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Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella

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Non so in che misura e secondo quali modalità i programmi scolastici prevedano l’insegnamento della educazione civica come materia, nei miei ricordi scolastici un tempo abbinata all’insegnamento della storia. Gli insegnanti potrebbero comunque oggi trovare importanti spunti di una bene intesa educazione civica traendoli dalla lettura e commento in classe dei discorsi del Presidente Mattarella; in particolare quelli che egli tiene in momenti e date significativi per la storia del nostro Paese.

Mai improntati a toni retorico-celebrativi essi sono infatti un vero e proprio manifesto al tempo stesso della Politica in senso alto e dei fondamenti della coscienza civile del nostro Paese. Il costante riferimento alla Costituzione e ai suoi princìpi fondamentali, di fronte alle forze politiche e ai cittadini, non è mai mera formula retorica (come a volte accade da parte di alcuni anche illustri, persino nelle sfere dei partiti e delle istituzioni) ma anzi è sempre qualcosa di vivo e vitale nella direzione di un patriottismo repubblicano dalle salde radici e quale costante e rinnovata sfida di fronte al presente, nella direzione di un futuro da costruire insieme e sulla base di una profonda condivisione: la Costituzione italiana appunto e i suoi valori fondativi.

In filigrana e a partire dalla sua salda fede europeista, nei discorsi di Mattarella ci sono anche e risaltano altrettanto saldi i princìpi ispiratori della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, raccolti attorno ai sei fondamentali “capi” di dignità, libertà, uguaglianza, solidarietà, cittadinanza, giustizia. Il fatto che l’Unione debba contribuire “al mantenimento e allo sviluppo di questi valori comuni” viene posto in grande evidenza fin dalle prime righe del Preambolo: «I popoli europei – vi si legge – nel creare tra loro un’unione sempre più stretta hanno deciso di condividere un futuro di pace fondato su valori comuni.

Consapevole del suo patrimonio spirituale e morale, l’Unione si fonda sui valori indivisibili e universali di dignità umana, di libertà, di uguaglianza e di solidarietà; l’Unione si basa sui princìpi di democrazia e dello stato di diritto. Essa pone la persona al centro della sua azione istituendo la cittadinanza della Unione e creando uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia.»

Sarebbe facile lanciare la scommessa su quanti nel nostro Paese siano consapevoli anche solo dell’esistenza della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione e poi, se risultassero percentuali assai esigue in tal senso, trarne semplicemente conclusioni affrettate sulle colpe esclusive del nostro sistema scolastico e formativo.

La classe politica, mi verrebbe da dire, fa la sua parte quanto a mancata consapevolezza da parte dei cittadini e anzi rincarerei addirittura la dose sottolineando che persino nell’inveramento dei princìpi fondamentali della Costituzione italiana fior di esponenti della grande politica dà scarsa prova sia nel richiamarli correttamente (e non come semplici slogan di facciata, finalizzati a concrete direttive di partito) sia nel saperli effettivamente declinare l’uno con l’altro e nel loro insieme per quanto riguarda leggi e proposte varie.

Il discorso sarebbe assai lungo, anche semplicemente alla luce dell’articolo 3 della nostra Costituzione e non è questa la sede per discutere più approfonditamente di come possano andare insieme i “valori indivisibili e universali di dignità umana, di libertà, di uguaglianza e di solidarietà” di cui sopra. Vale comunque la pena sottolineare come a conclusione dello stesso Preambolo si sottolinei che «il godimento di questi diritti fa sorgere responsabilità e doveri nei confronti degli altri come pure della comunità umana e delle generazioni future».

A quasi un anno di distanza dal Discorso di insediamento di Mattarella per il suo secondo mandato a Presidente della Repubblica (3 febbraio 2022) varrebbe davvero la pena rimeditarne e rilanciarne i caposaldi per un ampio livello di riflessione sia da parte delle forze politiche, così unanimi allora nei reiterati applausi da tutto l’emiciclo, sia nell’opinione pubblica. Molte cose sono cambiate da allora sul piano interno e internazionale: elezioni del 25 settembre, un nuovo Parlamento e una nuova maggioranza di Governo; drammatica guerra di aggressione-invasione russa dell’Ucraina (con tutti i suoi innumerevoli contraccolpi a ogni livello su scala globale), iniziata il 24 febbraio e ben al di là dal mostrare la possibilità di una pace o anche semplicemente di una tregua. Pure, al di là del mutamento delle coordinate interne e internazionali all’interno delle quali esso si inscrive, il Discorso di insediamento di Mattarella non ha certo perso di attualità nella misura in cui vi si contengono le linee programmatiche di un patriottismo repubblicano che suona a banco di prova comune di istituzioni e cittadini nella salda cornice europea.

Mattarella tiene ben fermo alla responsabilità di “rappresentare l’unità della Repubblica secondo le norme e i princìpi della Costituzione” e facendone derivare una serie di riflessioni, obiettivi, considerazioni ad ampio spettro che coinvolgono l’ “impegno comune”  delle istituzioni, dei partiti, della forze sociali, dei cittadini tutti, nel segno di una democrazia che si vuole viva e vitale e in grado di affrontare le sfide più importanti e urgenti del presente e del futuro.

In considerazione di quelli che sono ormai divenuti i caratteri abituali della propaganda di parte di schieramenti e partiti, acuitisi nella fase elettorale ma non dismessi nemmeno successivamente, ripensare al Discorso di insediamento di Mattarella farebbe davvero un gran bene! Stimolerebbe forse i nostri rappresentanti a cercare di volare più alto rispetto alla galassia di interessi che fanno capo a partiti o addirittura a frazioni di questi, magari cercando di celare gli stessi dietro a vaghi e indefiniti concetti quali “popolo”, “nazione” e quant’altro? Chi sa….

Quel che è certo per i “semplici” cittadini, è che il loro Presidente li rappresenta davvero in profondità, nel loro sentirsi cittadini della Repubblica. Basti pensare al tema della dignità così ampiamente trattato da Mattarella nella parte conclusiva del suo discorso e messo in luce nelle sue molteplici dimensioni, vera e propria “pietra angolare” di impegno e di passione civile.

«Ecco, noi, insieme, responsabili del futuro della nostra Repubblica. Viva la Repubblica, viva l’Italia!»: questa è la direzione/ invocazione/auspicio finale che i cittadini fanno propria. Se e quali passi siano stati effettivamente compiuti rispetto a un anno fa dalla nostra classe politica nella costruzione di un “noi” condiviso, questa davvero è una bella domanda alla quale gli eventi spesso si incaricano di indicare risposte non proprio positive…


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Stefano Mandarano

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