Giorgia Meloni
3 minuti per la letturaGoverno Meloni, Forza Italia e Lega vogliono il premio di consolazione e spingono sulla scelta dei sottosegretari
Non è impresa facile completare il puzzle dei sottosegretari. In realtà, non lo è mai stato anche perché la partita dei posti di sottogoverno ha sempre avuto la funzione di camera di compensazione, per rasserenare gli animi degli insoddisfatti. Di chi, va da sé, è entrato in conclave come potenziale ministro e si è ritrovato a dover vedere il giuramento in televisione.
Giorgia Meloni ha però fretta di completare questo complicato puzzle. «Siamo arrivati a buon punto» dice una fonte qualificata del partito di Silvio Berlusconi. «Dobbiamo chiudere il dossier entro lunedì» assicurano dalla war room di Palazzo Chigi. Segno che da quelle parti nessuno vuole restare imbrigliato, anche perché la prossima settimana Meloni dovrà preparare il primo incontro con i vertici delle istituzioni europee, previsto per giovedì a Bruxelles. Il metodo accettato da tutto il centrodestra rispecchia il risultato delle urne. Metà dei posti andrà a Fratelli d’Italia che così potrà inserire profili di area nei ministeri che non guida, mentre il restante 50% verrà diviso tra Lega e Forza Italia con quest’ultimo che potrebbe ottenere qualcosa meno degli alleati di via Bellerio.
GOVERNO MELONI, LE RICHIESTE DI FORZA ITALIA E LEGA
Gli azzurri del Cavaliere, ad esempio, sono partiti da una richiesta assai alta: «Ne vogliamo almeno 12 di sottosegretari, non abbiamo un ministero di spesa, è tutto in mano a voi di Fd’I e alla Lega». Rimasti delusi dalla squadra di governo e dai no a Licia Ronzulli e a Maria Alberti Casellati alla Giustizia, ad Arcore hanno inviato un pizzino non minaccioso ma certamente puntuale. Alzare la posta è comunque servito a ottenere quota otto posti nella ripartizione interna alla coalizione. In questo modo Fi dovrebbe raggiungere quota sei sottosegretari e due viceministri. Forza Italia preme per il dicastero della Giustizia. Francesco Paolo Sisto, avvocato e sottosegretario uscente di Marta Cartabia, è in pole position per fare il numero due di Carlo Nordio.
Per il ministero delle Imprese e del Made in Italy, l’ex Sviluppo economico, Berlusconi punta tutto su Giuseppe Mangialavori (LEGGI), coordinatore del partito in Calabria e assai vicino a Licia Ronzulli. All’Economia ci dovrebbe finire uno tra Ugo Cappellacci e Maurizio Casasco. Tra gli altri in lizza per un posto: Paolo Barelli al Viminale, Francesco Battistoni all’Agricoltura, Valentino Valentini o per gli Esteri o per l’ex Sviluppo economico, Luca Squeri per il ministero delle Imprese e del Made in Italy e Matilde Siracusano che potrebbe essere scelta per il dicastero del Mezzogiorno.
In questo schema la Lega di Salvini dovrebbe ottenere una decina di sottosegretari. Nicola Molteni, salviniano doc, potrebbe così tornare al Viminale dopo l’esperienza ai tempi del Conte 1. Per Edoardo Rixi prende forma il ritorno alle Infrastrutture, così da affiancare il segretario leghista, Lucia Borgonzoni alla Cultura, Vannia Gava per il ministero della Transizione ecologica e Rossano Sasso all’istruzione. Mentre per il dicastero dell’Economia la Lega ha messo sul tavolo due profili: Massimo Bitonci e Federico Freni.
IL RUOLO DI FRATELLI D’ITALIA NELLA CORSA AI SOTTOSEGRETARI
Quanto a Fratelli d’Italia, il partito che detiene la golden share della coalizione, circolano i nomi di Giovanbattista Fazzolari all’Attuazione del programma, Isabella Rauti alla Famiglia, Edmondo Cirielli all’Interno, Maurizio Leo all’Economia, Augusta Montaruli alla Cultura, Wanda Ferro al Viminale.
Mentre si fa sapere che Alfredo Mantovano, già sottosegretario alla presidenza del Consiglio, potrebbe aggiungere la delega ai Servizi Segreti. Sullo sfondo rumoreggiano i centristi. Il cartello “Noi Moderati” è composto da quattro sigle e invoca rappresentanza all’interno dell’esecutivo. «Siamo o non siamo alleati della coalizione che ha vinto le elezioni?» si domandano in Transatlantico.
Ognuno dei partiti che compone il cartello richiede un posto di sottogoverno. Difficilmente potranno essere accontentati. Se la richiesta è di 4 sottosegretari, Meloni intende concederne non più di tre. In particolare, Maurizio Lupi, leader di Noi con l’Italia, insisterebbe per Renzo Tondo, mentre il governatore della Liguria Giovanni Toti desinerebbe una casella per Giorgio Silli o Ilaria Cavo. Profili che non sarebbero condivisi dall’Udc di Lorenzo Cesa, che avanzerebbe la candidatura di Antonio Saccone, e da Luigi Brugnaro che vorrebbe puntare su Micaela Biancofiore.
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