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Giorgia Meloni

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L’obiettivo della premier Giorgia Meloni che all’indomani del voto delle europee drizza le antenne a Bruxelles

L’ultimo discorso di Ursula Von der Layen è stato ascoltato attentamente dalla war room di Palazzo Chigi. E la ragione di tutto questo risiede in un contesto che a oggi non risulta congeniale e favorevole all’esecutivo italiano. Non bastavano infatti le tensioni sul fronte economico. Le difficoltà sulla riforma del Patto di Stabilità. Le richieste nemmeno tanto velate di accelerare sul Mes, il Meccanismo europeo di Stabilità.

Piccolo inciso: l’Italia è l’unico Paese a non aver ratificato la riforma del Mes. E ancora: il no della Bce al decreto banche. Di più: da qualche ora si è aperto un altro fronte, quello sui migranti. Ecco, Giorgia Meloni non lo dirà mai ufficialmente ma in questo momento è consapevole delle criticità che si ritrova davanti. Ecco perché quando la presidente della commissione Ue ha iniziato a parlare le antenne di Palazzo Chigi si sono tutte sintonizzate sulle frequenze di Bruxelles.

Meloni e von der Layen in questi lunghi dieci mesi hanno provato a costruire un rapporto. La presidente uscente ha come obiettivo il secondo mandato che potrebbe ruotare attorno a un’alleanza tra popolari e socialisti cui poi dovrebbe associarsi anche i liberali e perché no un pezzo di conservatori capeggiati da Giorgia Meloni. E dunque da quelle parti hanno esaminato la relazione dell’amica «Ursula» che è stata in fondo come si aspettavano. La definiscono «ecumenica» come in fondo è la diretta interessata. Meloni vuole incidere all’indomani del voto delle europee.

Non a caso martedì ha riunito l’assemblea di partito. Obiettivo: fare en plein in termini di consensi, così da garantirsi, in quanto presidente dei conservatori, di potersi sedere al tavolo delle trattative per decidere le sorti della prossima commissione europea. Certo, il passaggio di von der Layen sull’inflazione galoppante e sui tassi di interesse che continua a crescere è stato sfumato: «Christine Lagarde e la Bce stanno lavorando duramente per tenere sotto controllo l’inflazione. Sappiamo che il ritorno all’obiettivo di medio termine della Bce richiederà del tempo». Da Palazzo Chigi quasi certamente si aspettavano qualcosa di più sui tassi di interessi che attanagliano le famiglie italiane. E pensavano altresì che von der Layen si fosse espressa in maniera più netta sul dossier migranti.

Meloni non parla per tutto il giorno, anche perché nel tardo pomeriggio deve registrare l’intervista con Bruno Vespa per “Cinque minuti”, in onda alle 20.35 su Raiuno. L’intervista viene registrata alle 6 del pomeriggio ed è in quel consesso che l’inquilina di Palazzo Chigi non manda a dire una serie di cose agli altri Paesi europei e anche alla commissione Ue. Capitolo migranti: «La questione dei ricollocamenti è secondaria, sono state ricollocate pochissime persone in questi mesi, è una coperta di Linus, la questione non è come scarichiamo il problema, è fermare gli arrivi in Italia, non vedo ancora risposte concrete».

Meloni, ad esempio, si aspettava un atteggiamento diverso dalla Germania sul dossier migranti, «perché – osserva – noi abbiamo qualche tempo fa comunicato ai nostri partner che non potevamo più riaccogliere automaticamente i cosiddetti ‘dublinanti’, perché i nostri hotspot sono pieni e se la Ue non ci dava una mano a difendere i confini esterni». E mentre Meloni scolpisce queste parole, sul tema interviene anche Matteo Salvini: «Credo che Giorgia stia facendo il possibile e l’impossibile, ha contattato libici, tunisini, la presidente von der Leyen. Le vie diplomatiche sono state provate tutte ma se continuano gli sbarchi a questo ritmo e se Francia e Germania ci dicono ‘tanti saluti’, noi dobbiamo ragionare da soli».

Gli sbarchi a Lampedusa e i no da parte di Francia e Germania preoccupano la war room di Palazzo Chigi. E innescano la dura reazione del vicepremier Salvini: «Quando ti arrivano 120 mezzi (che sbarcano migranti, ndr) non è un episodio spontaneo, ma è un atto di guerra. Per la società italiana questo è il collasso, non è solo un problema di Lampedusa. Sono convito che ci sia una regia dietro questo esodo. Ne parleremo pacatamente in seno al governo italiano, ma non possiamo assistere ad altre scene simili».

Non è il giorno delle polemiche all’interno della coalizione di governo. Meloni sembra aver gradito la mossa di von der Layen di chiedere all’ex premier Mario Draghi un report sul futuro della competitività europea. Non viene insomma percepito come qualcosa che indebolisca i rapporti tra l’esecutivo italiano e la Ue. «Tutto viene visto come un certo racconto, ma non la considero una iniziativa contro di noi» annota Meloni.

Che poi aggiunge: «Draghi è uno degli italiani più autorevoli che abbiamo, presumo che possa avere un occhio di riguardo per la nostra nazione, la considero una buona notizia». L’inquilina di Palazzo Chigi conclude la sua intervista con Vespa, prendendo di mira il reddito di cittadinanza – che rivendica di aver tolto – e il superbonus, due misure simbolo della narrazione del M5S. «Se fosse vero che c’è qualcuno che gestisce i soldi del reddito di cittadinanza, cioè la camorra, su questa cosa bisogna andare fino in fondo». E ancora: «Il costo del superbonus è stato scaricato sui governi che sono venuti dopo».

Dopodiché assicura che non c’è alcun atto punitivo nei confronti delle banche, in riferimento alla tassa sugli extraprofitti degli istituti di credito, riattacca il commissario Ue Paolo Gentiloni per essere stato «più critico che collaborativo» nei confronti dell’Italia, si dice pronta a portare avanti la riforma costituzionale del premierato ed esclude divisioni all’interno della coalizione. «Siamo tutte persone molto responsabili, con un macigno sulle spalle, che non possono disperdere energie in piccole beghe e piccolo cabotaggio».


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