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Stefano Bonaccini

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Al di là delle belle parole di unità, nel Pd le divisioni covano sotto la cenere: il “correntone” Bonaccini lascia l’amaro in bocca ai vertici dem. Intanto Schlein caccia Cuperlo dalla Fondazione Pd e nomina al suo posto Zingaretti per lanciarlo come leader dei socialisti europei

Le porte del Pd saranno «spalancate» con l’obiettivo di costruire, a partire dai territori e dal confronto delle idee, un’alternativa di governo nel Paese. Nella consapevolezza che sarà un lavoro «lungo, curioso e profondo». La segretaria Elly Schlein, presentando, insieme a Nicola Zingaretti che la guiderà, la Fondazione prevista dallo statuto dem, ha sottolineato la necessità che ci sia un «luogo dove sviluppare un pensiero profondo sulle sfide cruciali, curioso, che guardi a cosa accade intorno a noi.

Ma che sia soprattutto un luogo che valorizzi il pluralismo interno al partito» e, allo stesso tempo, curi «le nostre radici» proiettandole nel futuro e offrendo una risposta alle «aspettative di chi ci guarda da fuori e magari vuole darci una mano. Abbiamo l’ambizione – sottolinea Schlein – di provare a far tornare la politica a non ossessionarsi solo dell’hashtag quotidiano o della prossima scadenza elettorale, per quanto importante, una politica che non si accontenti di un dibattito ombelicale».

ELLY D’ACCORDO CON BERSANI

La segretaria si è detta d’accordo con Pier Luigi Bersani: «Ha molta ragione – ha affermato – quando ci richiama alla necessità di continuare a tenere aperte le porte, spalancate, di questo partito. Un lavoro che non si fa in poche settimane, tutti noi ne abbiamo la piena consapevolezza».

La Fondazione e non solo (la segretaria ha ricordato le relazioni internazionali, gli incontri sui territori come quello avvenuto ieri, la scuola di formazione che partirà in autunno, il confronto di questa mattina al Nazareno con le associazioni sulla transizione energetica) hanno proprio l’obiettivo di «creare luoghi di confronto aperto, un modo per costruire la fiducia, e provare a ricucire i fili che in questi anni si erano indeboliti».

IL “CASO CUPERLO”

In realtà, la nomina di “Zinga” a capo della Fondazione Pd non è andata a genio proprio a tutti al Nazareno, anzi. L’accordo tra lui e la segretaria è il seguente: per Zingaretti tra un anno la candidatura alle Europee e poi il ruolo di numero uno dei socialisti europei. Già sono in corso trattative riservate con i partiti del Pse. La segretaria ha già toccato l’argomento nei suoi recenti viaggi a Bruxelles. Questo è il vero punto di caduta del progetto Zingaretti-Schlein, che al Nazareno conoscono in pochissimi.

A tutto ciò si sommano le critiche per la “cacciata” di Cuperlo. Critiche che attraversano l’ala riformista, ma anche un pezzo della maggioranza interna: «Cuperlo è un intellettuale che ha guidato con competenza e passione la costruzione della Fondazione. Perché sollevarlo dall’incarico?». L’ex capogruppo al senato, Simona Malpezzi, si dice «molto dispiaciuta per Cuperlo, ho visto come ha lavorato, niente contro Zingaretti ma mi dispiace davvero perché Cuperlo ha curato la Fondazione come un pezzo di sé».

Fonti parlamentari dem vicine alla segretaria precisano, però, che il ruolo di presidente della Fondazione Pd è legato alla segreteria. Non c’è, dicono alcuna vendetta di Schlein contro Cuperlo: «Il suo mandato era scaduto con la fine della segreteria Letta e da allora la Fondazione è rimasta pressoché inattiva».

«Gli obiettivi della Fondazione – dice Zingaretti – si possono ridurre in tre parole: capire, unire le differenze, le persone e le esperienze e moltiplicare le intelligenze di cui l’Italia è ricchissima».

Nella Fondazione, ha detto l’ex governatore del Lazio (che lasciò la segreteria in polemica con il correntismo), prevarrà il «pluralismo, ricchezza unica del Pd, che potrà vivere con maggior vivacità ma dentro la condivisione di un’idea e di un profilo comune. Io non sono mai andato via dal Pd, mi sono dimesso da segretario per salvare il Pd».

BONACCINI ARREMBANTE

Nel Pd, però, c’è anche chi la pensa diversamente. Nessuno si prende la briga di dirlo apertamente, ma la nascita in queste ore del “correntone” bonacciniano lascia l’amaro in bocca ai vertici dem. Difficile tenere a freno chi è stato il più votato dagli scritti del Partito democratico e ha perso non di molto le primarie aperte a tutti. Anche perché le tensioni all’interno del Pd si tagliano con il coltello e anche i silenzi sono tutti estremamente eloquenti.

In molti, infatti, ritengono l’attuale segretaria non in grado di portare i dem alle prossime Europee. Con tanti saluti al 30% sognato da Elly Schlein e dai suoi main sponsor, a partire da Dario Franceschini. Stefano Bonaccini per il lancio di “Energia popolare”, la corrente interna al Pd del presidente del partito, ha chiamato a raccolta tutti i dirigenti e i militanti che lo avevano sostenuto al congresso e ha varato ufficialmente «un’area politico-culturale che porti delle proposte» ma senza indebolire Schlein, perché, ha rimarcato Bonaccini, «se indebolissimo la segretaria taglieremmo il ramo su cui siamo tutti seduti».

«Non ho mai partecipato a correnti in vita mia e non intendo costituirne una, non perché le correnti siano in sé un male, il problema è come nel corso degli anni si erano strutturate nel Pd ed erano diventate meno utili rispetto a una dialettica e un dibattito in un grande partito che per forza deve essere plurale, altrimenti non sarebbe un grande partito».

LO SPARTIACQUE

«Invece noi vogliamo mettere in campo un’area politico culturale che porti delle proposte, che possono variare e a volte trovarsi in accordo o in disaccordo sui singoli temi anche tra le stesse persone che mi hanno sostenuto al congresso e dare così un contributo di idee a un partito che ha bisogno di un’identità molto chiara e molto forte per poter costruire un’alternativa a questa destra».

«Negli iscritti – aveva ricordato Bonaccini parlando delle primarie di febbraio – io vinsi di oltre 20 punti e tra gli elettori siamo arrivati quasi alla pari, questo vuol dire che c’è un pluralismo che va tenuto vivo e messo al servizio di quella che per tutti dev’essere la segretaria Elly Schlein».

A fugare ogni sospetto di voler preparare il terreno per una rivincita interna è stato Romano Prodi, fondatore dell’Ulivo e padre nobile del Pd, che oggi, prima dell’intervento conclusivo di Bonaccini, terrà una lectio.

Ma, al di là delle belle parole unitarie, le divisioni covano sotto la cenere. Lo spartiacque saranno le prossime elezioni europee. Se il Pd anche tra un anno continuerà a barcamenarsi tra il 18 e il 20%, per la giovane segretaria sarà già tempo di trarne le conseguenze.

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