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Il Quirinale

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Riparte il virus e gli ospedali sono già strapieni. La campagna per le presidenziali è partita con un anticipo irrefrenabile, il governo ha avuto un malessere dopo la frenata sul contributo di solidarietà e una situazione e complicata in modo inestricabile.

Il che non vuol dire che non si risolva, anzi possiamo prendere in considerazione che non ci sia alcuna crisi politica ma soltanto una doppia fretta per i regali di Natale, lo sciopero che è stato bloccato dal garante, Enrico Letta che un po’ va dalla Meloni e un po’ attacca Berlusconi, Berlusconi che fa campagna conquistando una buona fetta del Movimento 5 Stelle legittimando Conte e Di Maio, da cui riceve a sua volta una energica legittimazione e quindi non c’è alcuna partita reale in corso ma si ha l’impressione di un grande sommovimento.

Lo sciopero generale indetto dalla Cgil è, come abbiamo detto, brutalmente anzi frontalmente contestato da Bonomi, presidente di Confindustria, il quale non vuole cedere ai sindacati. La Cgil tentenna, ha tutta l’aria di voler tornare sui suoi passi e insomma non si sa più bene chi stia a destra, chi a sinistra e chi al centro perché il vero teatro della politica fatto di interdizioni e di ricatti non trova più attori dal momento che malgrado tutto il governo Draghi va avanti imperterrito proseguendo nei suoi programmi.

Draghi come sempre fa una eccellente figura sul palcoscenico della politica estera trattando con i grandi della terra mentre si avvertono i venti di guerra in Ucraina dove gli ucraini più che i venti sentono il rumore dei cingoli dei carri armati russi che stanno ammassandosi alla frontiera.

La questione internazionale è molto complicata, molto rischiosa, ma sembra improbabile che scoppi davvero una guerra europea perché nessuno ne ha interesse. Ma la situazione si complica proprio in Europa perché l’unione si schiera con la Polonia contro la Bielorussia, cioè il paese del dittatore Lukashenko che scarica donne e bambini migranti contro le barriere della frontiera polacca costringendo i polacchi a usare gli idranti nel gelo e il filo spinato. Gli americani, o meglio il presidente Biden e il Dipartimento di Stato, non fanno altro che conversare in streaming con Vladimir Putin per vedere di disinnescare lo scontro.

Qual è il problema? i russi non vogliono assolutamente che l’Ucraina diventi una posizione avanzata della Nato a 300 miglia da Mosca, seguitano a considerare sia l’Ucraina che la Bielorussia come due buffer States, due Stati cuscinetto che proteggono la grande pianura del più grande paese della terra.

Quali sono le conseguenze politiche in Europa? L’Europa vede di pessimo occhio il governo polacco per la sua politica contro i migranti, e per la sua cocciuta resistenza contro le leggi fondamentali della costituzione europea benché la Polonia sia uno dei paesi che incassano dall’Europa molto più di quanto non diano.

Ma l’Europa non intende cedere nello scontro sulla Bielorussia, applica sanzioni, minaccia ulteriori sanzioni anche a quella parte dell’Ucraina che di fatto agisce agli ordini di Mosca; quindi, l’Unione europea è costretta contemporaneamente a contrastare il governo di Varsavia sul fronte delle leggi europee e a proteggerlo al tempo stesso contro le aggressioni filorusse di Lukashenko. Tutto questo ha un riflesso naturalmente anche sulla politica estera dei diversi Paesi compreso il nostro che sembra decisamente solidale con l’Europa e dunque ostile a Lukashenko e a Mosca, mentre Putin candidamente spiega in televisione che lui sta facendo semplicemente gli interessi del suo Paese e lo fa con voce distratta e sottotono come se anziché parlare di guerra parlasse di programmi per le vacanze. Il fronte estero dunque molto complicato, quello interno italiano non lo è di meno dal momento che la scadenza del nuovo presidente si è fatta più imminente di quanto dichiari il calendario e ormai tutti i giochi sono scoperti. La ripresa del Covid, d’altra parte, è un brutto colpo per l’economia anche se il green pass funziona e la situazione di oggi è nettamente migliore rispetto a quella di un anno fa quando il numero dei malati era lo stesso ma il numero delle terapie intensive e dei morti era infinitamente superiore.

Quindi, i vaccini stanno funzionando benissimo malgrado le contorsioni dei no vax e dei no green Pass e nel complesso benché il Paese accusi il colpo, la situazione tiene egregiamente. Ma politicamente assistiamo a un rimescolamento di carte in cui la sinistra va a destra e questo ancora non si era mai visto. Si tratta del fatto che Letta si sia recato in casa cioè dei Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni ricevendo un’accoglienza cordialissima, come del resto l’aveva ricevuta anche la ministra Cartabia, la quale ha esaltato e lodato la fondatrice di Fratelli d’Italia così come ha fatto Enrico Letta.

Il pretesto è che se si vuole raggiungere una unità corale per eleggere un presidente sopra le parti è cosa buona e opportuna che i partiti si parlino, ma qui la questione è molto più brutta: il Paese si sta dividendo tra chi è d’accordo nel volere Berlusconi al Quirinale e chi intende recalcitrare e cercare in fretta un sostituto. L’ipotesi di portare Draghi al Quirinale sfuma perché prevale l’idea peraltro saggia secondo cui il prezioso primo ministro italiano deve contare come capo del governo per finire il suo importante lavoro.

Chi lo vuole sloggiare ovviamente intende portare il Paese alle urne per modificare radicalmente i risultati e la fisionomia dell’attuale Parlamento. Quindi il Movimento 5 stelle si oppone a fare di Draghi il presidente della Repubblica, così come si oppone Forza Italia, ma non sempre. La Lega di Salvini e Fratelli d’Italia della Meloni quando parlano della ipotesi Berlusconi al Quirinale la approvano, ma sempre infilandoci molte subordinate che rendono fragile la loro volontà sul nome del fondatore di Forza Italia.


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Stefano Mandarano

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