L'ex premier Giuseppe Conte
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Scambi di insulti, minacce e accuse tra i parlamentari 5Stelle. Presi di mira quei senatori e deputati che anziché favorire la candidatura al Quirinale di Elisabetta Belloni hanno spinto per la rielezione di Sergio Mattarella sventando il piano per disarcionare Draghi e mandare in fibrillazione la maggioranza. Da ieri intanto Giuseppe Conte è ufficialmente un leader “abusivo”.
Una sentenza del Tribunale di Napoli lo ha degradato seduta stante. Ha accolto il ricorso di 3 militanti del M5S, sospeso la validità della modifica dello statuto grazie alla quale l’ex premier l’estate scorsa era riuscito a farsi eleggere presidente. Una scossa che farà tremare dalle fondamenta il Movimento. Il colpo, durissimo da incassare che si abbatte sui pentastellati mai così divisi come in queste ore.
Le scorie lasciate dallo scontro sul Colle infuocano le chat interne di deputati e senatori con accuse di “cyberbullismo”.
GRAVI VIZI DECISIONALI FUORI ANCHE I 5 VICE
Le due delibere impugnate dagli attivisti risalgono all’agosto scorso. La prima riguardava la modifica dello statuto, la seconda le elezioni del nuovo leader, La settima sezione civile del Tribunale partenopeo ha ravvisato in entrambe “gravi vizi del processo decisionale”, primo fra tutti l’esclusione dalla votazione di un oltre un terzo degli iscritti e il conseguente mancato raggiungimento del quorum nell’ambito del processo intentato da un gruppo di iscritti.
E ora? Ora si ritorna alla casella di partenza. Ritorna il vigore il vecchio statuto, insieme a Conte perdono i caporali del comando anche i 5 vice presidenti essendo cariche non previste dal vecchio ordinamento interno, dovrà essere nominato un nuovo direttivo.
La decisione del Tribunale arriva all’indomani delle dimissioni di Luigi Di Maio da garante. L’ennesima frattura, la più profonda tra il ministro degli Esteri e l’ex “avvocato del popolo”. Uno scontro al calor bianco che si protrae da almeno 6 mesi, dietro al quale secondo molti si cela l’operazione per far cadere il governo Draghi: la candidatura di Elisabetta Belloni, la direttrice dei Servizi segreti, la carta segreta da tirare fuori al momento giusto per scardinare gli equilibri della maggioranza. Il vero obiettivo di Giuseppe Conte.
RITORNO A ROUSSSEAU
Azzerate le cariche, decapitato il vertice. si ritorna a Rousseau e potrebbe tornare a giocare un ruolo anche Davide Casaleggio, finito in fuorigioco.
Chi guida ora il Movimento? “In questo momento nessuno”, è la risposta secca dell’avvocato Lorenzo Bollè che ha presentato il ricorso presentato da Liliana Coppola, Renato Delle Donne e Steven Brian Hutchinson, tre militanti della base grillina partenopea in passato molto vicini ad Alessandro Di Battista. Lo smacco per Conte è evidente. Un avvocato e un professore di diritto sconfitto sul suo terreno, le due delibere adottate dall’assemblea – con esclusione degli iscritti da meno di 6 mesi – invalidate. Ma più ancora pesa la sconfitta politica e il vuoto che è venuto a crearsi, un vuoto che rischia di lasciare il M5s su un binario morto in un susseguirsi di carte bollate, ricorsi e contro ricorsi. La scissione paventata fino a qualche giorno fa ora diventa una separazione legale. Dei due sfidanti ne resterà uno solo, chi dei due lo ha stabilito un Tribunale.
LA PROFEZIA DI GRILLO
L’altro grande sconfitto dell’ennesimo scontro fratricida è Vito Crimi. Eppure Beppe Grillo, con un post profetico lo aveva messo in guardia. “Credo che tu Vito non abbia ben interpretato il provvedimento del garante della privacy che ti rimetto – scriveva Sul suo blog l’ex comico genovese il 30 giugno scorso – la arte cerchiata in rosso specifica bene che Rousseau può trattare i dati in caso di esplicite richieste del Movimento, nessuna galera, dunque. Al contrario sarebbe proprio il votare su una piattaforma diversa che esporrebbe il movimento e te in prima persona ad azioni anche risarcitorie da parte di tutti gli iscritti”. E ancora prevedendo quello che poi sarebbe diventato il vulnus che ha innescato la battaglia processuale “prima di votare su un’altra piattaforma è, infatti, necessario modificare lo statuto con una votazione su Rousseau, inoltre nella mancanza di un organo direttivo l’unico autorizzato a indire le elezioni dello stesso è il garante e in quanto tale l’ho fatto secondo le sole modalità previste dallo statuto vigente”. Per l’ex reggente Crimi è una aperta sconfessione del suo operato. Una pietra tombale sulla sua credibilità, E in questo processo di delegittimazione i social si sono già scatenati.
Nulla in confronto al furore iconoclasta riverberato sulla chat Telegram di deputati e senatori “M5S 18 esima legislatura”. Presi di mira i parlamentari che hanno sostenuto Mattarella contro le indicazioni di Conte che aveva virato sulla Belloni. Una sorta di ammutinamento generale, una rivolta contro il leader del partito, che, visto l’esito finale del voto e le ovazioni al momento della proclamazione dell’attuale presidente salutata con 55 applausi ripetuti, ha vinto su tutta la linea L’accusa, – proprio come accadeva ai primi tempi – è quella di aver parlato con i giornalisti. Una colpa grave un peccato mortale. “Rimangono amici perché gli fornisci ciò che bramano – si legge in uno dei tanti messaggi – dubito che ti rilancerebbero se volessi parlare di meritocrazia e riduzione degli stipendi Rai”.
Alberto Airola e Marco Croatti inviperiti contro un collega: “Se Roberto Casaleggio fosse ancora vivo tu staresti già al Misto”. E ancora, prendendo di mira un “dimaiano” definito “kingmaker de’ noantri, vergognatevi!, non lo avete conosciuto (Gianroberto Casaleggio, ndr), non avete nulla di quello che ci ha insegnato, del rispetto per gli altri, delle regole del gruppo, avrebbe chiamato Mariolina Castellone per fare la lettera di espulsione e e poi dopo 15 minuti lo avrebbe fatto, siamo stanchi di gente che si sente al di sopra di di tutti, stanchi delle coltellate che ci si dà alle spalle in questo residuo di gruppi parlamentari e di gente come voi. Perché su questa nave ci sono compagni di viaggio che si aiutano e chi invece non aspetta altro che darti da mangiare ai pesci”. Laura Bottici, sempre in pressing sulla Castellone: “Io chiedo quali provvedimenti intende prendere per chi continua a minare la stabilità del gruppo facendo azioni coordinate, contrarie alla maggioranza e dichiara pubblicamente la strategia”.
LA FAIDA CAMPANA
C’è il video di un’intervista rilasciata da un parlamentare 5Stelle che come un tormentone viene ossessivamente riproposto sulle chat. Mobbing parlamentare, stress test per sondare il livello di resistenza del collega preso di mira. Un messaggio a nuora perché suocera, cioè la capogruppo Mariolina Castellone, un invito ad espellerlo come si faceva i tempi di Casaleggio. Si chiede la testa di chi ha lavorato nei giorni del voto per il presidente della Repubblica per far rieleggere Mattarella. “…io sono molto preoccupato, sono soldato semplice e voglio capire cosa succede nel mio gruppo e al capogruppo democraticamente eletto”, scrive un deputato.
L’elezione della Castellone fu il primo sgarbo che Conte dovette digerire. Anche lei ora è finita nel tritacarne L’ex premier aveva puntato sul senatore sardo Ettore Licheri. Fu la prima spaccatura di una lunga serie che avrebbe scatenato una guerriglia verbale, la cosiddetta “faida campana tra “fichiani”, “contiani” e “dimaiani”. E non è finita qui. Il regolamento dei conti è appena cominciato.
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