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Il ministro Roberto Calderoli

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Il ministro Calderoli ha fretta e sull’autonomia differenziata va come un treno, fa praticamente tutto solo scavalcando anche i governatori

Ha fretta il ministro Calderoli. E va avanti come un treno, a costo di deragliare. Anziché trasmettere il testo del suo disegno di legge alla Conferenza Stato-Regioni, come pure avrebbe richiesto il percorso istituzionale, lo ha trasmesso per le vie brevi direttamente a Palazzo Chigi. Procedura che salta a pie’ pari il parere dei presidenti delle Regioni. Un dettaglio che proprio dettaglio non è. E la dice lunga sul metodo che il titolare degli Affari regionali intende seguire per raggiungere l’obiettivo dell’autonomia differenziata.

AUTONOMIA DIFFERENZIATA, CALDEROLI PIANTA UNA BANDIERINA SUL NULLA

Non è una semplice questione di bon ton istituzionale. Quel testo, riveduto e corretto, era stato già bocciato e rispedito al mittente per il lungo elenco di omissioni e incongruenze che conteneva. Una miscela esplosiva in grado di creare squilibri in ambiti strategici come istruzione, trasporti e ambiente, pur di dare sovranità alle regioni più ricche. Un testo in aperto contrasto con la Costituzione, dal momento che non si prevedeva sin dall’inizio il criterio di calcolo dei Lep per l’assegnazione delle risorse.

«La fase dei lavori per l’autonomia differenziata può finalmente entrare nel vivo – esulta il padre del Porcellum – Il testo del disegno di legge è stato ufficialmente trasmesso alla presidenza del Consiglio», si legge in una nota del ministro leghista.

Una bandierina piantata sul nulla, poco più di uno spot elettorale (in Lombardia si vota a febbraio) visto che finora non c’è stato alcun accordo tra i governatori e il governo, tantomeno sulle materie da devolvere e sui criteri da seguire. A partire dalle compartecipazioni al gettito, altro tema caldissimo.
«Gli impegni presi fin dall’inizio dal governo – sottolinea ancora Calderoli- sono stati pienamente rispettati, ora non resta che procedere su questo doppio binario per regalare al Paese e ai cittadini una forma di Stato più efficiente e che permetta a tutte le Regioni di rendere al meglio».

CALDEROLI PUNTA ALLA ROAD MAP SULL’AUTONOMIA DIFFERENZIATA

Il ministro del Carroccio, un medico chirurgo che ha lasciato molti anni fa il bisturi per la politica, ha già in testa la sua road map. L’iter parlamentare del disegno di legge inizierà solo dopo l’approvazione del Consiglio dei ministri. Il testo, sostiene il ministro, recepisce i contenuti del documento approvato all’unanimità dalla Conferenza delle Regioni. La cabina di regia, prevista dall’articolo 143 della legge di Bilancio, dovrà predisporre i Dpcm per definire i livelli essenziali delle prestazioni, costi e i fabbisogni standard. Una volta definito il tutto, sarà la volta delle varie intese con le singole Regioni, quindi gli accordi passeranno all’approvazione delle Camere.

Nel testo varato da Calderoli non c’è traccia di perequazione. I trasferimenti statali, in una prima fase e per un periodo non definito, avverranno solo sulla base della spesa storica, che penalizza le regioni del Mezzogiorno. E nella manovra non sono state previste risorse per la determinazione del Lep di cui si parla da almeno 21 anni.

BOCCIA: «IL MINISTRO SA COS’È LA DEMOCRAZIA?»

Aver scavalcato la Conferenza Stato-Regioni significa per Francesco Boccia, senatore e responsabile enti locali del Pd, voler evitare il confronto. «Il ministro sa che in Italia esiste la democrazia e che le riforme riguardanti gli assetti istituzionali, per prassi ed educazione politica, seguono iter di confronto preventivo con gli altri livelli istituzionali?», si chiede Boccia, che nel Conte II occupava la poltrona di Calderoli.

«Non ci risulta – aggiunge – che il disegno di legge sia mai approdato in Conferenza Stato-Regioni o in Conferenza unificata, così come era avvenuto nel 2020, per un confronto tra i diversi livelli istituzionali, così come non ci risulta che in Conferenza delle Regioni, dove ci sono tutte le sensibilità politiche e le differenti visioni tra nord e sud, sia mai stata discussa la nuova proposta del governo».

A seguire una raffica di domande: «La destra al governo ritiene di affrontare con questa arroganza le riforme che incidono sugli assetti del Paese senza alcun confronto preventivo? Il presidente della Conferenza delle Regioni era informato o è stato ignorato come tutti gli altri presidenti di Regione? Questa è anche la posizione della presidente Meloni?».

ELLY SCHLEIN: «GRAVE SCORRETTEZZA»

In ballo c’è il destino delle aree più deboli del Paese, Sud e zone interne. Un solco profondo le separa dalle tre3 Regioni più sviluppate che hanno già fatto richiesta di autonomia differenziata con richieste che richiederebbero costi aggiuntivi rispetto alla spesa statale attuale.

Attilio Fontana, presidente della Regione Lombardia, non più tardi di mercoledì scorso, al raduno leghista di Alzano Lombardo, nella Bergamasca, è tornato a spingere perché il progetto autonomista si concluda entro il 2023. Idem Luca Zaia, governatore veneto, che si è compiaciuto per l’impulso dato dal suo collega Calderoli al ddl.

Scettico, invece, il presidente campano Vincenzo De Luca (Pd), per il quale la previsione temporale del ministro è decisamente troppo ottimista. Da segnalare, infine, la dura presa di posizione della deputata Elly Schlein, candidata alle primarie Pd, che parla di «grave scorrettezza istituzionale».


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