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Romano Prodi

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«Va prima fatto il progetto Paese e poi lavorare per mettere insieme le alleanze»: la ricetta di Romano Prodi per la nuova casa del Partito Democratico

L’applauso è di quelli che non si dimenticano. Il professor Romano Prodi si presenta così alla convention “Energia Popolare”, organizzata dal governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini a Cesena, e si prende la scena. Il ritorno del fondatore dell’Ulivo, di colui che ha vinto per ben due volte contro Silvio Berlusconi, lascia il segno negli ambienti del Nazareno.

Non solo per il simbolo che rappresenta nella storia del centrosinistra e del partito democratico ma soprattutto per i contenuti dell’intervento. Spazia dalla politica internazionale all’Unione europea, dalle questioni economiche al futuro del Pd. «Abbiamo un’Ue sbandata e lo dico con la massima tristezza. Abbiamo una forte alleanza con gli Stati Uniti, ma abbiamo difficoltà a interpretare questa alleanza con una nostra politica unitaria». E ancora: «Ci hanno definiti alleati che non contano nulla e invece c’è una terza via: alleato fedele ma capace di elaborare una politica unitaria per difendere i propri obiettivi e i propri interessi».

«Con Thatcher e Regan è cambiato il pensiero economico. Questa rivoluzione intellettuale ha cambiato il quadro, con un pensiero unico e con i partiti di centrosinistra costretti a usare gli slogan del pensiero unico. Dobbiamo recuperare un pensiero originale e ricostruire una visione del mondo. Abbiamo perso la bussola. Il riformismo ha perso la bussola. Dobbiamo recuperare un pensiero originale e ricostruire una visione del mondo. Abbiamo perso la bussola. Il riformismo ha perso la bussola».

Tutto questo prima di squadernare la ricetta economica: «La crescita si fa con investimenti, ricerca e innovazione. Non possiamo avere come obiettivo quello di essere il bed and breakfast del mondo. E la politica economica non si fa con i bonus. A questo si deve accompagnare la difesa dei diritti sociali e il ruolo dello stato come innovatore. Non siamo stati in grado di rappresentare gli sconfitti della globalizzazione». Ovviamente la parte più attesa e più densa è sul futuro del Pd. Non tutto è perso, una soluzione c’è.

«Riconosciamo prima di tutti gli errori compiuti di quando, spinto dalle circostanze, il Pd ha inseguito gli obiettivi di breve periodo: la legge elettorale, la riforma della Rai, il finanziamento pubblico ai partiti, alcune riforme istituzionali. Li ritengo cedimenti alla situazione. Bisogna che il Pd ricominci parlare con gli italiani affrontando l’origine e la causa del declino e indicando la strada per la rinascita. Non possiamo continuare a essere un partito rassegnato in un Paese rassegnato».

E ancora: «Abbiamo deprecato tante volte la crescita del populismo e l’instabilità a cui il populismo ha dato il contributo. Il populismo è il rifugio del popolo che non trova casa. E la casa non l’ha trovata nemmeno nel Pd. Il Pd ha perso metà dei suoi elettori, 6 milioni di voti». Tutto questo, secondo il professore, «deve obbligarci a riflettere su come costruire la casa che possa ospitare gli italiani. Il Pd non è esente da colpe, ma è l’unico partito in grado di indicare i progetti e i percorsi necessari perché la democrazia torni a essere democrazia operante».

LA RICETTA DI ROMANO PRODI PER IL NUOVO PARTITO DEMOCRATICO

Ma, è il senso del ragionamento di Prodi, la prima condizione è l’unità del Partito Democratico. Le divisioni non aiutano a iniziare questo processo che dovrà portare alla costruzione della casa degli italiani «sull’idea condivisa dell’Italia e del suo futuro». Insomma, al professore non interessa – almeno per il momento – quali saranno i compagni di avventura della coalizione di centrosinistra. Non cita la sinistra radicale, né tantomeno i centristi di Azione o i cinquestelle di Giuseppe Conte.

«Questo deve obbligarci a costruire un rapporto, per costruire la casa degli italiani. Penso come voi che il Pd sia l’unico partito in grado di indicare progetti e percorsi per la gente e non solo alla convenienza del momento». E intanto oggi alla Farnesina si terrà infatti la conferenza internazionale sui migranti, alla quale prenderanno parte 21 paesi, rappresentati da capi di stati, di governo o loro delegati. Parteciperanno anche la presidente della commissione Ue Ursula Von der Layen e il presidente del consiglio europeo Charles Michel. Con l’obiettivo di pianificare e coordinare la stabilità economica, politica e sociale dei paesi di origine e di transito dei migranti. Come dice la premier Meloni, sarà «l’avvio del Piano Mattei».


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