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Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi

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«Se fai le cavolate non te la puoi prendere con noi». Transatlantico di Montecitorio, 10.30 del mattino. Un parlamentare di Forza Italia, che chiede l’anonimato, si sfoga con un collega di partito. Dalle parti azzurre non comprendono l’azione politica del governo. Silvio Berlusconi ha inviato questo sms ai fedelissimi: «Quello sulla benzina è il primo errore della signora Meloni». Più diretto di così non si potrebbe. Matteo Salvini è in modalità zen, non vuole polemizzare e rifiuta di partecipare ai talk show in tv.

Significativo nel caso del vicepremier, solitamente loquace, e sempre attratto dal piccolo schermo. Raccontano che dietro questo suo silenzio ci sarebbe una strategia: «Matteo ha un obiettivo: indebolire Giorgia. Per adesso si occupa soltanto dell’attività del suo ministero, dei cantieri annunciati, non gli interessa partecipare agli scontri di pubblici quotidiani».

LA GUERRIGLIA

Oltretutto il Carroccio attende al varco Fratelli d’Italia su un altro nodo: il Meccanismo europeo di stabilità. Ratificarlo o meno? Giulio Tremonti, presidente della commissione Esteri, è stato molto chiaro in un’intervista rilasciata al Sole 24 ore: «Il Mes va ratificato, ma usato per investimenti finanziati Eurobond».

Poi, certo, l’inquilina di Palazzo Chigi ha incontrato il direttore del Fondo, Pierre Gramagna. Ma assicura che la ratifica ci sarà. E sarà in quel momento che i leghisti si infurieranno, prima di tutto con Giorgetti e poi con la premier. Tutto questo non fa presagire nulla di buono. Bastava leggere ieri mattina sul Foglio le interviste a Francesco Lollobrigida e a Giorgio Mulè. Il ministro dell’Agricoltura e plenipotenziario del governo Meloni si è espresso così sugli alleati: «Siamo infuriati con Forza Italia. Il partito di Berlusconi deve dirci come e se vuole stare in maggioranza. Non si può votare un provvedimento in Consiglio dei ministri e poi criticarlo sui giornali e sulle agenzie di stampa».

L’obiettivo numero uno di Lollobrigida è Luca Squeri, capo dipartimento energia di Forza Italia, che ha definito «populiste» le misure varate dal Consiglio dei ministri in materia di benzina. Dall’altra parte Mulè, vicepresidente del Camera ed espressione della casa berlusconiana, ha risposto in questi termini: «Non chiedo di fare lo sciopero della parola, ma c’è una logorrea di governo. C’è una sorta di ansia da prestazione. Chiediamo operazioni razionali e meno enfasi comunicativa».

E ancora: «I benzinai non sono gli Alì Babà e i quaranta ladroni. Si sono sentiti offesi e hanno reagito». Insiste un altro azzurro, il vicepresidente del Senato in quota Forza Italia Maurizio Gasparri: «Se il tetto del prezzo della benzina cresce, aumenta di conseguenza anche l’Iva e quindi c’è la possibilità e il bisogno di intervenire sulle accise».

I TEMI CALDI

Va da sé che il clima è surriscaldato dalle nomine delle prossime settimane. Dal Csm alla Rai, dalle società dello Stato agli assetti nelle partecipate di secondo ordine, la maggioranza ribolle. Tutti reclamano tutto. Forza Italia non ha digerito alcune riconferme, come quella di Ernesto Maria Ruffini all’Agenzia delle Entrate. E per l’elezione dei non togati del Consiglio superiore della magistratura c’è una trattativa in corso che al momento non sta portando risultati. Certo è che il capo dello Stato non intende assistere alle fumate nere, ma desidera che il plenum sia completo molto presto.

«E allora dobbiamo trovare un accordo entro martedì mattina» ragiona un azzurro. Non è dato sapere come si chiuderà il match sul Csm. Si saprà nelle prossime. Lunedì è la data cerchiata in rosso nell’agenda dell’inquilina di Palazzo Chigi. Perché quel giorno Meloni avrebbe voluto incontrare i capigruppo e i ministri di Fratelli d’Italia per fare il punto della situazione, così da stabilire una sorta di crono-programma sul lavoro delle prossime settimane. Una sorta di conclave ristretto che ha fatto esplodere gli alleati.

«Se dopo tre mesi di governo siamo già ai conclave ristretti, l’Esecutivo è alla frutta». Lega e Forza Italia non l’hanno presa bene e, a quanto filtra nelle ultime ore, potrebbe tenersi, sì, il conclave, ma allargato a tutta la coalizione. Intanto c’è stato l’incontro tra governo e gestori dei carburanti. Risultato: lo sciopero del 25 e 26 gennaio è stato congelato. Ma non sono state certo congelate le fibrillazioni dentro la maggioranza. Il caro benzina non è certo finito. Se ne continuerà a parlare nelle prossime settimane. A meno che l’Esecutivo non decida di intervenire, così come fece Mario Draghi. E molto presto toccherà al Mes, che l’Italia prima o poi dovrà ratificare. Un cammino più che tormentato che farà emergere le differenze all’interno di una coalizione apparentemente compatta. Dove avranno un peso le regionali nel Lazio e in Lombardia.


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