Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel discorso di fine anno
2 minuti per la letturaA Giorgia Meloni saranno fischiate le orecchie. Il capo dello Stato non gliele ha mandate a dire. Il discorso di fine anno è stato pieno zeppo di “avvisi ai naviganti” soprattutto all’indirizzo dell’inquilina di Palazzo Chigi.
Lo ha fatto partendo da lontano, ricordando che “nell’arco di pochi anni” pressoché tutte le forze politiche hanno avuto esperienze di governo e che tutte, affrontando le “complessità” della macchina dello Stato, hanno saputo “esercitare la responsabilità delle scelte” e hanno saputo “confrontarsi con i limiti imposti da una realtà sempre più caratterizzata da fenomeni globali: dalla pandemia alla guerra, dalla crisi energetica a quella alimentare, dai cambiamenti climatici ai fenomeni migratori”.
Ed ecco le stoccate a Giorgia Meloni. Anche se non viene mai citato il governo di centrodestra il ragionamento è cristallino e si capisce benissimo a cosa e a chi si riferisce il Capo Stato (che come già anticipato in esclusiva nei giorni scorsi non ne vuole sapere della riforma in senso presidenziale del Paese che per lui equivarrebbe ad un avviso di sfratto). Dall’evasione fiscale che frena l’Italia per cui “la Repubblica non è di chi evade le imposte” ma di chi le paga, al preoccupato richiamo a non abbassare la guardia sul Covid ancora “non definitivamente sconfitto”. Fino alla Sanità pubblica che, per Mattarella, è un “presidio insostituibile di unità del Paese e quindi è da rafforzare”.
Ma nel discorso del Capo dello Stato c’è anche spazio per affrontare il tema dell’autonomia differenziata: “Le differenze legate a fattori sociali, economici, organizzativi, sanitari tra i diversi territori del nostro Paese – tra Nord e Meridione, per le isole minori, per le zone interne – creano ingiustizie, feriscono il diritto all’uguaglianza. Ci guida ancora la Costituzione, laddove prescrive che la Repubblica deve rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che ledono i diritti delle persone, la loro piena realizzazione. Senza distinzioni”. Insomma, un vero e proprio “colpo” al Ddl Calderoli.
Nel cahiers de doléances del Capo dello Stato trova spazio anche la digitalizzazione come occasione per trasformare il presente nel nostro futuro; la scuola e l’istruzione come strumenti prioritari per combattere le diseguaglianze sociali. Tutte cose, guarda caso, neppure sfiorate nella manovra di bilancio del governo Meloni. Senza contare che quando Sergio Mattarella ricordava i due anni eccezionali di crescita che abbiamo avuto alle nostre spalle sembrava fare l’elogio di Mario Draghi.
Del tutto ovvio, che il capo del governo Giorgia Meloni abbia ringraziato come da prassi il Presidente per le sue parole. Ma i rapporti tra i due, che pure con il conferimento dell’incarico e l’incontro romano tra Giorgia Meloni e il presidente francese Macron si erano consolidati, si sono subito raffreddati ed ora non vanno oltre la normale cortesia istituzionale. E ai più maliziosi dalle parti del Quirinale non è sfuggito affatto quell’”augurio più sincero” al Capo dello stato da parte di Giorgia Meloni “per la prosecuzione del suo alto mandato”. Un auspicio o un avvertimento?
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