Il ministro Luigi Di Maio con il sindaco di Milano, Giuseppe Sala
4 minuti per la letturaQuando aveva parlato di dialogo con i territori, tutti pensavano alla Campania. O comunque al Sud. Invece Luigi Di Maio la prima uscita di peso sui territori la fa a Milano. Nel cuore pulsante della Lombardia e del Nord dove non si pensava potesse avere udienza. Invece Giuseppe Sala gli ha aperto eccome e volentieri per discutere di futuro. Scatenando per altro un putiferio in ogni direzione, anche se pur essendo un sindaco sostenuto da una coalizione di centrosinistra, Sala si è sempre tenuto a distanza sia dal Partito democratico che dal Movimento 5 Stelle, cioè quelli che dovrebbero essere i grandi partiti alleati per le regionali 2023.
Dunque il primo dato vero dell’incontro è che Di Maio si è dimostrato un esperto comunicatore: lo stesso primo cittadino milanese ha dovuto subito specificare che non hanno un progetto politico comune, perché in tanti si stavano preoccupando. “Se incontro un ministro è chiaro che in primis ho in testa i bisogni di Milano”, comunque con il ministro Luigi Di Maio “ci confrontiamo su una serie di idee, da qui a dire che potrà nascere qualcosa con lui o con altri per me è prematuro” si è affrettato a precisare dopo l’incontro. E ha pure giurato che è pronto a mettere la firma sul fatto che non lascerà mai il posto di sindaco.
Ma il primo cittadino meneghino ha anche blandito Di Maio: “Credo che lo stesso Di Maio stia costruendo quello di cui c’è bisogno, questa è la fase in cui tanti si parlano, io con lui parlo ma non c’è ad oggi un progetto per partire”. Comunque, ha aggiunto il sindaco, il ministro degli Esteri “è una persona con cui mi confronto, apprezzo la sua voglia in questo momento di dare un contributo per la tenuta di un governo che purtroppo è un po’ traballante ma obbligato ad andare avanti”.
Una rete di sindaci come Sala a fare da sponda a Insieme per il futuro potrebbe essere un veicolo forte per i progetti di Di Maio. Posto che ne abbia. L’unico tema pratico di cui pare abbiano parlato i due è il tribunale dei brevetti che dovrebbe ormai essere diretto verso Milano, per il resto permane un buio tematico, ma non di dichiarazioni: la mossa del ministro degli Esteri è riuscita più a far irritare un potenziale alleato come Carlo Calenda che in Lombardia e nel Nord in generale conta di riscuotere molto successo.
Il giorno dopo l’avvio del confronto tra il primo cittadino milanese con il ministro degli Esteri è toccato al leader di Azione Carlo Calenda annunciare la partenza di un nuovo soggetto che mira ad aggregare le forze ‘liberali, democratiche, repubblicane e europeiste’. La nascita ufficiale della nuova formazione, in tandem con +Europa, sarà il 24 settembre, data in cui avrà luogo il congresso fondativo. Un appuntamento “a inviti aperti” – da Italia Viva, a Giovanni Toti – a patto che “si sia coerenti con ciò che si dice”, ha messo in chiaro Calenda.
“Stiamo cercando di fare l’unica cosa che può salvare il Paese. Non c’è che una soluzione: che questo movimento alle prossime elezioni prenda più del 10% e non consenta un governo di destra”, ha spiegato l’ex ministro dello Sviluppo economico, ribadendo poi il suo no ad alleanze con “trasformisti” e rimarcando il veto sui 5 Stelle, “che sono un pericolo per la sicurezza nazionale” e “insieme a FdI andrebbero “esclusi” dalle prossime coalizioni di governo”. Del campo largo, ha affermato Calenda, “non ce ne frega nulla. Il ‘grande centro’ è solo un giochino estivo”.
Quindi la presa di distanza da Sala: “Vorrei capire cosa lo spinge anche solo ad aprire una discussione con Luigi Di Maio, che con quest’area non c’entra niente. Forse è l’effetto del long Covid…”. Pronta la replica del sindaco: “Rispetto l’opinione di Calenda – ha detto Sala – ma in momenti in cui bisogna riflettere sul futuro del Paese forse è meglio prima capire cosa si vuole e si può fare e poi parlare”. Con Di Maio, ha precisato Sala, “ci confrontiamo su una serie di idee, da qui a dire che potrà nascere qualcosa con lui o con altri per me è prematuro”.
Certa, invece, la sua permanenza a Palazzo Marino: “Se c’è da sottoscrivere da qualche parte che non mi candiderò a nulla – ha rimarcato il sindaco – lo sottoscrivo, perché così sarà. Io andrò avanti in ogni caso a are il sindaco di Milano. È il mio dovere, non ci possono essere deviazioni in questa fase rispetto al mio percorso”.
Quindi in un momento Sala ha chiarito anche il suo essere fuori dai giochi per le regionali, seppure il suo nome continui a circolare come quello giusto per sfidare il centrodestra. Nel fantacalcio della politica che per il momento fa circolare nomi e volti come una girandola, forse qualcuno pensa persino a Di Maio: in fondo come centrista è credibile e soprattutto sono pochi gli italiani che non lo conoscono. Improbabile certo, ma il ministro ha dimostrato di saper orientare l’attenzione dei media, una caratteristica da non sottovalutare per chi vuole vincere e convincere al Nord. E nel frattempo ha dimostrato di avere amici anche imprevisti: una volta litigavano, ora si prendono gli aperitivi insieme.
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