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Il mistero sulla vicenda Sangiuliano Boccia si infittisce mentre la premier a questo punto comincia a non escludere l’ipotesi rimpasto
Altro che “dimissioni sul tavolo” e “scuse” alla premier Meloni “per aver tradito la sua fiducia”. Il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, ha avuto una giornata intensa un occhio ai social per vedere se e quali gocce di veleno distilla la sua “quasi consulente” e l’altro sugli impegni ministeriali. «Il ministro è al lavoro in ufficio» sussurrano dagli uffici di via del Collegio Romano. Ha incontrato il sottosegretario al Mef Federico Freni per discutere sulla Cultura nella legge di Bilancio. E ha firmato un decreto ministeriale molto importante «per la nuova articolazione degli uffici dirigenziali».
Il fatto è che l’ormai famosa intervista di 18 minuti tra lacrime, scuse, scontrini e rimpianti che ha sbancato l’audience in favore del TG1 – in questo senso il direttore Chiocci ha fatto sicuramente un colpo – è stato un clamoroso boomerang. «Si voleva salvare ma non è andata esattamente come voleva» sibilano a Saxa Rubra. I social sono impietosi tra meme e sfottò vari. Memorabile la finta serie su una nota piattaforma tv in cui il ministro e la consulente, entrambi vestiti con la tunica bianca dei nobili romani, sono in posa davanti alle antiche vestigia. Titolo: “Pompei”. Imperdibile il trailer di Crozza sulla Nove. Il ridicolo ha superato nettamente la pietas umana nel momento in cui l’errore, seppure ammesso, è stato messo in piazza davanti a milioni di italiani alle prese con i problemi quotidiani.
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CASO SANGIULIANO BOCCIA… L’EFFETTO BOOMERANG
Il mandato della premier era stato chiaro: l’errore ormai è stato fatto, chiudiamo in fretta questa vicenda, spiega che non un soldo pubblico è stato speso e mettiamoci a lavorare da persone serie, dunque vai in tv, chiarisci ma basta errori.
Ma l’intervista lacrimevole, di cui era stato assicurato il potere riparatorio, è stato un boomerang pazzesco. Un altro errore, appunto.
Allo choc di mercoledì sera si aggiunge quello di ieri mattina. Quando Maria Rosaria Boccia ha affidato ai social un post che non promette nulla di buono. Per il governo, stavolta.
«La stampa mi ha definita in molti modi: influencer, accompagnatrice, sartina, “una che si vuole accreditare”, millantatrice, la Anna Delvey della politica italiana, aspirante collaboratrice, consolatrice, badante, e un “amore culturale”. Ma chi ha davvero fatto gossip: io, lui, o “l’altra persona”, sfruttando un momento strategico per il Paese?».
Chi è “l’altra persona” che Maria Rosaria Boccia coinvolge in questa trama senza fine? «In realtà non sono io ad aver creato il ricatto. Sono coloro che occupano i palazzi del potere a esercitarlo. In questo contesto, il potere ha spinto il ministro alle dimissioni per poi respingerle, all’interno di una strategia cinica volta a tenere in ostaggio la cultura italiana in un momento di visibilità internazionale. Non sono io a esercitare ricatti o pressioni; altri hanno sfruttato con mentalità meschina una vicenda umana che sta avendo ripercussioni dolorose su di me».
Crozza, nella sua parodia su Sangiuliano, ha già risolto l’arcano: la “perfida Meloni mi ha incastrato mandandomi in tv”.
E ieri nuovo choc: in un’intervista a La Stampa, Boccia parla di «ministro sotto ricatto».
LE OPPOSIZIONI
Le opposizioni fiutano il sangue e non mollano: chiedono non le dimissioni ma che premier e ministro vengano a spiegare in Parlamento. «È un dovere del governo e un diritto del Parlamento ascoltare cosa è successo. Così si umiliano le istituzioni» chiede il Pd. «È stata usata la tv pubblica per questioni personali, Sangiuliano venga subito convocato in Vigilanza Rai» è la richiesta di Maria Elena Boschi (Iv). Il verde Bonelli è andato in procura e ha presentato un esposto su una doppia ipotesi di reato: distrazione per peculato e rivelazione di segreto d’ufficio.
Altro che vicenda chiusa. Tra due settimane il G7 della cultura riunirà i ministri, tra cui cinque donne, delle sette potenze tra Napoli e Pompei (forse, non è ancora sicuro). Difficile immaginare che da qui ad allora Maria Rosaria Boccia taccia per sempre.
Palazzo Chigi, al di là del fastidio – vero o presunto – provocato dall’intervista al Tg1, non dirà più una parola su tutto questo. Questa l’intenzione, almeno. Altri sono i dossier che contano e che vanno comunicati: la proroga di tre anni per i balneari che poi dovranno comunque andare a gara (ma la cosa non piace alla categoria); il livello più alto di occupazione (solo il 6,5 di disoccupati, mai cosi basso dal 2008) e però il pil non cresce come sperato e non nei settori che contano; il divieto assoluto di pubblicare le ordinanze di custodia cautelare, frasi e anche le immagini della pagine; la legge di bilancio e i tentativi di tagliare la tasse. Già, ma con quali soldi?
La premier cura la sua agenda: oggi a Verona per la riunione dei Presidenti della Camere basse dei paesi del G7; domani a Cernobbio per il Forum Ambrosetti; poi Parigi per i Giochi Paraolimpici; il 20 settembre a New York alla Nazioni Unite. Sangiuliano può attendere. Comunque arrangiarsi.
DOPO IL CASO SANGIULIANO BOCCIA, IL RIMPASTO NON PIÙ TABÙ
Una cosa è certa: la premier comincia a non escludere l’ipotesi di un rimpasto. Sono tre le caselle che ballano: Fitto, che andrà in Europa e ha deleghe importanti; Santanchè, se il gip deciderà il rinvio a giudizio, decisione attesa tra settembre e ottobre; adesso si aggiunge Sangiuliano, che vediamo se e come arriverà al G7 del 19 settembre. Un rimpasto potrebbe anche avere dei vantaggi. I tre ministri “uscenti” sono tutti area Fratelli d’Italia e potrebbe essere l’occasione per concedere qualcosa agli alleati.
Salvini è già pronto con Lucia Borgonzoni per prendersi la Cultura (ne è l’attuale sottosegretario ed è muta come un pesce sulla nota vicenda). La stessa Meloni si potrebbe tenere il Turismo con un fedelissimo come Aquaroli, il presidente della Regione Marche che non è così blindato nel secondo mandato (scadrà nel 2025). Il tema Fitto è molto più complicato ed è legato a doppio filo con le deleghe che otterrà in Europa. Insomma, alla fine il rimpasto – sebbene preveda una nuova fiducia – potrebbe essere una buona occasione per fare ordine anche nella maggioranza. Con buona pace di Sangiuliano.
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