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Il presidente del Consiglio Mario Draghi

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SI SUSSEGUONO i “bollettini” che vedono in peggioramento le prospettive di crescita italiana, da Confcommercio a Fitch, e contano i “danni” sul sistema economico provocati della guerra di Punti in Ucraina che, stima l’indagine dell’Istituto Tagliacarne diffusa da Unincamere, avrà un alto impatto su 9 imprese su 10 per effetto del mix caro energia-materie prime-semilavorati.

Mentre lo stop della Russia al gas diretto alla Polonia e alla Bulgaria dopo il rifiuto di pagare in rubli ha suonato l’allarme – rilanciato direttamente dal Cremlino – anche per gli altri Paesi considerati “ostili”. Una situazione che rende urgente le contromisure sul fronte delle sofferenze economiche e sociali, come su quello della diversificazione delle fonti di approvvigionamento di energia.

Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, – tornato a lavorare a Palazzo Chigi dopo il test negativo al Covid – prova a stringere, quindi, sul decreto con gli interventi di sostegno alle imprese e alle famiglie, il pacchetto energia e le semplificazioni per imprimere una forte sburocratizzazione per le rinnovabili che, inizialmente annunciato per oggi, approderà in Cdm lunedì. Il premier ieri ha fatto il punto con il ministro dell’Economia, Daniele Franco, e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Roberto Garofoli. Nel provvedimento – proprio per fronteggiare l’emergenza gas – dovrebbero trovare spazio anche misure per allentare la dipendenza da Mosca, come la messa a regime delle centrali a carbone ancora attive nel Paese, già anticipata dal premier al Parlamento. Per gli interventi di sostegno economico sul piatto ci sono i sei miliardi recuperati nel Def dalla differenza tra il deficit programmatico e tendenziale. Risorse che, sottolinea il ministro Franco, durante il question time alla Camera, portano l’ammontare complessivo delle risorse messe in campo nel 2022 dall’esecutivo per sostenere l’economia a 21,5 miliardi.

«Il governo – ribadisce il ministro – intende sostenere il potere di acquisto delle famiglie, si interverrà nuovamente se si osserveranno segnali di maggiore persistenza del caro-energia rispetto alle previsioni». Quanto alla possibilità di attingere agli extra-profitti (circa 40 miliardi) realizzati negli ultimi mesi dalle imprese di alcuni settori produttivi, come l’energetico, per finanziare altri interventi per le aziende in crisi e i lavoratori, l’esecutivo «continuerà a monitorare l’evoluzione della situazione economica e valuterà attentamente la necessità di introdurre ulteriori misure di reperimento delle risorse», assicura Franco (che, per inciso, ha anche garantito che non ci sono ci sono «criticità» o «impedimenti» per la proroga oltre il 30 giugno dei termini per il raggiungimento del 30% dei lavori per le case unifamiliari e le villette nell’ambito del Superbonus 110%).

Il ministro ha, intanto, tracciato il perimetro dell’intervento atteso in Cdm che, ha affermato, mira a «contenere l’aumento dei prezzi dell’energia e dei carburanti, assicurare la necessaria liquidità alle imprese e rafforzare le politiche di accoglienza dei profughi ucraini, adeguare i fondi destinati alla realizzazione di investimenti pubblici e la dinamica dei costi dell’energia e delle materie prime e continuare a sostenere la risposta del sistema sanitario nei settori maggiormente colpiti dalle attuali emergenze».

Verranno prorogate quindi le misure contro il caro bollette e benzina). Si “allunga” quindi il taglio di 30,5 centesimi (tra Iva e accise) sul carburante – in scadenza il 2 maggio – cui dovrebbe aggiungersi una riduzione di circa 30 centesimi del prezzo di vendita del metano per autotrazione per il consumatore finale. Si attende poi  l’esito dei negoziati – e del pressing condotto in prima linea dal governo italiano titolare della proposta – in sede Ue per la definizione di un tetto al prezzo del gas. Il governo interviene anche sul caro materie prime che mette a rischio stop i cantieri e le opera pubbliche previste nel Pnrr. «Il costo delle materie prime per realizzare gli stessi progetti è raddoppiato e, quindi, non ci stiamo dentro più», sottolinea il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, di fronte alla platea di Unioncamere.

Sul fronte dell’emergenza gas, mentre Arera ha approvato ieri ulteriori strumenti per promuovere il raggiungimento dell’obiettivo di riempimento di almeno il 90% delle scorte nazionali, il governo sta valutando l’ipotesi di aumentare – con una norma ad hoc – la produzione a carbone, portando subito a regime – per un tempo massimo di due anni – gli impianti di Brindisi, Civitavecchia, Fusina e Monfalcone. Questa misura consentirebbe di tagliare circa 3 miliardi di metri cubi di gas. La politica intanto spinge per ampliare la portata del provvedimento. Il segretario del Pd, Enrico Letta, chiede «un intervento shock da 15 miliardi (6 miliardi ci sono, è il ragionamento, 5 dallo scostamento e il resto dagli extra-profitti) che fermi i segnali di recessione, se non si farà così – sostiene – la recessione nel Paese sarà pesantissima». Richiesta che accompagna con l’appello in prima battuta all’Unione europea per un tetto al prezzo del gas e – qualora non si riesca a convincere tedeschi e olandesi, ancora riluttanti – in seconda all’esecutivo affinché proceda in autonomia.

Dalla Lega, invece, Matteo Salvini, rilancia l’Sos degli enti locali alle prese con le bollette “impazzite” e il rischio di dover ridurre i servizi ai cittadini: cita il caso del Comune di Lesignano de’ Bagni, paese di 5mila anime in provincia di Parma, con la bolletta schizzata dai 16.421,62 euro di quella di gennaio e febbraio 2021 a 29.169,84 euro per lo stesso periodo del 2022: «Il governo – dice – ha già stanziato delle risorse, ma la Lega è impegnata affinché sia garantito lo stanziamento di almeno altri 5 miliardi».


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