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Il leader del Movimento Cinque Stelle Giuseppe Conte

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Il movimento 5 stelle sta andando verso una nuova scissione. Una trentina di parlamentari favorevoli a Draghi sarebbero pronti a votare la fiducia al governo. L’ala governista nelle ultime ore sarebbe impegnata in un braccio di ferro estenuante con coloro che ormai si ritengono all’opposizione o comunque vicini all’appoggio esterno.

Tra rinvii, fughe di notizie, smentite i grillini sono nella bufera. Questo tira e molla avrebbe sfiancato Draghi mentre Giuseppe Conte prova a mediare, ad ascoltare le varie anime. Tra i grillini spunta una notizia: Conte non controlla più la maggioranza dei gruppi parlamentari che gli sarebbero contro.

 La legislatura appare sempre più in bilico, ma ci sono ancora 4 giorni per trattare. Per stamane è convocata una nuova riunione del Consiglio nazionale, ma circola sempre più la notizia che i pontieri, da sempre sottotraccia, stanno completando una mediazione. In cima alla lista dei partiti che puntano a non chiudere la legislatura c’è il Pd con il sostegno di Leu. Andrea Orlando assicura: “Noi lavoriamo per la prosecuzione di un governo di unità nazionale”.

Che sia una consultazione online a risolvere le contraddizioni e le difficoltà dei 5 stelle, nessuno sembra crederci, ma chi sta seguendo l’evoluzione della crisi è pronto a scommettere che sarà così. Mentre è in corso il Consiglio nazionale del movimento, a 4 giorni dal momento in cui il premier Mario Draghi riferirà alle Camere su invito del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dopo il voto di fiducia al governo sul decreto Aiuti, il mondo politico guarda con rinnovato interesse all’ipotesi di ritirare i ministri. La legislatura è in bilico, con o senza 5stelle. Il Draghi bis sembra allontanarsi sempre più. I partiti hanno ancora 4 giorni per trattare e rimettere insieme i pezzi della crisi che si è aperta con il non voto di fiducia dei 5stelle. Ma l’impresa è in salita. Le divisioni sono sempre più marcate ed il movimento è attraversato da continue tensioni. 

Il Pd invece spera in un ripensamento di Draghi. Si discute molto, in queste ore, fra le fila dei 5stelle partendo dalla consultazione online che comprenda una nuova votazione sulla fiducia al primo ministro, Mario Draghi, qualora accettasse di sottoporsi a una verifica in Parlamento. Tra le fila dei pentastellati c’è una forte divisione che, stando ad alcune stime, si aggira intorno al 70%. Una spaccatura che si ripercuote sul movimento nel suo complesso. A cercare una soluzione sono arrivate le parole di Enrico Letta, segretario del Pd, il quale ha lanciato, dal pulpito del congresso del Psi, un appello alle forze politiche che hanno sorretto, con grandi risultati positivi il cammino del governo Draghi. Ha così spiegato: “Al fine di non interrompere questo cammino, venga rilanciato – ha detto Letta – a partire da mercoledì con un nuovo voto di fiducia. In quella sede venga stabilito un percorso di 9 mesi per completare le riforme”.

E subito arrivano le reazioni della Lega. “Letta all’improvviso si sveglia e capisce che gli italiani hanno bisogno di un governo forte e operativo su bollette, tasse e lavoro. Lui che fino alla fine ha fatto di tutto per dividere la maggioranza”. Per Forza Italia, il movimento 5 stelle deve essere fuori dal governo. Noi abbiamo idee molto chiare, non possiamo continuare a governare con loro”. Giorgia Meloni fa sapere che non chiede elezioni adesso per sondaggi favorevoli. “Lo diciamo da tempo quando c’erano altri numeri”.

Che Draghi possa cambiare opinione resta un’incognita. E’ però opinione comune che non muterà di una virgola. Ma Azione si chiede come possa restare con partiti che si azzuffano di continuo. Secondo Osvaldo Napoli,

“la Lega attacca il Pd e dal Pd arrivano repliche stizzite. Forza Italia disponibile al bis di Draghi purché lasci fuori il M5S, Fratelli d’Italia recita sé stesso cioè elezioni e amen. E infine il M5S dove nessuno controlla nessuno. Se questo è il panorama politico, chi, con un pizzico di buon senso, può pensare che Draghi torni sui suoi passi per rimanere? Colpisce, invece, un dato: dalle istituzioni europee come da oltreoceano arrivano appelli accorati al presidente Draghi perché non interrompa il suo lavoro. Non meno accorati sono gli appelli di queste ore che arrivano da alcuni governatori e dai sindaci delle principali città italiane, di centrodestra e di centrosinistra, tutti uniti nel chiedere a Draghi di andare avanti”.

Riflette Osvaldo Napoli: “È impressionante osservare il distacco fra chi, come i sindaci e i governatori, si confronta ogni giorno con i problemi, e spesso i drammi della vita quotidiana e un ceto politico-parlamentare interessato solo a sistemare le proprie miserevoli partite per conquistare un potere che poi non sa neppure governare. Europa e Stati Uniti, da un lato, sindaci e governatori dall’altro hanno chiara la posta in gioco e la voragine che si aprirebbe sotto i nostri piedi con l’uscita di Draghi”.


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