Giancarlo Giorgetti
4 minuti per la letturaNeanche il tempo di atterrare a Roma e subito il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, insieme al suo collega del Made In Italy, Adolfo Urso e alla responsabile del dicastero del Lavoro, Marina Calderone, si tutta nella no stop di riunioni a Palazzo Chigi con le parti sociali. Assente la premier, Giorgia Meloni, in missione in Mozambico. Ma anche il leader della Cgil, Maurizio Mandini, e quello della Uil, Pier Paolo Bombardieri.
Presente, invece, il numero uno della Cisl, Luigi Sbarra. Sul tavolo, le misure della manovra economica che il governo varerà lunedì prossimo. La coperta è corta, la manovra non dovrebbe superare i 22 miliardi di euro, coperti quasi tutti dall’extradeficit del 2024. Ma, nelle pieghe del bilancio, Giorgetti cala a sorpresa l’asso del rinnovo dei contratti nel pubblico impiego, con una dote di 5 miliardi che coprirà in particolare il settore della sanità. Ma non basta. Certi, per ora, il taglio del cuneo fiscale per il 2024, l’accorpamento delle prime due aliquote Irpef, la mini-Ires al 15% per le imprese che assumono giovani e neo-mamme e che fanno investimenti innovativi.
Anche in questo caso si tratta di una misura temporanea e non strutturale. Via libera anche al pacchetto di misure per la natalità e la famiglia, che dovrebbe attestarsi su 1 miliardo di euro. Per il capitolo della previdenza non si va oltre la riconferma di opzione donna e quota 103 anche per l’anno prossimo. Mentre si apre uno spiraglio per il capitolo della sanità: il governo avrebbe trovato altri 3 miliardi di euro, rivedendo al rialzo le stime della spesa contenute nella Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza. Aumentano, invece, i tagli ai bilanci dei ministeri, da 1,5 a 2 miliardi di euro.
Giorgetti ha ascoltato le richieste delle parti sociali difendendo la linea del rigore, spiegando che la legge di bilancio sarà in linea con le regole europee. Gli stessi concetti che il numero uno di via Venti Settembre ha ribadito anche a Marrakech, ai vertici del Fmi e della Banca Mondiale riuniti a Marrakech per la consueta assemblea annuale. Obiettivo: inviare segnali rassicuranti ai mercati sulla situazione dei conti pubblici, soprattutto dopo i rilievi, avanzati anche dal Fondo Monetario Internazionale, sul mancato contenimento del deficit nel 2024.
“Basterà leggere la manovra per capire quanto il governo sia stato serio e responsabile”, spiega Giorgetti, illustrando la linea del governo: “Abbiamo trovato un giusto equilibrio tra la necessità di sostenere le famiglia e le misure utili a far quadrare i conti pubblici”. Non è stato facile, ammette il ministro: “Io sono un politico e quindi devo tenere conto di tutto, dell’economia reale, delle famiglie e delle imprese. Credo che il mio sia un mestiere più difficile rispetto a quello del presidente della Banca Centrale”. Giorgetti non teme neanche le agenzie di rating e un possibile “downgrade” del nostro debito: “Nessuno può escludere nulla, ma abbiamo spiegato i punti di forza del Paese che andrebbero opportunamente valutati e che richiedono un contesto favorevole di tipo generale”.
Ma i sindacati non ci stanno, anche se fra le tre sigla non mancano sfumature diverse. ”Siamo di fronte a un disegno che ci sembra pericoloso perché la manovra non fa crescere il paese” – tuona il numero uno della Cgil, Landini – C’è anche un attacco alla Costituzione, perché agire in questo modo vuol dire mettere in discussione i fondamenti di questo paese”. Più prudente il leader della Cisl, Luigi Sbarra: “Non bastano le promesse, valuteremo i contenuti della manovra sui fatti concreti. E sapremo regolarci in funzione delle risposte che arriveranno dal Governo senza fare sconti a nessuno”.
Il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, invece auspica che la prossima legge di bilancio si concentri sui redditi delle famiglie, con il taglio strutturale del cuneo, la spinta agli investimenti e le riforme. “Il Governo ha fatto un taglio del cuneo in corso d’anno, congiunturale perchè altro era impensabile in corso d’anno, ora auspichiamo che il Governo lo renda strutturale in questa legge di bilancio”. Poi sottolinea: “Con una coperta così corta, che non è una novità, con un debito pubblico da contenere necessariamente, allocare le risorse per generale crescita non è un esercizio di stile ma una necessità”.
Da Capri si fa sentire anche il presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria, Riccardo Di Stefano: “Non possiamo permetterci una legge di bilancio rinunciataria. E speriamo che, questa, non lo sia. Ci sarebbe tanto da incentivare e sostenere il mondo dell’imprenditoria giovanile. Se evitiamo di chiederlo è perché nel sentiero stretto dei conti pubblici prevale in noi la responsabilità di cittadini – ha aggiunto – che guardano alla comunità nel suo insieme fatta si, di imprese e lavoro, ma anche di case, scuole, ospedali e strade”.
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