Elly Schlein
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Elezioni e disastro Pd, l’esito delle comunali rinvigorisce la fronda interna: azzerati i sogni di sorpasso, ridimensionate le aspettative per le europee
«Gestisce un partito strutturato come se fosse un partito liquido». «Se continua così non arriverà alle europee». «Manca una linea politica a livello nazionale». «Non conosce la macchina partito». «Non si fida di nessuno e decide tutto da sola». «Pensa di governare il partito a colpi di slogan e con frasi da social, ma il Partito democratico non è il Movimento 5 stelle». «La comunicazione è completamente sbagliata, dovrebbe cambiare linguaggio ed essere più concreta».
ELEZIONI, LA DÉBÂCLE: IL DISASTRO PD
Sono solo alcuni dei commenti che arrivano dal corpaccione dem all’indomani di una delle più brucianti sconfitte elettorali degli ultimi anni in casa Pd. Bruciante perché in molti avevano fatto la bocca a un possibile sorpasso ai danni di Giorgia Meloni che invece continua ad approfittare, senza nemmeno sforzarsi troppo, delle debolezze evidentissime degli avversari (altro che vento di destra).
Non solo quelle del Pd, naturalmente, ma i dem anche in questo caso giocano la parte del leone in quanto spetta a loro il compito di riunificare il centrosinistra. Insomma, zero effetto Schlein. Il verdetto delle comunali e dei ballottaggi è stato semplicemente clamoroso: il centrodestra, di fatto, vince ovunque. O quasi.
Si parta dall’impresa di Ancona, dove Silvetti schianta la candidata del centrosinistra, Simonella. Dunque al centrodestra anche Brindisi, in Toscana Massa, Pisa e Siena. Il Pd e la sinistra schiantati, polverizzati in quella che era una delle roccaforti rosse. Anche se ora quel rosso appare soltanto un lontano ricordo.
Ko per la sinistra anche a Pietrasanta, dove Schlein si era impegnata in prima persona lo scorso venerdì. In Sicilia, dove si svolgeva il primo turno, netto vantaggio per la coalizione di governo a Catania e Trapani, contesa Siracusa, mentre a Ragusa la sinistra viene data sotto il 20%, col candidato di Centro, Cassì, in clamoroso vantaggio.
Un risultato travolgente, debordante, per il centrodestra. Un’umiliazione totale, invece, per Elly Schlein e il centrosinistra. Già, perché oltre alle sconfitte piovute ovunque, c’è anche il curioso caso di Vicenza: vince Giacomo Possimai, del Pd, nelle cui fila è capogruppo in Consiglio regionale.
DISASTRO ELEZIONI, NEL PD IN FUGA DA ELLY
Bene, si dà il caso che Possimai, durante la sua campagna elettorale, abbia preso le distanze da Schlein, dal suo Pd, dal nuovo corso dato al partito, chiedendole addirittura di non farsi vedere in campagna elettorale. Già, meglio tenerla lontana. E ha funzionato: tra i pochissimi candidati di sinistra a vincere c’è proprio lui, il candidato anti-Schlein.
Doveroso sottolineare ancora il cappotto subìto in Toscana: Francesco Persiani a Massa si impone con quasi il 55%, ko Enzo Romolo Ricci, sostenuto dal centrosinistra. Per Persiani si tratta di una riconferma. Quindi Pisa: Michele Conti viene rieletto primo cittadino, anche per lui una riconferma.
Ma la vittoria dal maggior peso specifico, per il centrodestra, è probabilmente quella di Ancona: Daniele Silvetti stacca Ida Simonella e riesce a strappare alla sinistra una città che fino a qualche tempo fa pareva completamente inespugnabile.
E ancora, il caso significativo di Sestri Levante: in Liguria cade un’altra roccaforte rossa. Vince infatti il centrodestra con Francesco Solinas, che ha sconfitto al ballottaggio Marcello Massucco con quasi il 60 per cento delle preferenze.
Quindi, ultimo ma non ultimo, l’emblematico caso di Campi Bisenzio, in Toscana, dove vince Andrea Tagliaferri, esponente di Sinistra Italiana, che con il 57% dei voti si impone su Leonardo Fabbri, candidato del Partito democratico.
Insomma, il partito di Elly Schlein viene sconfitto anche dalla sinistra radicale, proprio quella sinistra radicale che la Schlein vorrebbe rappresentare. Una Caporetto bella e buona per la sinistra e per un Pd che appare sempre più allo sbando. Non si vedono segnali di rinascita: Giorgia Meloni ha disintegrato il Pd.
IL TOTO-SEGRETARIO PER IL DOPO-SCHLEIN
Ecco perché tra i vertici dem più di qualcuno comincia già a ipotizzare una dipartita della segretaria Elly Schlein in occasione delle prossime europee se il risultato non dovesse essere soddisfacente.
I nomi pronti a sostituirla per ridare credibilità e concretezza al partito sono già in pista: dal governatore dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, a un leader politico giovane ma che può già vantare una grande esperienza come Francesco Boccia, sino a personalità che hanno fatto la storia del Pd come Dario Franceschini e Nicola Zingaretti («con lui alla guida avremmo battuto il centrodestra» sostengono in molti in casa dem).
Ma c’è anche chi ipotizza un clamoroso ritorno, quello di Carlo Calenda: in politica mai dire mai. Una cosa, però, è sicura: ad appena tre mesi dal suo insediamento la segreteria Schlein è già in crisi. E se il buongiorno si vede dal mattino le elezioni europee per il Pd non saranno una passeggiata come qualcuno già ipotizzava fantasticando di raggiungere addirittura il 30%.
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