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Matteo Salvini e Giorgia Meloni

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La stretta della Banca centrale europea sui tassi di interesse ha scatenato un venerdì nero per l’Italia sui mercati finanziari e l’aumento dello spread tra titoli decennali italiani e tedeschi. Ha pure ridato fuoco alle ceneri dell’antieuropeismo che covavano nel braciere del populismo italiano e che soltanto il Recovery Plan e l’unità nazionale intorno a Mario Draghi avevano momentaneamente raffreddato.

Per Matteo Salvini, “l’Italia è sotto attacco”: l’Europa “vuole svenderla come la Grecia”. Giorgia Meloni condanna l’iniziativa della Bce come “intempestiva, miope e inopportuna”. Perfino l’europeista Tajani si adombra per conto di Forza Italia. In polemica con l’Europa, Giuseppe Conte avverte che “l’intervento della Bce sicuramente creerà nuove difficoltà alle famiglie”. Prendersela con l’Europa, d’altra parte, è un’occasione troppo ghiotta per lucrare un po’ di consenso giusto in tempo per il voto amministrativo di oggi.

È vero: ci si poteva aspettare da Christine Lagarde, presidente della Bce, cautela e tempistiche migliori. In chiusura della ministeriale dell’Ocse a Parigi, lo fa intendere anche il prudente ministro dell’economia Daniele Franco: il rialzo dei tassi “deve avvenire senza tensioni e choc”, meglio “evitare di introdurre in questo contesto tensioni non necessarie”.

Ma il proposito della Bce di mettere fine all’acquisto di titoli del debito pubblico col programma del Quantitative Easing (Qe) per rispondere all’aumento incalzante dell’inflazione è nota da tempo. Finora il Qe aveva permesso di mantenere a livelli accettabili lo spread, vale a dire il costo dei nostri Btp rispetto agli altri (in particolare, rispetto al Bund, vale a dire il Btp tedesco).

L’acquisto dei titoli del debito pubblico italiano da parte della Bce ha comportato maggiore liquidità per le banche che hanno così potuto concedere prestiti ai propri clienti a condizioni migliori. L’aumento della circolazione della moneta, però, aumenta anche l’inflazione, proprio nel corso di un’esplosione dei prezzi che allarma le economie occidentali.

Il compito principale della Bce è la difesa del valore della moneta: ecco perché – persino con un po’ di ritardo – mette oggi fine all’acquisto straordinario dei titoli di stato. Certo, c’è una profonda differenza tra l’aumento dei prezzi negli Usa e nella Ue. Lì è provocato da una maggiore domanda interna stimolata da un programma massiccio di investimenti federali. Qui è provocato dalla carenza dell’offerta di materie prime.

Il timore degli operatori è che l’aumento del costo del denaro possa stoppare la ripresa trascinando l’Europa in recessione. In una situazione difficile come questa una classe politica seria e lungimirante dovrebbe comportarsi di conseguenza. Mostrarsi preparata di fronte ad un evento atteso. Rasserenare le famiglie italiane piuttosto che soffiare sul fuoco dell’incertezza. Aiutare il governo nell’attuazione del Pnrr. Raccogliere le sfide che questi tempi di crisi impongono.

Viceversa, i leader nostrani, abituati al linguaggio della demagogia e del complottismo, sono già partiti alla carica. Accusano la Bce di desiderare l’affossamento dell’economia italiana. Pretendono dal governo di sbattere i pugni sul tavolo a Bruxelles in cerca di nuove concessioni.

Nessuno ha il coraggio di ammettere la verità: veniamo da alcuni anni nei quali, vuoi per ragioni oggettive esterne come la pandemia, vuoi per politiche pubbliche lassiste, si è preferito distribuire bonus e sussidi piuttosto che mettere i conti in ordine. Ma le esperienze del passato dovrebbero averci insegnato che l’aumento dello spread è proprio un effetto del pressappochismo nella gestione dei conti pubblici.

Nessuno di questi leader caciaroni è capace di convivere con le politiche di austerità. I governi gialloverdi e giallorossi non si sono distinti per comportamenti virtuosi sui conti pubblici. La pandemia, alla fine, non solo ha coperto i nostri limiti, ma ha stimolato il soccorso europeo del Next Generation Eu, illudendo la classe politica italiana di poter continuare a vivere di rendita. Ancora in questi giorni si sente proclamare l’urgenza di nuovi scostamenti di bilancio.

Questo perché per la gran parte dei partiti italiani l’idea di fare debito e distribuire sussidi a destra e a manca è considerata una conquista. L’iniziativa della Bce riporta la politica italiana a confrontarsi con la realtà. Ma nel frattempo aspettiamoci un anno di campagna elettorale all’insegna del populismo antieuropeo.


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