chi pensava di avere ancora sei mesi di posto di lavoro ben pagato. In pochi dormono sereni, ma sorge un nuovo giorno e verso le 10 è lo stesso Fontana a tornare sull’argomento con parole definitive: «Sono assolutamente fake news». Il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, a margine del convegno “Il mondo dopo la guerra in Ucraina” a Lodi, è tornato a smentire l’ipotesi di sue dimissioni per anticipare le regionali a settembre, in concomitanza con le politiche. «Credo non si debbano fare scherzi su queste cose – ha aggiunto Fontana – Sono convinto che si debbano rispettare le istituzioni e dobbiamo completare il nostro lavoro». Insomma, «non è mai stata presa in considerazione questa ipotesi».
CORSA ALLA POLTRONA
Era tutti voli pindarici? Più che altro pare che questa non-notizia sia stata il frutto di una serie di elementi: l’elemento scatenante è stata la domanda posta da un giornalista allo stesso Fontana su questa eventualità. L’ipotesi era lontana, ma plausibile, tanto che subito Fontana aveva smentito che l’idea l’avesse sfiorato.
Ma in Lombardia i nervi sono tesi, come nel resto del Paese, ed è bastato poco per fare andare tutti nel panico: perché l’altro elemento essenziale è la tensione nel centrodestra che ancora non ha detto parole definitive sui candidati presidenti di Sicilia, Lombardia e Lazio. Una situazione che per i capi dei partiti vuol dire non avere definito chi comanda veramente, ma per decine di politici ignoti alle masse vuol dire il serio rischio di tornare a lavorare. Perché se si sbilanciano a sostenere Attilio Fontana e poi il candidato è Letizia Moratti, o viceversa, le loro possibilità si assottigliano.
Terzo elemento per la crisi di panico politico di ieri: l’incertezza della vittoria. Per la prima volta dopo decenni il centrodestra lombardo non è affatto sicuro di vincere in Lombardia. Perché questa volta i danni sono stati pesanti. La pandemia ha messo in luce moltissimi limiti amministrativi della Regione.
Colpa di un sistema rodato, per quanto sembri strano: dopo decenni di una macchina amministrativa che di fatto si guidava da sola, sembra che sia diminuita la qualità di chi veniva eletto come timoniere. O comunque che la realtà sia così cambiata che il centrosinistra ha una possibilità vera di contendere Palazzo Lombardia agli eredi di Roberto Formigoni. Se poi al governo nazionale andasse davvero il centrodestra, le possibilità aumenterebbero pure, visto che qualunque problema sarebbe addossato proprio a quello schieramento politico.
TEST PER GLI EQUILIBRI
Ecco, dunque, che questi tre fattori hanno creato un momento di panico pesante nella politica lombarda. In pochissimi hanno mantenuto la lucidità. Ma ora pare passato. Matteo Salvini ha dichiarato di essere pronto a vincere sia le elezioni nazionali che le regionali del 2023, mentre il Partito democratico lombardo ha annunciato una prima riunione ufficiale dei suoi dirigenti per iniziare il percorso verso le urne.
I motori si stanno scaldando, dunque, in linea con le temperature medie di queste settimane. Anche perché per la politica lombarda le elezioni nazionali rappresentano una grande opportunità: per stabilire quali coalizioni stringere e quali saranno gli eventuali equilibri interni il dato che uscirà dalle urne all’inizio di autunno si rivelerà molto utile. Sarà meno indispensabile, invece, alla composizione delle liste estive, perché la grossa differenza tra elezioni nazionali e regionali è che per le seconde sono previste le preferenze. Per le prime conta solo il voto al partito.
Un aspetto che invece potrebbe tornare centrale quando nella primavera 2023 si dovrà stabilire chi correrà per tornare a Palazzo.
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