Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni
3 minuti per la letturaDopo la crisi sull’elezione del presidente del Senato tra Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni c’è un grande freddo in attesa di chiarimenti
Nelle ultime 24 ore il centrodestra ha rischiato di implodere definitivamente. Perché, come ripete una fonte interna qualificata, «non si può scherzare con il fuoco». La coalizione si è sgretolata al primo livello di trattative. «Figurarsi cosa succederà dopo un mese di governo» sorridono gli avversari.
Non si parlano Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi. «Non sono ricattabile» avverte la prima. «Basterebbe un po’ di rispetto per chi è stato quattro volte presidente del Consiglio» ribatte il Cavaliere. La ferita è ancora aperta e resterà aperta almeno fino a lunedì quando potrebbe tenersi un vertice chiarificatore.
Solo quando «Giorgia» e «Silvio» si guarderanno negli occhi potranno ripartire la trattative e potrà iniziare il percorso che dovrebbe portare alla nascita del primo governo Meloni. I rapporti di forza sono tali che impediscono qualsiasi altre formula di Palazzo. «Se non ci fossero le condizioni, Giorgia se ne andrebbe a casa piuttosto che farsi ricattare».
IL LAVORO PER SCIOGLIERE IL FREDDO TRA GIORGIA E SILVIO
Ed è la ragione per cui i pontieri sono al lavoro. La famiglia del Cavaliere è scesa in campo in prima persona. Un’operazione di moral suasion che investe, non solo la figlia Marina super sintonizzata e secondo molti infuriata con Licia Ronzulli, ma anche l’amico di una vita, quel Fedele Confalonieri che in queste ore ha ribadito al leader azzurro: «Giorgia, deve avere più rispetto nei tuoi confronti ma il compromesso è doveroso».
In questo quadro le parti restano distanti. Meloni è convinta che il chiarimento all’interno del centrodestra debba essere fatto prima della nascita dell’esecutivo. E aspetta un segnale da parte del leader azzurro. Berlusconi, dall’altra parte, è ancora scottato dall’esperienza del governo Draghi quando si è ritrovato tre ministri che non solo non lo seguivano ma sono oggi seduti in un altro partito. Il riferimento è a Mara Carfagnia, Mariastella Gelmini e Renato Brunetta. Solo un faccia a faccia, senza altri presenti, può sciogliere il nodo.
Fondamentale, dunque, il lavoro delle diplomazie. Il senatore azzurro Maurizio Gasparri è uno di questi e afferma speranzoso: «Al Quirinale e al governo arriveremo insieme, compatti». L’obiettivo resta intanto presentarsi con una unica delegazione al Quirinale. Scenario che condivide il colonnello meloniano Fabio Rampelli: «Sono convinto che alle consultazioni andremo insieme. Ce lo chiedono gli italiani che ci hanno votato e ce lo chiedono anche quelli che aspettano di avere risposte serie alla crisi economica ed energetica, al carovita, all’aumento dell’inflazione».
In queste ore ha un ruolo fondamentale Matteo Salvini che, dopo avere incassato sei ministeri e la presidenza della Camera, si è riavvicinato alla leader di Fd’I. Il segretario della Lega telefona continuamente al Cavaliere per cercare di avvicinare le parti. Sia come sia, c’è anche un tentativo di costituire una stampella centrista con tutti i senatori e i deputati di Forza Italia che non condividono la linea di Licia Ronzulli. In modo da costituire una costola governista degli azzurri che potrebbe assicurare una maggioranza al Senato al futuro governo di Giorgia Meloni. «Siamo già ai responsabili prima di iniziare. Andiamo bene…» sospirano in Transatlantico. Ed è la ragione per cui gli sherpa scongiurano questo scenario e ripetono una sola parola: «Compromesso».
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