Giorgia Meloni e Matteo Salvini
3 minuti per la letturaC’è tensione nel panorama politico italiano con Meloni e Salvini sulle spine in attesa delle elezioni in Abruzzo, Pd e M5s tentano la rimonta
Le elezioni regionali in Abruzzo sono alle porte. I candidati sono Marco Marsilio (centrodestra), che si ricandida alla guida della regione che ha guidato per cinque anni e Luciano D’Amico, sostenuto dal centrosinistra unito e quindi da Pd e M5s assieme, che ci riprovano dopo il successo risicato in Sardegna. Il trionfo della pentastellata Alessandra Todde nell’isola potrebbe essere la classica eccezione che conferma la regola, anche se, come in Sardegna, sarà decisiva l’affluenza.
Umore diverso dalle parti del centrodestra dove cercano il riscatto e si respira un clima fiducioso. Secondo Meloni, Marsilio “ha governato bene. Quando, qualche anno fa, i numeri di Fratelli d’Italia erano diversi da quelli di oggi, accettando di governare l’Abruzzo accettammo la sfida delle infrastrutture. Gli abruzzesi non chiedono privilegi ma di essere in condizione di dimostrare il loro valore. Marsilio si è concentrato su questo, che magari porta meno voti nell’immediato, ha lavorato molto sul tema delle infrastrutture. Ha costruito 4 nuovi ospedali. Si è occupato di problemi reali”.
Il premier ha usato la metafora dell’elmetto per far capire che si prepara alla guerra: “Succederà di tutto”, ha ripetuto più volte negli ultimi giorni. E di tutto sta già succedendo se è vero come è vero che la politica (in primis la destra) sta già gettando ettolitri di benzina sul fuoco sullo scandalo, in realtà ancora tutto da definire nei contorni e nella sostanza, riguardante gli accessi abusivi di un finanziere in quel di Perugia.
L’ombra di una attenta regia (perchè quando denunciò Matteo Renzi non accadde nulla e soltanto ora il “sistema” se ne accorge?) come quella di una guerra tra apparati e spezzoni del deep state vecchio (e nuovo) per favorire il classico “regime change” sottostante il potere politico è molto forte.
Per capire che scenari politici avremo in Italia dopo il voto in Abruzzo, quindi, non si può non partire da qui. Di sicuro però se domani dovesse vincere la destra, qualche ripercussione sul destracentro di governo sarebbe inevitabile. Sarebbe un’ulteriore segnale per Giorgia Meloni che andrebbe messa a punto la macchina di governo. Operazione da fare soltanto dopo le Europee ma assolutamente presa in considerazione e già da tempo.
In caso di sconfitta elettorale, Matteo Salvini vedrebbe messa seriamente in dubbio la sua leadership all’interno della Lega. Il governatore del Friuli Venezia Giulia è il favorito per la successione potendo contare sulla benedizione di Giorgia Meloni. I due sono molto amici e spessissimo in sintonia sui fatti più importanti del paese, non solo sulle questioni locali.
Ma se in Abruzzo dovesse vincere il centrosinistra? I 5 Stelle non si fanno illusioni: “Anche se vinciamo a livello nazionale, con questo Pd non cambierà nulla”, spiega una figura di primo piano del Movimento. Per la serie: prima li dobbiamo superare alle elezioni europee e poi cominceremo a ragionare, magari con un nuovo segretario al Nazareno: a Conte piace molto Speranza.
Nemmeno in casa dem si fanno troppe illusioni. Sono ormai sfibrati da anni di infruttuose trattative con il leader dei 5 Stelle. “Troppe volte abbiamo lasciato spazio ai grillini, abbiamo consentito loro di attaccarci in tutte le maniere senza ottenere uno straccio di accordo, se non a livello locale e solo alle condizioni di Conte” fanno sapere dal Nazareno. Insomma, chiunque vincerà domani, l’Abruzzo non provocherà terremoti politici. Il vero segnale lo daranno le prossime elezioni europee e, ancor di più, quelle americane di novembre. Una vittoria di Trump rimescolerebbe le carte della politica italiana.
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