Daniela Santanchè
2 minuti per la letturaIl caso nato attorno il ministro Daniela Santanchè con la relativa inchiesta in corso agita la maggioranza e riaccende il tira e molla sul rimpasto nel Governo Meloni
Matteo Salvini lo esclude: «L’obiettivo è di andare avanti per cinque anni con questa squadra, questa maggioranza». Eppure la parola «rimpasto» è ricominciata a circolare da qualche giorno. Troppe le divisioni dentro la maggioranza, diverse le figure di governo messe nel mirino. E dunque – è stato il ragionamento di chi siede nelle war room di maggioranza – «si potrebbe fare una sorta di verifica». Verifica, va da sé, equivale a rimpasto.
Giorgia Meloni scuote la testa: l’inquilina di Palazzo Chigi ritiene appartenga al vecchio modo di fare la politica, e sia soprattutto un segnale di debolezza verso l’esterno. Anche perché «una volta che apri il vaso di Pandora tutto può succedere», mormorano fonti di governo. Ma il caso Santanché potrebbe cambiare la strategia della premier.
L’indagine che investe la ministra del Turismo Daniela Santanchè preoccupare la presidente del Consiglio. Ragion per cui non è escluso che già nelle prossime ore possa esserci un chiarimento tra Santanché e Meloni per stabilire il da fare. Un passo indietro di «Daniela» – che va detto a oggi non intende affatto cedere la poltrone – non solo accelererebbe il processo del rimpasto ma potrebbe innescare altre sostituzioni.
NON SOLO SANTANCHÈ IN UN POSSIBILE RIMPASTO DEL GOVERNO MELONI
Gli altri indiziati sono il ministro azzurro Gilberto Pichetto Fratin, che guida l’Ambiente e la sicurezza energetica. E poi ancora la titolare del dicastero del Lavoro Marina Calderone e si dice con una certa insistenza Francesco Lollobrigida, cognato di Meloni e ministro dell’Agricoltura, anche perché potrebbe essere uno dei capilista alle elezioni europee.
Ovviamente sarebbero diverse le controindicazioni di una eventuale rimpasto. La più preoccupante è che Forza Italia e Lega alzerebbero il tiro e richiederebbero contropartite adeguate all’interno dell’esecutivo o comunque quando ci si dovrà sedere al tavolo per altre nomine. C’è poi invece chi sostiene che di rimpasto se ne riparlerà dopo le elezioni europee, quando si conosceranno le nuove percentuali dei partiti che compongono la coalizione di governo, così da potere ridisegnare gli equilibri manuale Cencelli alla mano.
Dice Osvaldo Napoli, membro della segreteria di Azione e fine conoscitore del palazzo: «Meloni si trova in un cul de sac, costretta a tenere la Santanché per non comunicare l’impreparazione e la sconfitta del proprio governo. Ecco, un rimpasto sarebbe un segnale di forte debolezza». Eppure dentro la coalizione di governo c’è chi, come il capogruppo leghista Riccardo Molinari, ha ammesso in un’intervista alla Verità: «Un rimpasto? Non la vedo come un’esigenza ma neppure come una tragedia».
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