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Giancarlo Giorgetti

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L’operazione verità del ministro Giancarlo Giorgetti ha spiazzato il gruppo dirigente leghista e scosso il centrodestra


Da 24 ore la domanda che ricorre con più insistenza nei palazzi della politica italiana rimanda all’annosa questione dei conti pubblici: «Giancarlo ha voluto solo mettere le mani avanti o sono davvero pochissimi i margini per la prossima finanziaria?». Giancarlo è Giorgetti, ministro dell’Economia e delle Finanze, bocconiano, leghista di rito moderato, già saggio del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, considerato all’esterno l’anello di congiunzione tra il Carroccio e il mondo dell’imprenditoria e delle finanze.

Ecco fanno ancora discutere le sue parole nel corso di un’intervista al convegno “Future of finance Italy” di Bloomberg: «Approveremo una manovra che richiederà sacrifici da tutti». Inoltre, sempre nello stesso consesso, il titolare di via Venti Settembre non ha escluso nuove tasse sui cosiddetti extraprofitti: «Non è corretto parlare di extra-profitti, ma di tassare i profitti a chi li ha fatti: è uno sforzo che l’intero Paese deve sostenere».

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Eppure la parola «sacrifici» non sembra essere contemplata nel vocabolario del centrodestra. I malumori sono dunque diffusi a più livelli. All’interno della Lega, l’ala più salviniana è rimasta in silenzio ma ha comunque veicolato un malessere diffuso. Dice un leghista a taccuini chiusi: «Dopo questa uscita di Giancarlo rischiamo di perdere altri voti e rischiamo di straperdere le regionali fra qualche settimana… Noi dobbiamo tagliare le tasse…». L’operazione verità di Giorgetti ha lasciato di sasso gran parte del gruppo dirigente leghista. È stato tatticismo o solo un gesto di responsabilità? Anche gli altri partner di maggioranza, Forza Italia e Fratelli d’Italia, non hanno gradito l’uscita del “Letta leghista”.

Gli azzurri, per dire, sono usciti in batteria. Tutti in coro per ribadire la loro contrarietà all’aumento della tassazione. Durissimo Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Esteri: «Nessuna nuova tassa, siamo contrarissimi a imporre nuove tasse. Ci sono state alcune cattive interpretazioni di alcune parole dette ieri dal ministro Giorgetti, ma finché saremo noi al governo non ci saranno nuove tasse per gli italiani».

E sono state dello stesso tenore le parole della ministra delle riforme Elisabetta Casellati: «Come sempre i bilanci sono difficili. Quindi non ci saranno nuove tasse perché la caratteristica di questo governo è quello che non ha messo le mani nelle tasche degli italiani». Quest’ultimo è uno dei punti fondanti della tradizione di Forza Italia. Era solito ripetere Silvio Berlusconi che «noi mai metteremo le mani nelle tasche degli italiana». Contrapponendo il comandamento azzurro alle politiche di austerity del centrosinistra italiano. Almeno questa è stata la narrazione di Fi per diversi anni. Ecco perché una volta diffuse le parole di Giorgetti si è scatenato un certo malcontento a più livelli.

Evidente che la coperta sia corta e che sia complicato scrivere la manovra di bilancio. Servono circa 22 miliardi per la conferma del cuneo fiscale, delle deduzioni per le imprese che assumono e la decontribuzione per le mamme che lavorano, degli sgravi Irpef per i redditi bassi, e magari estenderli, per alzare la flat tax e favorire la natalità. E poi? Silenzio. Pausa di riflessione. Contatti accesi tra Palazzo Chigi e il ministero dell’Economia. Giorgetti, per dire, ha incontrato ieri il presidente di Confindustria Emanuele Orsini. E quest’ultimo si è detto «molto soddisfatto».

Orsini ha evidenziato di aver condiviso con Giorgetti che «il sostegno al welfare e alla produttività del Paese lo si fa investendo nell’industria, facendola crescere». E con il ministro, ha aggiunto, «abbiamo toccato altri temi, ovviamente, per la legge di Bilancio, come l’aiuto per la casa per i neo assunti; e dare la premialità Ires, come scritto nella legge delega fiscale, per chi fa investimenti. Quindi la via è quella degli investimenti e sono molto soddisfatto».

Il dibattito è aperto nel centrodestra. «Perché Giorgetti ha fatto quell’uscita?». Non è stata certo sufficiente la marcia indietro del ministro dell’Economia che attraverso il suo staff ha precisato che «non è allo studio nessuna nuova tassazione per gli individui mentre le aziende più piccole sono già interessate al concordato biennale».

Raccontano che anche Matteo Salvini abbia storto il naso. E a Pontida potrebbe dedicare un passaggio dell’intervento all’economia sottolineando che l’esecutivo non aumenterà le tasse. Voci che avvelenano il clima all’interno del partito di Salvini in vista del raduno di domenica a Pontida e che di sicuro non agevolano la pax interna tanto auspicata dai tre leader del centrodestra. Di tutto questo ne vuole approfittare l’opposizione. Dal Pd a Italia viva tutti evidenziano la fase di difficoltà dell’esecutivo.


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