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Il premier Mario Draghi durante le comunicazioni in Senato

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ROMA – Il governo Draghi è al capolinea. La giornata cruciale per la risoluzione della crisi di governo – contraddistinta da un clima rovente in Senato, con botta e risposta continui tra il premier e le forze politiche in aperta contestazione con l’esecutivo – ha sancito la fine della legislatura con il voto di fiducia sulla risoluzione presentata da Pier Ferdinando Casini.

Il governo ha incassato una fiducia risicata (192 presenti, 133 votanti, 95 sì, 38 no), il numero legale è stato raggiunto, ma l’esito politico della crisi è sembrato chiaro ben prima della chiama, già durante le dichiarazioni dei senatori. I senatori del M5S presenti non votanti, quelli di Forza Italia e Lega non hanno partecipato al voto.

Il presidente del Consiglio ha preso atto della sostanziale dissoluzione della maggioranza e annuncerà le dimissioni domani alla Camera. Con ogni probabilità il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, scioglierà le Camere e indirà le elezioni nel mese di ottobre.

CRISI DI GOVERNO, LE PAROLE DI DRAGHI IN SENATO

“In questi mesi – ha dichiarato il premier Mario Draghi questa mattina nel suo intervento a Palazzo Madama – l’unità nazionale è stata la miglior garanzia della legittimità democratica di questo esecutivo e della sua efficacia. Ritengo che un Presidente del Consiglio che non si è mai presentato davanti agli elettori debba avere in Parlamento il sostegno più ampio possibile“.

“Lo scorso febbraio – ha ricordato il presidente del Consiglio – il Presidente della Repubblica mi affidò l’incarico di formare un governo per affrontare le tre emergenze che l’Italia aveva davanti: pandemica, economica, sociale. ‘Un governo, furono queste le sue parole, di alto profilo, che non debba identificarsi con alcuna formula politica. Un Governo che faccia fronte con tempestività alle gravi emergenze non rinviabili’. Tutti i principali partiti, con una sola eccezione, decisero di rispondere positivamente a quell’appello. Nel discorso di insediamento che tenni in quest’aula, feci esplicitamente riferimento allo ‘spirito repubblicano‘ del Governo, che si sarebbe poggiato sul presupposto dell’unità nazionale”.

Proprio sul finire delle comunicazioni al Senato, Mario Draghi è stato costretto per qualche secondo ad interrompere il suo intervento a causa di alcuni brusii che si sono alzati dai banchi dopo che il premier ha spiegato di essere “qui, in quest’aula, oggi, a questo punto della discussione, perché e solo perché gli italiani lo hanno chiesto”. Per far tornare la calma è dovuta intervenire la presidente di Palazzo Madama, Elisabetta Casellati: “Per cortesia, avete cinque ore e mezzo per poter discutere, che non sono poche”.

Alla fine i senatori interromperanno il suo discorso per battere le mani 18 volte, anche l’applausometro registra una maggioranza a geometrie variabili, con alcune frasi che diventano ‘bandiere’ per alcuni e rospi da ingoiare per altri.

Nel pomeriggio Draghi ha ripreso la parola per la replica dopo gli interventi dei senatori. Rispondo alle “osservazione fatta dai senatori Licheri, Santanché” e altri in cui “sembro quasi mettere in discussione la natura della nostra democrazia, come se avessi detto che non è parlamentare. La democrazia è parlamentare ed è la democrazia che rispetto e riconosco”.

“Vorrei rileggere esattamente le cose che ho detto”, ha aggiunto il premier tornando sui passaggi che gli erano stati ‘contestati’. Da parte di Draghi, “niente richieste di pieni poteri, va bene? – rimarca il presidente del Consiglio senza nascondere il disappunto – volevo rispondere a questo appunto ché è importantissimo”.

“Sul salario minimo – ha aggiunto – ho detto quello che dovevo dire: c’è una posizione della commissione europea, si è aperto un tavolo con i sindacati e Confindustria. Continueremo la discussione, qualunque sarà la vostra decisione di oggi e credo che si possa arrivare a una proposta di salario minimo che non veda diktat del governo sul contratto di lavoro”.

“Sul reddito di cittadinanza ho sempre detto che è una cosa buona, ma se non funziona è una cosa cattiva”, ha tuonato Draghi. “Sul superbonus, sapete cosa ho sempre pensato sul superbonus: il problema non è il superbonus ma il meccanismo di cessione dei crediti disegnato da chi li ha disegnati senza discrimine o discernimento, è lui o lei o loro il colpevole della situazione in cui si trovano migliaia di imprese che stanno aspettando i crediti. Ora bisogna riparare al malfatto, bisogna tirare fuori dai pasticci migliaia di imprese che si trovano in difficoltà”.

Draghi ha concluso la sua replica chiedendo di porre la fiducia sulla proposta di risoluzione del senatore Pier Ferdinando Casini.

CENTRODESTRA: STUPITI DA DRAGHI

“Forza Italia, Lega, Udc e Noi con l’Italia hanno accolto con grande stupore la decisione del presidente del consiglio Mario Draghi di porre la questione di fiducia sulla risoluzione presentata da un senatore, Pierferdinando Casini, eletto dalla sinistra. Il presidente Silvio Berlusconi questa mattina aveva comunicato personalmente al Capo dello Stato Sergio Mattarella e al presidente del Consiglio Mario Draghi la disponibilità del centrodestra di governo a sostenere la nascita di un esecutivo da lui guidato e fondato sul ‘nuovo pattò che proprio Mario Draghi ha proposto in Parlamento. La nostra disponibilità è stata confermata e ufficializzata nella proposta di risoluzione presentata dal centrodestra di governo in Senato”. È quanto si legge in una nota del centrodestra di governo.

CONTE: DRAGHI SPREZZANTE, RICEVUTI INSULTI

“Oggi era l’occasione per confrontarsi in modo ufficiale e ricevere da Draghi impegni precisi sulle misure che gli italiani attendono, quelle priorità che avevamo indicato nell’agenda di governo. Invece questa discussione non c’è stata” e dal presidente Draghi “su alcune misure c’è stato un atteggiamento sprezzante. Ci dispiace, abbiamo ricevuto anche degli insulti”. Lo ha detto il presidente del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte, lasciando il Senato.

“Non abbiamo capito quale potrebbe essere la soluzione per il superbonus per 50mila imprese che sono sull’orlo del fallimento, non abbiamo compreso se c’è l’intenzione di fare il salario minimo e non abbiamo ricevuto indicazioni sugli aiuti per le famiglie e le imprese, come il taglio del cuneo fiscale”, ha aggiunto.

CRISI DI GOVERNO, PD: PERDEREMO I MILIARDI DEL PNRR

“La politica ha il compito di attraversare il conflitto per trovare la soluzione, a maggior ragione in un momento di così profonda crisi. Noi siamo forze confliggenti. Lo siamo perché apparteniamo a schieramenti diversi e anche perché ogni forza politica porta in sé l’ambizione di rappresentare gli interessi di più mondi e categorie possibili”.

Così la presidente dei senatori del Pd Simona Malpezzi nella dichiarazione di voto sulla fiducia al governo Draghi. “Da 17 mesi a questa parte la politica che aveva avuto il coraggio di dire sì al Presidente della Repubblica e all’Italia si stava sforzando ed esercitando nel lavoro di composizione per trovare soluzioni, partendo da distanze che rendono ‘straordinaria’ la vicinanza”.

“Ma oggi deve essere chiaro che dicendo no a questo governo si rinuncia ai 13 miliardi del decreto sociale di luglio, alla terza tranche da 22 miliardi circa del PNRR, ai provvedimenti urgenti da varare per contenere i costi delle bollette, a proteggere lavoratori e famiglie dall’inflazione, a sostenere le imprese in questa difficile fase di crisi, ad approvare i decreti necessari per attuare il PNRR e a varare una manovra di bilancio che metta in sicurezza i conti del Paese. Questa è la posta in gioco. Lo abbiamo tutti chiaro in quest’aula? Noi del Partito Democratico certamente sì”.

M5S: TOGLIAMO IL DISTURBO

“In questi 18 mesi sono state smantellate tutte le nostre misure”, attacca la capogruppo M5S Mariolina Castellone, intervenendo in dichiarazione di voto a Palazzo Madama. “Un governo di alto profilo non dovrebbe nemmeno schierarsi nettamente contro una forza politica come invece è stato fatto. Chiedere una delega in bianco mortifica la democrazia parlamentare. Togliamo il disturbo ma ci saremo sempre quando si tratterà di votare provvedimenti utili. Non partecipiamo al voto di questa risoluzione”.

RENZI: OGGI I MODERATI DI CENTRODESTRA SCOMPAIONO

“Oggi i moderati di centrodestra segnano la loro scomparsa politica”. Così Matteo Renzi nelle dichiarazioni di voto al Senato. Mentre il leader Iv si stava rivolgendo ai ‘moderati del centrodestra’, Ignazio La Russa ha gridato in aula: “Stai sereno”.

Replica Renzi: “Quello sempre Ignazio, ti potrei chiedere i diritti di autore.. e comunque che La Russa sia contento è comprensibile, mi domando come possano esserlo quelli che pensavano di essere nel Ppe”.

“Nulla sarà più come prima da domani. E lo dico partendo da sinistra: io non so come qualcuno di voi, amici e compagni del Pd, possa pensare dopo questo disastro di allearsi con il M5s, per me è un mistero della fede e sappiate che comunque noi saremo da un’altra parte”.

LEU: CI PRENDIAMO LE NOSTRE RESPONSABILITÀ

“Noi non ci siamo mai sottratti dalle nostre responsabilità e lo faremo anche questa volta. Per questo motivo i senatori di Leu-Ecosolidali voteranno la risoluzione e la fiducia”. Lo ha detto la capogruppo di Leu, Loredana De Petris, esprimendo il voto a favore sulla fiducia posta dal governo a palazzo Madama sulla risoluzione presentata dal senatore Pier Ferdinando Casini.


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