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Massimiliano Atelli, presidente della Commissione Via-Pniec-Pnrr per snellire le procedure e la burocrazia

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Ha chiesto un cambio di passo, Mario Draghi. E poiché le rassicurazioni del ministro del Mite, Roberto Cingolani, non sono bastate, il premier farà di testa sua. Per accelerare le procedure di autorizzazione delle rinnovabili serve un Commissario straordinario di governo per byssare i veti delle Sovrintendenze. Lo chiede Draghi ma lo vogliono anche Brunetta e Giovannini, alle prese con il nodo delle Semplificazioni.

Già domani, nella seduta del prossimo Cdm, potrebbe arrivare la nomina. All’ordine del giorno per ora c’è solo il dl Aiuti. Vanno sciolti gli ultimi nodi, vinte le resistenze del ministro del Mibac Dario Franceschini.

Il premier non perde occasione per riproporre la necessità di velocizzare gli iter di autorizzazioni del fotovoltaico e dell’eolico. Snellire le procedure per il via libera ai nuovi rigassificatori, le due navi che saranno gestite da Snam e gli impianti di Gioia Tauro e Porte Empedocle. Quest’ultimo sbloccato da una sentenza del Tar ma “bloccato” dall’ennesimo pronunciamento della sovrintendenza regionale pronta a bocciarne la realizzazione.

Dentro questo braccio di ferro c’è l’Italia sospesa che Draghi non vuole. C’è la prudenza di Cingolani, poco propenso a risolvere i problemi nominando l’ennesimo commissario in stile Figliuolo. E la necessità di Franceschini di mediare, tenersi buoni i suoi dirigenti che si sentirebbero scavalcati.

La scelta del governo – se non ci saranno altri stop – cadrà su Massimiliano Atelli, ex magistrato della Corte dei Conti che ora ricopre l’incarico di presidente della Commissione Via-Pniec-Pnrr. Una sequela di acronimi che la dice lunga sui passaggi necessari ad approvare la realizzazione di un impianto per la produzione di energia pulita.

Il CASO TOSCANA

Un ruolo a parte vorrebbero recitarlo i governatori delle Regioni. Il presidente della Toscana, Eugenio Giani ha chiesto più autonomia differenziata.
«Serve – ha detto – un meccanismo che dia più royalty ai territori: imprese e cittadini devono poter usufruire di una riduzione del costo dell’energia».

Tradotto: via libera al rigassificatore di Piombino e agli impianti di fotovoltaico ed eolico, ma in cambio chiedo compensazioni e più risorse. Per inciso: la Toscana grazie alla geotermia produce il 30% del suo autoconsumo e il contratto con Enel scadrà tra due anni.

In Olanda – per guardare fuori dal recinto nazionale – per produrre energia pulita le pensano tutte. Persino le barriere antirumore vengono utilizzate per impiantare il fotovoltaico su ferrovie e autostrade. Un km di barriere è in grado di assicurare energia sufficiente a coprire il fabbisogno di 50 famiglie. Anche se, va detto, la densità abitativa e la conformazione del territorio sono completamente diverse e vanno presi in considerazione anche i costi della manutenzione.

PRIMO SEGNALE DA TARANTO

In Puglia, denuncia la Confederazione italiana della piccola e media impresa privata, (Confapi) sono 396 i progetti bloccati dalla burocrazia. L’inaugurazione del Parco eolico di Taranto è un primo segnale. «Abbiamo messo a fattor comune il miglior know how – rivendica Carlo Martino, presidente Confapi Puglia – Sul territorio insistono aziende sane e solide che già operano con successo nel settore energia. Puntiamo all’eolico off shore e all’idrogeno verde. Il primo – continua Martino – ha un impatto ambientale minimo e un’elevata capacità di produzione, Il secondo è il miglior sistema di storage per l’energia prodotta e presto potrà essere utilizzato anche per i trasporti».

Sono imprese che non chiedono agevolazioni. Non bussano a quattrini. «Chiediamo al governo di sburocratizzare, niente altro, tutto il resto possiamo farlo da soli e in fretta».

La missione a Tel Aviv del ministro per lo Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, va invece in un’altra direzione, Punta a stringere un rapporto di collaborazione con Israele per rilanciare il progetto EastMed, «una pipeline che congiunga e permetta di trasportare gas ma anche, in prospettiva, idrogeno verde prodotto con le energie rinnovabili».

PROGETTI NEI CASSETTI

Affrancarci dal gas russo – 29 miliardi di metri cubi l’anno, poco meno del 40% di quanto ne utilizziamo – e dai combustibili fossili significa riallacciare rapporti economici che erano stati accantonati. Progetti rimasti nei cassetti. Tra questi il gasdotto di 1.900 km, un terzo in terraferma, e il restante in mare aperto, che porterebbe il gas israeliano dai giacimenti scoperti a largo delle coste, nel mediterraneo orientale, all’Italia, e proprio in Puglia. Dove alcune associazioni ambientaliste sono già in fermento e contestano l’eventuale gasdotto considerandolo altamente invasivo e inquinante.

«Più sono le nazioni fornitrici meglio è» ha chiosato il ministro alla ricerca di «Paesi affidabili». Il mercato dell’export israeliano è in continua crescita e può contare su due grandi giacimenti, il Tamar e il Leviathan, in grado di assicurare al Paese non solo autosufficienza per i prossimi 25 anni, ma anche preziose risorse da investire nelle energie pulite e rinnovabili.


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