X
<
>

Matteo Salvini e Roberto Calderoli

Share
5 minuti per la lettura

Dopo lo scivolone sul voto della riforma dell’Autonomia differenziata l’opposizione denuncia: “regole violate”. Intanto il leader della Lega, Matteo Salvini, infuriato anche con i suoi deputati: “È stato un atto di cialtroneria”


Come nel gioco delle tre carte anche il cammino dello Spacca-Italia prevede abilità da prestigiatori. Nel precedente passaggio in Senato il Ddl di ispirazione leghista era arrivato in Aula dopo che in Commissione erano stati bocciati moltissimi emendamenti, alcuni dei quali riproposti tali e quali durante la discussione generale. Violazione denunciata in uno slancio di lealtà istituzionale dallo stesso presidente della I Commissione di Palazzo Madama, Adalberto Balboni (FdI).

Ma tant’è: l’autonomia s’adda fare, e possibilmente prima delle prossime Europee. Poco importa se con questa legge la forbice delle disuguaglianze si allargherà ancora. Se mettere la clausola del finanziamento dei Lep non basterà a disinnestare i guasti che produrrà nel tessuto sociale, se legittimerà le mire dei governatori delle regioni del Nord sulla scuola e sull’istruzione in genere. Se le risorse premieranno ancora una volta le regioni più ricche intenzionate a trattenere sui loro territori l’extra gettito Irpef. Bisogna fare un cadeau agli alleati della Lega. E cadeau sia. Il grande imbroglio dell’autonomia andrà avanti. Dopo le forzature del Senato la situazione si sta ripetendo anche alla Camera dove mercoledì scorso un emendamento presentato dal M5S ha scatenato il putiferio. Un siparietto che merita di essere raccontato fotogramma per fotogramma.

SALVINI CONTRO I SUOI: “CIALTRONERIE”

Igor Giancarlo Iezzi. Segnatevi questo nome: milanese, 40 anni, ex addetto stampa e vice capogruppo della Lega. È accusato di manifesta cialtroneria da Matteo Salvini, il suo capo. In un moto di pura sincerità il leader leghista ha ammesso che i suoi infatti hanno fatto una cavolata: erano assenti al momento del voto quando la maggioranza su un emendamento del M5S è andata sotto. Dieci voti contro 7. Su un emendamento, tra l’altro, apparentemente innocuo presentato da Carmela Auriemma, deputata di Maddaloni (Caserta). (Se ogni volta citiamo il luogo di nascita è perché nel pasticciaccio brutto di quest’ Autonomia differenziata le origini dei parlamentari non sono una variante di poco conto).

Innocuo, dicevamo, perché l’emendamento grillino interveniva sulla dicitura tecnica, sul termine “autonomia” citato nell’articolo 1 del disegno di legge leghista, primo firmatario Roberto Calderoli. Il quale Calderoli, furibondo per l’assenza di 3 componenti leghisti, ha trovato in Iezzi, capogruppo del Carroccio in commissione, il capro espiatorio. Apriti cielo! “Ma come!? Ci stiamo facendo un c…tanto per portarlo in aula il 29 aprile, prima delle Europee e voi arrivate tardi alla seduta rischiando di mandare all’aria tutto?”, ha tuonato il ministro agli Affari regionali e alle autonomie che in tutti questi giorni, durante la maratone delle audizioni, è rimasto a presidiare i lavori senza emettere un fiato ma senza staccare un secondo.

Di lì a poco si sarebbe scatenata l’ira del leader. ”Ammettere che si è trattato di pura cialtroneria, come ha fatto Salvini, è un atto di onestà intellettuale che gli va riconosciuto”, commenta Simona Bonafè, membro dem della I commissione”. Il presidente Nazario Pagano ex senatore napoletano, anziché validare il voto e farlo verbalizzare ha deciso di dichiarare sospesa la seduta. Ed è da qui, dal voto sospeso, che ripartirà oggi il tour de force imposto dalla Lega per portare in Assemblea lunedì prossimo lo “scalpo” dell’autonomia.

AUTONOMIA, DOPO L’IRA DI SALVINI E L’OPPOSIZIONE CHE DENUNCIA: “REGOLE VIOLATE”

“Dichiarare sospesa la seduta è una procedura insolita – fa notare la Bonafé – cercheremo di capire meglio domani (oggi per legge ndr) alle 11, alla ripresa dei lavori. In base all’articolo 97 un voto si può annullare solo in caso di irregolarità”. L’opposizione lamenta una palese violazione del regolamento “è una dittatura della maggioranza” e chiede al presidente Pagano (FI) “una garanzia di terzietà”. Comunque vada sarà scontro. Sabato alle 18 si voterà la delibera per il mandato ai relatori, fermo restando che finora sono stati esaminati solo una ventina di emendamenti (in totale ne sono stati presentati 2400). I membri di Avs hanno detto di essere disposti a ritirare i loro emendamenti se la maggioranza accetterà un prolungamento dei lavori per consentire una disamina più attenta del disegno di legge. Ma già si sa che sulla tempistica incombe il diktat del Carroccio. Ci saranno forzature: è scontato.

Sull’altro piatto della bilancia c’è il Premierato, la riforma costituzionale che sta a cuore alla premier Meloni. Nessuno nega più il “patto di maggioranza”, un patto che si sta consumando però sulla pelle del Sud. E nessuno ci crede fino in fondo.
Prevale una sorta di scetticismo sulle reali intenzioni della Lega, come se si trattasse di una pistola caricata a salve. Di una minaccia che non andrà fino in fondo. Si confida su Antonio Tajani e sulla classe dirigente moderata del Mezzogiorno. Si chiede tempo. Come quando qualcuno a Tressette tenta il cappotto e gli altri lo lasciano fare convinti che uno di loro alla fine si sacrificherà per fermarlo ma nessuno lo fa.

A pensarci bene è accaduto sin dall’inizio, da quando lo Spacca-Italia è stato presentato da Calderoli e in pochi credevano che sarebbe andato avanti. Anche ora c’è chi è convinto che arriverà in Aula ma non si andrà al voto prima del 6 giugno, ultima data utile prima che l’8 e il 9 giugno si aprano le urne per le elezioni europee.
“L’accordo della maggioranza – corre voce in Transatlantico – prevede che la legge arrivi in Aula, non che venga votata”. Non la pensa così Salvini pressato dai suoi. Matteo si gioca tutto. Se non porta a casa l’autonomia e gli elettori del Carroccio continueranno a calare, per la sua leadership suonerà il de profundis.


La qualità dell'informazione è un bene assoluto, che richiede impegno, dedizione, sacrificio. Il Quotidiano del Sud è il prodotto di questo tipo di lavoro corale che ci assorbe ogni giorno con il massimo di passione e di competenza possibili.
Abbiamo un bene prezioso che difendiamo ogni giorno e che ogni giorno voi potete verificare. Questo bene prezioso si chiama libertà. Abbiamo una bandiera che non intendiamo ammainare. Questa bandiera è quella di un Mezzogiorno mai supino che reclama i diritti calpestati ma conosce e adempie ai suoi doveri.  
Contiamo su di voi per preservare questa voce libera che vuole essere la bandiera del Mezzogiorno. Che è la bandiera dell’Italia riunita.
ABBONATI AL QUOTIDIANO DEL SUD CLICCANDO QUI.

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE