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Giuseppe Conte e Elly Schlein

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Débâcle a ripetizione, Pd e M5s nel caos, leadership di Schlein e Conte in bilico e Grillo pensa al ticket Raggi-Di Battista

A che punto sono le leadership di Elly Schlein e di Giuseppe Conte? «Male, male, male» dicono dai rispettivi partiti. Anche Beppe Grillo sta cominciando a perdere tutte le speranze su una possibile resurrezione dei 5 Stelle e comincia seriamente a pensare, come già pensava una volta, che Conte non abbia il quid per dirigere il partito. Insomma, che si tratti di una sorta di Alfano berlusconiano. Il Beppone nazionale è convinto che a questo punto solo un ticket Raggi-Di Battista possa risollevare le sorti della sua creatura. Ed è infatti proprio questo ciò a cui sta lavorando e lavorerà nei prossimi mesi.

Débâcle pD E M5S: «ELLY LA PERDENTE»

Capitolo Pd: peggio di così non potrebbe andare. «Ormai Elly Schlein ha l’aura della perdente e nessuno gliela toglierà più» dice un senatore di lungo corso. Il messaggio è: prima la cambiamo e meglio è per tutti, per il Partito democratico e per il centro-sinistra intero.

Anche il suo grande sponsor Dario Franceschini si sta ricredendo. Forse per la prima volta nella vita è salito sul carro sbagliato, ha preso una toppata clamorosa. Tanto per dire l’ultima, in molti nel Pd, non solo nella minoranza, si chiedono perché mai Schlein non fosse in aula stamattina con la Meloni presente, ma a Bruxelles a parlare col gruppo delle candidature: «Follia pura».
Eppure i nomi per sostituirla non mancherebbero: da Francesco Boccia allo stesso Dario Franceschini, per non parlare di Stefano Bonaccini o di un clamoroso ritorno, quello di Carlo Calenda. Sta di fatto che così non si può più andare avanti.

«Tre sconfitte consecutive sono troppe anche per un partito come quello democratico, un partito certamente non abituato a vincere sempre, ma che almeno alle elezioni locali sapeva come farsi rispettare» sottolineano senza troppi giri di parole in Transatlantico. Che fare dunque? Il problema è che da qui alle elezioni europee di giugno 2024 «manca un casus belli per mandarla a casa» e quindi il rischio è di doverla tenere contro voglia fino alla débâcle definitiva.

M5S, RISCHIO IRRILEVANZA

È lo stesso problema che hanno nei Cinque stelle con Giuseppe Conte. Se infatti ci fossero state delle elezioni a ottobre, in molti avrebbero avuto la scusa per chiederle le dimissioni. Il rischio per il Partito democratico è di veder svanire il sogno del 30 per cento alle prossime europee, un risultato che avrebbe consentito ai dem di far tremare il governo di Giorgia Meloni.
Il rischio per Beppe Grillo, invece, è a questo punto quello di condannare a una condizione di irrilevanza la creatura che ai tempi d’oro di Gianroberto Casaleggio era riuscita a stravincere qualsiasi tipo di elezione cambiando la geografia della politica italiana.


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