Mario Draghi abbandona l'aula del Senato
8 minuti per la letturaAll’indomani della caduta del Governo Draghi uno dei termini che più frequentemente ricorrevano su larga parte della stampa e nei media in relazione all’avvenuto draghicidio da parte di 5 Stelle, Lega, Forza Italia, è stato sicuramente “vergogna”. Esemplificativa in tal senso la scelta editoriale del quotidiano “La Stampa” che titolava a tutto campo la prima pagina con una sola parola scritta a caratteri cubitali: “VERGOGNA”, per dar conto del comportamento di quei partiti che con uno spettacolo senza precedenti nella storia repubblicana (uscendo dall’aula o non uscendo e non votando e tutti senza nemmeno avere il coraggio di metterci la faccia e assumersi la responsabilità precisa delle loro azioni) avevano staccato la spina al Governo.
Chiari agli occhi dei cittadini i “nobili” motivi da parte dei partiti che facendo parte della coalizione di Governo hanno attuato tale scelta: motivi puramente elettoralistici, del tutto prevalenti rispetto al fatto che si stesse mandando a casa il Presidente del Consiglio più credibile da molti anni a questa parte e come tale riconosciuto anche sulla scena internazionale e in tale contesto aver lanciato l’Italia come credibile interlocutore. Per di più in un momento di gravissima crisi nello scenario globale, che avrebbe avuto l’assoluta necessità di un forte livello di condivisione e di coesione interna da parte delle forze politiche facenti parte dell’ampia coalizione di Governo per affrontare i drammatici problemi in atto, (così come del resto prevedeva il mandato originario del Presidente della Repubblica): elementi tutti richiamati dallo stesso Draghi nel suo memorabile discorso da grande statista al momento di chiedere la fiducia.
Credo che i tantissimi cittadini italiani e le tante parti della società civile che in quei giorni e nei giorni successivi hanno aspramente criticato l’alto livello di irresponsabilità manifestato dai partiti, che badando al proprio orticello di interessi elettorali hanno attuato il draghicidio, non si siano mai minimamente illusi di poter avere dai protagonisti di cui sopra una qualche plausibile e ragionevole spiegazione di quanto attuato ai danni dell’interesse nazionale. Né potevano sperare in qualche ammissione di responsabilità da parte di quegli stessi partiti, di fronte al grido di “vergogna” levatosi da tante parti del Paese.
Nemmeno essi potevano immaginare però che alcuni leader politici arrivassero a tal punto di faccia tosta e di mancanza di senso della vergogna da arrivare a prendere in giro l’opinione pubblica, non avendo pudore a ribaltare le carte e riversare la causa della fine del suo Governo sullo stesso Draghi. E così Berlusconi ha esordito dichiarando che la responsabilità era di Draghi che non vedeva l’ora di gettare la spugna perché era stanco di svolgere la funzione di Presidente del Consiglio. Da ultimo poi, l’autodefinitosi “avvocato del popolo” Conte, (non certo amico di Berlusconi, dato che i 5 Stelle dell’antiberlusconismo hanno sempre fatto la loro bandiera), ha ripreso nei fatti la delirante chiave di lettura appena richiamata e qualche giorno fa in quel di Ceglie Messapica, rispondendo alla domanda se si fosse pentito di aver mandato a casa Draghi, ha candidamente risposto: “Draghi? È voluto andare lui a casa.”
Non degne di commento le vacue argomentazioni secondo le quali, stando alle dichiarazioni dell’illuminato avvocato del popolo, sarebbe stato proprio lui, Conte, che nella sua lungimiranza avrebbe da mesi e mesi messo correttamente in guardia Draghi da pericolose decisioni o non decisioni del suo Governo. “Sono state sempre scelte condivise dai 5 Stelle!!”-, commenterebbero i “normali” cittadini che, soprattutto negli ultimi mesi, hanno semplicemente seguito la manfrina dei partiti che ora amano dire e far credere “no io non c’ero….e se c’ero dormivo!” Ma che importa la coerenza rispetto al proprio passato anche se recente: il popolo ha la memoria corta e su questo contano i politicanti che genericamente ad esso si richiamano, gli avvocaticchi e altri che, catapultati agli alti livelli della politica, pensano a quest’ ultima nei termini della politica dell’attimo fuggente, orientandosi esclusivamente ai suggerimenti dei loro guru mediatici e alle loro narrazioni ai fini di qualche punto o frazione di punto in più nella rincorsa sondaggistica….
E così ben oltre il momento della caduta del governo Draghi ciò che ne è seguito, nel corso di questa campagna elettorale, potrebbe largamente figurare ancora una volta sotto il termine iniziale sopra richiamato e scritto semmai a caratteri ancora più cubitali: VERGOGNA nella misura in cui i reali problemi del Paese, dell’Italia sempre evocata dai partiti a mo’ di mero ritornello, risultano ottenebrati da facili slogan e grida di battaglia, nella rincorsa forsennata dell’accaparramento di voti con le solite facili promesse, oggi come ieri e a colpi di personalismi, promesse che suonano tutte tanto più irricevibili in considerazione delle odierne, gravissime difficoltà della situazione interna e internazionale. Nemmeno quando la Russia, attraverso Medvedev mette esplicitamente in atto una pesante provocazione/intromissione in relazione alle elezioni di casa nostra, i partiti riescono ad avere uno scatto di dignità condivisa per respingere unanimemente al mittente con una dichiarazione comune tale gravissimo atto.
Una presa di posizione condivisa di tal specie sarebbe stata davvero importante, come ha avuto modo di sottolineare qualche sera fa l’attuale Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio (con delega alla sicurezza della Repubblica) Franco Gabrielli, nel corso di una intervista nell’ambito della nuova striscia serale di Rai 3: cosa che, del resto, ogni cittadino ragionevole, appartenente a qualsiasi schieramento politico, è in grado in prima persona di capire immediatamente se si tien fermo all’interesse del proprio Paese. Ma soprattutto certi politici, proprio non sono sensibili ad atti di semplice ragionevolezza, avviluppati come sono su sé stessi e sui propri interessi di parte: cosa importa loro che l’Italia figuri all’esterno con un forte e inattaccabile idem sentire di condiviso amore per la Repubblica, ben saldo contro ogni ingerenza esterna, indipendentemente dai partiti di appartenenza? Se mai chi sa, domani (o forse già fin da oggi) potrebbe servire a qualcuno giocarsi qualche carta nei confronti di un Putin che alcuni leader non hanno mai condannato con salda fermezza, anche di fronte alla criminale guerra di invasione e aggressione dell’ Ucraina…
Che dire poi dell’attuale, quotidiano e fortissimo pressing su Draghi da parte di tutti i partiti in merito al caro bollette? A tale proposito la vergogna dovrebbe andare oltre sé stessa da parte in primo luogo di quei partiti che pur avendo fatto cadere Draghi tengono molto ora a mostrarsene fedelissimi possibili sostenitori per misure da prendersi con urgenza: e c’è chi fa a gara nell’ascrivere a sé il merito di aver invocato per primo lo scostamento di bilancio, chi a sparar cifre in proposito ecc…ecc… Se è lecito fare una piccola previsione, dati i soggetti in campo, certamente qualsiasi misura prenderà il Governo in tema di caro bollette, ci sarà sicuramente una folta schiera di leader di partito che o tenteranno di attribuirsene specificamente il merito o di denunciarne sempre e comunque le insufficienze, vista la triste sorte che il senso di condivisa responsabilità nazionale ha avuto finora da parte di molti partiti. E poi del futuro del Paese e dei giovani sui quali ricadrà tutto il peso del disavanzo pubblico chi se ne importa; basta dar fiato alle trombe per farsi votare qui e adesso. Qualche sbarco più o meno recente su Tik Tok servirà certo a dare a politici di grido una patina di interesse per i giovani (ritenuti anch’essi popolo-gregge), magari esordendo con qualche accattivante barzelletta da raccontare loro: si sa bisogna innanzitutto dare ai giovani modo di ridere nonostante tutto e di sentirsi onorati per essere coinvolti nel rapporto diretto con i leader…
A proposito della vergogna che tanti esponenti politici mostrano nei fatti di non sapere davvero in cosa consista, non si vuole qui evocare una sorta di appello a qualche senso etico e morale da parte loro. Si tratta semplicemente di prendere atto di un fenomeno sul quale studiosi di diverse discipline hanno da tempo richiamato l’attenzione per denunciarne la rischiosità dal punto di vista dei legami sociali; nella fattispecie: che c’era una volta la vergogna, dato che quest’ultima sembra non esistere più all’interno di una società in cui l’antica paura di perdere la faccia di fronte agli altri è sostituita dalla violazione delle regole, dalla corruzione, dalla sfacciataggine, da una normalità fatta della prassi del “così fan tutti”, dal narcisismo sfrenato di sé stessi, dalla cancellazione degli altri, che arriva al paradosso che è addirittura considerato vergognoso vergognarsi di queste cose e che alla fin fine favorisce l’infrazione e anzi l’approva. Con quali rischi dal punto di vista di una Politica che osi ancora pensarsi con la “p” maiuscola è assai facile immaginare.
Ma di fronte alla inarrestabile marcia della mancanza di vergogna e della ostentazione dell’ignoranza che fanno così larga presa anche fra i politici, (tanto che spesso questi ultimi, dopo aver sbandierato promesse roboanti e non averle mantenute si permettono persino di alzare la voce e gridare offesi contro chi lo fa loro notare, anziché chiedere scusa), sarebbe bene forse, da parte dei cittadini, immaginare una sorta di rivolta pacifica e di civile indignazione contro tutti quelli che promuovono l’incoerenza a virtù. Questo sì farebbe certamente bene a un rinnovato spirito di patriottismo repubblicano e costituzionale per il nostro Paese.
*Professoressa dell’Alma Mater Università di Bologna
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