Elly Schlein, Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli e Riccardo Magi
4 minuti per la letturaC’è fermento nel cosiddetto Campo largo, i leader fanno partire il tavolo permanente ma senza Matteo Renzi e Carlo Calenda
I leader del campo largo salgono sul palco con un messaggio condiviso: siamo noi il nucleo politico della coalizione alternativa alla destra. Il perimetro dell’alleanza di centrosinistra è quello tracciato dai confini del parco Nomentano di Roma. E da qui, su proposta di Riccardo Magi,viene dato il via libera al “tavolo permanente” di consultazione.
Anche se continuano a persistere le differenze sulla politica estera, dalle elezioni Usa al conflitto in Ucraina. Sulle rive dell’Aniene, per la festa di Alleanza Verdi e Sinistra, si sono ritrovati Elly Schlein, Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli e Riccardo Magi. Mancano Matteo Renzi e Carlo Calenda. Ma l’obiettivo appare chiaro: proseguire, con uno slancio rinnovato, la sfida al governo Meloni.
L’impegno comune è quello di valorizzare le convergenze e lavorare sui disaccordi, a cominciare dalla costruzione di una piattaforma programmatica. Tra i vertici del Partito democratico non sembrano esserci dubbi: è questo il perimetro politico e unitario delle forze di opposizione che si preparano a governare il Paese.
I PUNTI DI FORZA, IL NO AI VETI NEL CAMPO LARGO E LO SPIRAGLIO PER RENZI
Come ha più volte ripetuto la segretaria del Pd, Elly Schlein, però, la linea rimane contraria ai veti. Dopo un’estate animata dal tentativo di Matteo Renzi di spostare Italia Viva nel centrosinistra, un piccolo spiraglio resta aperto sul confronto, a partire dalle cinque priorità che sono state lanciate dalla leader a Reggio Emilia.
«La gente è stufa di litigi da condominio, bisogna unire le nostre forze su temi concreti», dichiara la leader del Pd. Parte dunque la “Terra Comune” del centrosinistra per la costruzione di una base programmatica.
«Costruiamo un programma comune in Parlamento e nel Paese» sottolinea Angelo Bonelli di Europa Verde. A puntellare la riflessione ci pensa Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana. «Vorremmo fosse nato il nucleo della coalizione – dice -Un gruppo che ricerchi la massima convergenza possibile e si faccia carico della costruzione dell’alternativa. Il perimetro serve a qualcosa se è credibile e riporta le persone al voto, la somma algebrica non porta da nessuna parte».
Quando c’è da ragionare sul quintetto dei leader, i vertici del M5s vanno dritti al punto: «Siamo sicuramente le forze che hanno lavorato più coerentemente e convintamente insieme in Parlamento per costruire un’alternativa alla destra e che si impegnano a farlo nei prossimi mesi».
Ora più che mai, però, il veto su Renzi non accenna a cadere. Diversi parlamentari M5s insistono:
«Etica pubblica, lotta all’affarismo e affidabilità non sono semplici beghe di condominio, ma il core business dell’intesa su un programma credibile e alternativo».
Da queste parti, insomma, la porta a Matteo Renzi rimane chiusa. Mentre Azione, con le parole di Carlo Calenda, al momento si tiene fuori: «Sui temi siamo divisi, ed è per questo che non siamo nel campo largo, che è un gran casino».
Anche Magi di +Europa, sottolinea le differenze che ancora restano tra i cinque partiti. Dalla guerra in Ucraina al Jobs Act, passando per il ruolo dell’Unione europea e dell’agenda elaborata da Mario Draghi. Ma rilancia: «Serve un tavolo permanente che costruisca convergenze lavorando sulle differenze».
ELLY CALMA E FIDUCIOSA
Per il “nucleo politico” del campo largo, l’ala centrista non è il solo rebus. Le differenze sui temi rimangono, il cammino per smussarle resta lungo. Ma c’è chi non manca di ricordare che era la stessa cosa per il centro-destra: quando stavano all’opposizione erano divisi su tutto. Poi, con il vento in poppa dei sondaggi, in 24 ore hanno stilato un programma di governo comune.
Insomma, forse sono più le esigenze interne ai partiti che provocano scossoni e malumori anziché differenze insormontabili tra di loro. Come spiegano all’interno dei 5 Stelle, Conte adesso «non può in ogni caso dire sì al campo largo con Matteo Renzi, visto che è impegnato in un durissima battaglia assembleare con Beppe Grillo».
Dire sì a Matteo Renzi significherebbe darla vinta a Beppe Grillo che vuole il ritorno dei grillini delle origini slegati da ogni alleanza. Ma Conte ha capito bene che da soli non ci sono i numeri per andare avanti. Ha provato per ben due anni a dare la spallata ai dem e alla fine è stato lui a rompersi la spalla.
Per questo al Nazareno non sono affatto preoccupati. I conti veri si faranno in vista delle elezioni. Nessuno stavolta pare intenzionato a perderle o a regalare la vittoria di nuovo a Giorgia Meloni. Per questo dalle parti di Elly Schlein si respira ottimismo e i distinguo tra i partiti del campo largo non preoccupano affatto.
«Per ora ci accontentiamo di coltivare il terreno – dice un fedelissimo della segretaria – Poi, quando sarà chiaro, sondaggi alla mano, che la nostra maggioranza numerica può trasformarsi in una maggioranza politica voglio vedere chi avrà il coraggio di regalare ancora una volta la vittoria al centro-destra». Gli italiani sono stufi delle beghe da cortile.
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