Attilio Fontana
5 minuti per la lettura“Ci vediamo a settembre, qualcuno forse pensava di no”. Alessandro Fermi, presidente del Consiglio regionale della Lombardia, saluta così i consiglieri lombardi al termine dell’ultima seduta estiva dell’assise lombarda. Il leghista ha voluto sottolineare con una battuta il clima di tensione che si è respirato a Palazzo Pirelli negli ultimi giorni.
Infatti in tanti temevano che le dimissioni del governatore lombardo fossero imminenti, con la conseguenza diretta della chiusura anticipata della legislatura. Perché a differenza che a livello nazionale, in Regione se si dimette il presidente non c’è possibilità di rimpasto e si va subito a elezioni. Niente governi tecnici, solo voto. Un’opzione che ha messo in ansia gli 80 eletti della Lombardia per più motivi.
Perché la situazione politica è quanto mai confusa. Sia il centrodestra che il centrosinistra non hanno ancora idea di quali saranno i candidati né tanto meno le coalizioni. E dunque il dubbio su chi avrà almeno la possibilità di tornare a sedersi tra i banchi di via Filzi non è da poco. Ma ancora prima c’è la questione economica: il posto da consigliere regionale vale 8mila euro al mese. Quindi rinunciare a sei mesi di stipendio vuol dire quasi 50mila euro.
Il vertice del centrodestra nazionale di ieri doveva avere anche le dimissioni di Fontana tra i punti da discutere perché qualche giorno fa è iniziata a circolare l’ipotesi di un election day che unisse le consultazioni nazionali previste per il 25 settembre e quelle regionali che avrebbero la scadenza naturale nella prossima primavera. Il motivo alla base sembrava essere il risparmio per le casse pubbliche: ogni convocazione alle urne ha costi salati per l’erario. Ma per molti partiti poteva essere una buona occasione per risolvere in un solo colpo la questione liste: come è noto è stato varato il taglio dei parlamentari, dunque i posti a Roma si sono ridotti e quelli in Regione rappresentano una buona alternativa a chi pensa di avere un tesoretto di preferenze da spendersi.
Gli unici che non hanno il problema delle caselle da riempire sono i Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, stando ai sondaggi che li vedono veleggiare ampiamente sopra il 20 per cento. Tutti gli altri hanno più teste che sedie. Dunque una consultazione anticipata avrebbe quanto meno ridotto i tempi delle discussioni si chi deve andare dove.
Ieri sera però è diventato chiaro che Fontana durerà fino a primavera, anche se sono stati giorni di travaglio in Regione: dopo le prime indiscrezioni il panico si era diffuso in tutti i palazzi regionali e per almeno un giorno pareva possibile che si verificassero dimissioni di massa. I consiglieri di maggioranza erano pronti secondo i rumors a lasciare tutti insieme, ma per rendere obbligatoria la fine della legislatura avrebbero dovuto essere in 41, cioè la maggioranza del 50 per cento più 1. Ipotesi che poi si è disciolta nel corso delle ore e delle telefonate che si incrociavano tra i piani dei palazzi del potere lombardo. Così come la seconda ipotesi cioè le dimissioni di Fontana. Ma in generale la crisi di nervi dell’ultima settimana dimostra quanto siano tesi i politici lombardi, incerti sul futuro come forse mai, visto che sarà difficile rientrare in Regione senza diverse migliaia di preferenze.
Gli unici che al momento sembrano andare dritti per la loro strada sono gli “azionisti”, visto che in Regione i seguaci di Carlo Calenda hanno appena creato un nuovo gruppo con +Europa: «La scelta di dare vita al gruppo unico +Europa/Azione – ha affermato in una nota Michele Usuelli, consigliere di +Europa – non è una fusione a freddo, ma rappresenta, al contempo, il coronamento di un percorso avviato da tempo e l’inizio di un nuovo cammino che porterà all’appuntamento elettorale regionale. Con Niccolò Carretta abbiamo condiviso in questi anni proposte e lavoro comune, costruendo, insieme ai militanti dei rispettivi partiti, iniziative politiche di grande rilevanza su diversi temi: dalla sanità in rovina al disastro dei trasporti regionali. Con questo gruppo riaffermiamo in Consiglio una presenza politica forte e di grande impronta riformatrice. Nonostante il termine “radicale” non sia incluso nella denominazione del gruppo, sarà fondamentale per me far vivere, secondo l’esempio e l’impegno di Emma Bonino e Riccardo Magi, anche quella storia nel percorso che stiamo avviando».
Per Niccolò Carretta, consigliere e segretario regionale di Azione, «in un momento in cui tutti sembrano voler distruggere, noi oggi diamo un segnale importante in ottica costruttiva. Arriviamo da mesi di lavoro di opposizione insieme e seguiamo molto convintamente le indicazioni in arrivo dalla federazione nazionale. Sin dal primo giorno di consigliatura siamo sempre stati dalla parte del buon governo, della buona politica fatta negli interessi dei cittadini, prendendo atto che dalla caduta del Governo Draghi non possano più esistere ambiguità: non esiste una destra moderata e noi ci offriamo come casa a tutti i liberali e moderati della Lombardia».
Ma il nuovo gruppo è nel contempo il segno della confusione della politica lombarda perché al momento non è certo il campo in cui militeranno i calendiani: staranno a destra o sinistra? Oppure completamente al centro con una formazione magari guidata da Letizia Moratti? Al momento solo un indovino potrebbe esserne certo perché come detto non si sa ancora chi correrà per cosa. Né in che direzione. Gli schieramenti potrebbero essere due come tre, o magari quattro.
L’unica certezza è che sarà un agosto molto caldo per la politica lombarda, perché il 25 settembre ci saranno le elezioni nazionali che chiariranno maggiormente la consistenza delle forze in campo. Ma in tanti vogliono arrivare preparati e stanno già fremendo perché un paio di mesi passano molto in fretta. Soprattutto per la politica che accelera e rallenta con ritmi tutti suoi. Più che vacanze in questo agosto si vedranno incontri, cene, eventi e programmi su cui accordarsi.
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