Elly Schlein e Giuseppe Conte
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Tensioni nel campo largo: da un lato Giuseppe Conte non riconosce la leadership di Elly Schlein, dall’altro lei non vuole cedergli il controllo della coalizione
Non si sono mai amati. E mai forse scoccherà una vera liason. Semmai una convivenza da separati in casa. Perché alla fine conviene a entrambi se la coalizione di centrosinistra desidera ritornare a Palazzo Chigi. Un giorno Elly Schlein e Giuseppe Conte si confrontano, l’altro si allontanano e litigano pure. I maligni dicono che «Giuseppi» non ha alcuna intenzione di riconoscere la leadership di «Elly». Ed Elly a sua volta non cederà mai i galloni della coalizione. «Perché mai dovrebbe farlo?» si domandano al Nazareno. Interrogativo che a oggi ha una sola risposta: o reintroduci le primarie oppure detiene la testa della coalizione chi a oggi svetta come partito. Il Pd, dunque. Altrimenti, osserva chi vorrebbe tenere insieme Pd e 5Stelle, servirebbe un papa straniero come fu Romano Prodi nel 1996 e nel 2006.
Due caratteri diversi, due storie diverse, quelle della segretaria del Pd e del numero uno del M5S. Prima di tutto dal punto di vista generazionale. Poi biografici: Schlein nasce alla fine degli anni ’80, inizia a frequentare il mondo di sinistra seppur non organicamente, mentre Conte proviene dalla professione forense, è un avvocato molto della Capitale assai conosciuto negli ambienti.
TENSIONI NEL CAMPO LARGO TRA ELLY SCHLEIN E GIUSEPPE CONTE
Distanti ma vicini. Non a caso il giorno in cui viene eletta come segretaria dei democratici tanti pensano che sarebbe stata volta la buona: «Ora il Pd farà un’alleanza organica con il M5s». Era il febbraio del 2023, il Pd stenta a decollare nei sondaggi e il M5s veleggia attorno al 16%. Tutto pronto. Elly e Giuseppe si siederanno presto al tavolo per ragionare di programmi. Elly ha sempre caldeggiato l’alleanza con i 5Stelle. Il modello giallorosso va nuovamente di moda dopo l’esperienza del secondo esecutivo guidato dall’avvocato del popolo.
Eppure giorno dopo giorno il patto sembra difficile da siglare. Conte preferisce non rispondere alla chiamata. Ogni dì cerca di distinguersi, di fare il controcanto al Pd sulla politica estera, ad esempio. Se Schlein fa il tifo per Kamala Harris, Conte non sembra opporsi all’ipotesi del ritorno di Donald Trump.
E ancora: lo scontro investe altri dossier come la Rai e i diritti civili. Qualcosa insomma non torna. Le elezioni europee certificano la supremazia del Pd all’interno della coalizione. Conte inizialmente sembra accettare i nuovi equilibri coalizionali. Poi però cambia idea. Forse fomentato da quel pezzo di Movimento che si oppone all’idea che i 5Stelle possano essere «una costola della sinistra». E così preferisce l’autonomia grillina della prima ora, non essere né di destra né di sinistra.
LA SITUAZIONE AGGIORNATA A SETTEMBRE
Su queste note si arriva al settembre di quest’anno. L’alleanza non s’ha da fare, profetizza un pezzo di 5Stellismo. Elly, per dire, non ne vuole sapere di nomine di Rai. O almeno questo sembra essere la postura del Nazareno. Conte, invece, si dice d’accordo con Schlein ma poi si presenta in Aula e incassa un consigliere di amministrazione. E ancora: il campo largo deposita le firme in Cassazione per il referendum sull’autonomia ma succede che Elly e Giuseppe si salutano solo con un cenno e rimangono ben distanti al momento della foto di gruppo.
In questo contesto la non alleanza tra Pd e 5Stelle allontana Italia viva che nel frattempo si era avvicinata grazie al dialogo tra Schlein e Renzi. Succede in Liguria dove italia viva si sfila: «Non parteciperemo alle elezioni, lasceremo ai nostri elettori e militanti la piena libertà di voto avendo a cuore sempre e solo il futuro della Liguria».
LE TENSIONI NEL CAMPO LARGO E L’IMPATTO TRA SCHLEIN E CONTE
Evidente che tutto questo avrà un impatto nei rapporti tra la leader del Pd e il numero uno del M5S. Sostiene Osvaldo Napoli, membro della segretaria di Azione ed esperto delle dinamiche del palazzo: «Ammesso che sia mai esistito anche come ipotesi di lavoro, negli ultimi giorni il “campo largo” è definitivamente deflagrato. Insistere su questa prospettiva significa allontanare ogni alternativa alla destra. Conte è oggettivamente una quinta colonna della Meloni, si è insediato a sinistra del Pd al solo scopo di rendere impossibile la costruzione di un’area riformista e liberale, cioè la sola prospettiva in grado di sconfiggere la destra al governo».
E ancora, sempre Napoli: «Gli eventi di questi giorni impongono a Schlein e a tutti i protagonisti delle opposizioni di fare una scelta nella chiarezza. Una coalizione che abbia al suo interno Conte, Fratoianni e Bonelli potrebbe vincere le elezioni ma mai potrà governare l’Italia perché troppe sono al suo interno le contraddizioni irriducibili a sintesi». E così si torna al punto di partenza: l’amore tra Elly e Giuseppe non è mai scoccato. Resta da capire se vivranno prima o poi da separati in casa oppure no.
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