Il progetto del Ponte sullo Stretto
5 minuti per la letturaIl Ponte sullo Stretto di Messina, finora relegato nelle tabelle allegate alle bozze circolate nei giorni scorsi, ha fatto il suo “debutto” nel testo della manovra, o perlomeno in una delle ultime versioni, dal momento che l’opera di limatura procede ad oltranza: l’articolato “ufficiale” dovrebbe arrivare in Parlamento oggi, in serata, o al più tardi domani.
L’articolo 56 – dal titolo “Norma su fondi investimenti e nuovi interventi” – del testo datato 25 ottobre mette nero su bianco l’autorizzazione a una spesa di 11.630 miliardi “al fine di consentire l’approvazione da parte del CIPESS entro l’anno 2024 del progetto definitivo” dell’opera, “nelle more dell’individuazione di ulteriori fonti di finanziamento atte a ridurre l’onere a carico del bilancio dello Stato”.
La spesa è ripartita su un arco temporale che va dal 2024 al 2032, dall’apertura dei cantieri all’anno in cui, secondo le previsioni del vicepremier e ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, sul ponte passeranno i primi treni e le prime auto: si parte con i 780 milioni per inaugurare i lavori nel 2024, si prosegue con 1.035 milioni nel 2025, 1.300 milioni nel 2026, 1.780 milioni nel 2027, 1.885 milioni nel 2028, 1.700 milioni nel 2029, 1.430 milioni nel 2030, 1.460 milioni nel 2031 e si chiude con 260 milioni nel 2032.
“Periodicamente, e comunque entro il 30 giugno di ogni anno sino all’entrata in esercizio dell’opera – si legge nel testo – il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti presenta informativa al CIPESS sulle iniziative intraprese ai fini del reperimento di ulteriori risorse a copertura dei costi di realizzazione dell’opera. Con apposite delibere, su proposta del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti d’intesa con il Ministero dell’economia e delle finanze, il CIPESS attesta la sussistenza delle ulteriori risorse di cui al precedente periodo determinando conseguentemente la corrispondente riduzione dell’autorizzazione di spesa di cui al primo periodo e la relativa articolazione annuale”.
Complessa e faticosa è stata la stesura della legge di Bilancio, tra le mille richieste dei partiti e la coperta corta, complessa e faticosa anche la limatura dell’articolato. Incessante il pressing degli alleati determinati a spuntare modifiche prima dell’approdo del testo bollinato in Parlamento: «Sulle pensioni si può fare di più», ha continuato a insistere la Lega, che ha dato l’altolà anche «alle mani del fisco nei conti correnti». Mentre Forza Italia, con il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, in prima linea, si è dichiarata «pronta a battersi sulla cedolare secca» sugli affitti brevi.
Forti i mugugni dei sindaci per il taglio dei fondi ai Comuni, mentre la minaccia di uno sciopero da parte dei sindacati si è tradotta nell’annuncio di una serie di mobilitazioni territoriali: si parte il 17 novembre con l’astensione dal lavoro per 8 ore o per l’intero turno per tutte le lavoratrici e i lavoratori delle Regioni del Centro.
Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, al lavoro al Mef per chiudere definitivamente il testo, ha difeso la manovra, è tornato a spiegare le scelte e le priorità, il contesto di cui sono figlie e le prospettive che ne metteranno alla prova la tenuta di fronte ai sindaci riuniti a Genova per l’assemblea dell’Anci: c’è il rallentamento dell’economia globale e nazionale, ci sono i mercati da rassicurare sul debito e l’incertezza determinata dal perdurare del conflitto russo-ucraino, cui si somma quella dovuta allo scontro israelo-palestinese. E ha anche cercato di “placare gli animi”, sottolineando che commenti e lamentele sono basate su «bozze non attendibili».
«La legge di Bilancio cerca un punto di equilibrio tra le aspirazioni di molteplici soggetti e i vincoli di bilancio», ha affermato il ministro, sottolineando che «non si può ignorare il momento particolarmente delicato che stiamo attraversando. In questa fase è necessario assicurare la massima efficienza nella gestione delle risorse». Ha espresso comprensione per le preoccupazioni dei sindaci, evidenziando però che sarebbe andata peggio se l’operazione spending review fosse stata portata avanti con tagli lineari.
Mentre durante il question time ha rassicurato sull’impatto delle norme per il rientro dei lavoratori dall’estero che intervengono sulla procedure attualmente in vigore: «Dei 24mila rimpatriati che hanno sfruttato questa legge i ricercatori sono meno di 2mila: il resto sono top manager o altri profili simili. Le modifiche che faremo presenteranno un regime agevolativo pari o migliore a quello degli altri Paesi Ue».
Intanto la nuova bozza in circolazione presenta alcune novità. Sul fronte delle pensioni, ad esempio, introduce nuovi parametri per la pensione anticipata contributiva: per chi è interamente nel sistema contributivo e non ha contributi previdenziali versati prima del 1996, l’anticipo della pensione di tre anni rispetto all’età di vecchiaia sarà possibile solo se si è maturato un importo di pensione di almeno 3 volte l’assegno sociale se si è uomini, 2,8 se si è madri di un figlio e 2,6 se si è madri di due o più figli.
La pensione anticipata è riconosciuta per un valore lordo mensile massimo non superiore a cinque volte il trattamento minimo per l’anticipo del pensionamento rispetto all’età di vecchiaia; prevista una finestra di tre mesi. Inalterate le norme sull’accesso alla pensione con Quota 104.
Comparsa, seppur “alleggerita”, anche nella bozza aggiornata la norma sul “prelievo forzoso” che consentirebbe all’Agenzia delle Entrate di accedere direttamente ai conti correnti per recuperare le imposte non pagate, a quanto si apprende, sarebbe state bloccata personalmente dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Appena letta la misura, la premier sarebbe stata categorica: «Non se ne parla, questa norma non passa», avrebbe affermato.
Spunta un tetto di 50 mila euro per i Titoli di Stato che si potranno escludere dal calcolo dell’Isee. Ci sono poi 63,3 milioni per il finanziamento di un nuovo periodo di cassa integrazione straordinaria fino a fine 2024 per le imprese di interesse strategico nazionale in riorganizzazione che hanno più di mille dipendenti. E ci sono 125 milioni di euro per i Giochi del Mediterraneo: «Il Governo testimonia con i fatti il suo impegno per il territorio di Taranto e conferma il ruolo centrale dell’Italia nel Mediterraneo», hanno evidenziato i ministri Fitto e Abodi.
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