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Giuseppe Conte

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CON un occhio che controllava la rotta tra Algeri e Roma, Mario Draghi ha vissuto una giornata al cardiopalma in attesa, per domani, mercoledì, delle comunicazioni fiduciarie alle Camere. Il volo in Africa per chiedere più gas per l’inverno, poi il tuffo nella capitale dove lo aspettava una folla di reporter.

L’incognita di queste ore riguarda il comportamento dei grillini, saranno pronti a ridare la fiducia al governo Draghi? Ci sono due segnali che promettono la prosecuzione dell’esecutivo. Quando deputati e senatori sfileranno sotto i banchi del governo e annunceranno il loro voto sarà compiuto un primo atto. Un voto di fiducia come per tradizione a un governo che sta per nascere con il sistema della chiama nominale su un ragionamento politico, quello che farà Draghi in Aula e non su un testo di legge.

Ma un altro segnale, anche più corposo, in direzione della prosecuzione del governo è arrivato dalla richiesta del Pd, M5s, Insieme per il futuro, Leu e Italia Viva alfine di votare prima alla Camera e poi al Senato. E ciò sarebbe funzionale a quel “fatto politico” sollecitato da Mario Draghi, ovvero, potrebbe convincere il premier a rivedere la scelta delle dimissioni. La conta prima alla Camera poi a Palazzo Madama ha la sua logica nel fatto che gli uomini di Conte sono molto compatti.

Se i 5stelle dissidenti, annunciassero l’addio all’ex premier prima del voto – cosa che ormai viene data per probabile – Mario Draghi potrebbe revocare le dimissioni e incassare il voto favorevole prima al Senato e poi alla Camera. Ma l’iniziativa che reca la firma di Pd, 5stelle e Italia Viva, non va giù alla Lega che parla di farsa.”

“Ora Pd e 5stelle chiedono a Draghi di comunicare prima alla Camera e poi al Senato perché Conte è più debole a Montecitorio – scrivono i capigruppo Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo – Giochini vergognosi perché vanno contro la prassi che vuole le comunicazioni del premier siano fatte nella Camera di prima fiducia o dove si è generata la crisi”. Per dimostrare che qualcosa sta cambiando direzione, rispetto alle rigidità di questi giorni, ci sono altri segnali.

Il primo è che Conte non è stato informato della richiesta, avanzata dal capogruppo M5s, Davide Crippa, di avere le comunicazioni di Draghi prima alla Camera e poi al Senato. La seconda è l’affermazione di Crippa che quando si va all’opposizione “non migliori la vita ma fai solo propaganda”. Come dire che lui non è incollato alla poltrona. Intanto però un altro gruppo (tra i 15 e i 20 parlamentari) sarebbero pronti a lasciare Conte.

Mentre Letta vuole che il governo Draghi continui, Giorgia Meloni attacca: “Appelli, ripensamenti, suppliche e giravolte: per paura di essere sconfitta la sinistra è disposta a tutto pur di scongiurare il ritorno al voto. Possono fuggire quanto vogliono, arriverà presto il giorno in cui dovranno fare i conti con il giudizio degli italiani”. Intanto la società civile si sta mobilitando a favore di Draghi. Come afferma Osvaldo Napoli di “Azione”, “per la prima volta nella storia della Repubblica, le persone si stanno mobilitando in molte città e scendono in piazza a difesa di un governo, contro la tradizione di contestarlo, quindi contro i piccoli intrighi e le convenienze della politica chiusa nel palazzo. Dopo 15 anni di vaffaday arriva la rivolta dell’Italia civile”. Secondo Osvaldo Napoli gli italiani temono le gravi conseguenze di una crisi al buio e del voto anticipato nel momento drammatico che stiamo vivendo.

Chi vuole il voto se ne infischia dei problemi delle famiglie, degli aiuti da assegnare con un altro decreto alla fine del mese, delle imprese imballate fra rialzo dei tassi e bollette energetiche lunari. Ed affronta la questione crisi: “Il passaggio parlamentare di mercoledì avviene su un terreno meno fragile e malfermo rispetto a poche ore fa. Il marasma in cui è precipitato il movimento 5stelle non è di per sé un ostacolo per rinnovare la fiducia, Draghi non vuole, giustamente, una maggioranza solo numerica ma chiede una cornice politica rispettosa del mandato a suo tempo ricevuto da Mattarella”. L’onorevole Napoli pensa che Draghi possa ottenere entrambe le cose.


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