Matteo Renzi alla Leopolda
3 minuti per la letturaChe possa essere l’uomo dell’ago della bilancia è certamente esagerato. Per una questione di numeri, prima di tutto. Perché se i sondaggi fotografano una situazione elettorale al 2-2,5%, Matteo Renzi non può gioire.
E neppure sostenere che con quella percentuale può cambiare i governi. Il renzismo, trasportato in quel partitino che è Italia Viva (che riceve, appunto, l’interesse dei sondaggisti, per quella manciata di voti) è più che mai una stagione giunta al termine dove l’unico sostegno arriva dalla volontà sua e di alcuni membri del suo schieramento per cercare di volare alto. O forse per ritagliarsi un posto avanzato in prima fila verso l’elezione del nuovo presidente della Repubblica.
Non c’è dubbio che Renzi in questi momenti abbia un vuoto di memoria per gettare alle ortiche tutti i cattivi pensieri che frullano nella sua mente iniettati da avversari impietosi. Per cui gioca con le parole con un lessico adatto alla situazione odierna, piuttosto che a situazioni pericolose che trascinano il partito a ricevere colpi bassi ai quali non può rispondere.
Molto probabilmente se non è preoccupato dalle cifre dei sondaggi una ragione ce l’avrà: se riesce a dissimulare così bene, è segno che qualcosa ha raccolto. E lo ha fatto, come ha spiegato ieri alla Leopolda, attraverso un fine ragionamento. Inutile sottolineare che vale fino a un certo punto, ma si tratta di una costruzione adatta per il prossimo cantiere.
Ha detto che se il Pd conferma il matrimonio populista, con Conte e Di Maio, e la destra continua ad avere una trazione sovranista, sulla linea di Salvini e di Meloni, è del tutto evidente che Italia Viva ha di fronte una prateria. Però non ha indicato quali possano essere i cavalieri che sfidano la sorte. Ma se pensa di stringere alleanze con Azione o Più Europa, deve abituarsi ad altri numeri. In primo luogo perché Calenda viene dato per un cambio di binari, ovvero è pronto a cambiare direzione. E poi la dote di Azione o di Più Europa non fa invidia a nessuno, data l’esiguità delle cifre. C’è una frase che fa capire la strategia renziana. “Conta lo spazio politico, viene prima dei compagni di viaggio”.
E da qui l’appello al centro. Certo finora tutti fingono di stare al gioco, ovvero pensano che Renzi con le sue idee non muterà rotta, che non andrà con Berlusconi. E Renzi butta lì una frase sospetta: “Quando c’era un bipolarismo più spinto, con due leader forti come Berlusconi e Veltroni, l’Udc di Casini aveva il 7%. Non vedo perché oggi non si possa ripetere quel dato”. Maria Elena Boschi, garantisce che la “convergenza con il centrodestra sul decreto capienze al Senato, non mette in discussione il nostro sostegno al governo, ma dimostra che i nostri numeri contano eccome, abbiamo la possibilità di esprimere le nostre idee.
Ma i discorsi assumono spessore di conoscenza quando Renzi snocciola i nomi in probabile corsa al Colle. Casini, Amato, Casellati, Cartabia, Severino, Elisabetta Belloni. Ma sarà questa la vera sfida? Molti sono scettici. Sfida come nel 2015? “Alla fine stupii tutti favorendo l’elezione di Mattarella- Aspettate…”. È quell’”aspettate” che suona sospetto. È un gesto di sfida puro e semplice? Oppure, qualcosa che viene rimandato?
Una puntualizzazione: ci fu un altro che voleva conquistare le praterie prive dei grandi nomi, come Berlusconi, o assolutamente vuote di cavalli e cavalieri. Quel centro si è sciolto come neve al sole. L’eredità politica è sempre qualcosa che va trattata con delicatezza.
La priorità, assicura, è il Quirinale. Serve un profilo europeista e anti-sovranista per il Colle. Un nome che rafforzi l’alleanza atlantica. Mostra documenti della fondazione Open “per fare finalmente chiarezza sullo scandalo di un processo politico alla politica”. Lancia accuse a D’Alema, Prodi, Bersani. Dice che hanno fatto affari dal Kazakhistan, alla Cila fino alle acciaierie Riva di Taranto. Elogia il ruolo di Mattarella e di Draghi, “Il premier – sottolinea – dove va, fa bene”. Circa le accuse a lui rivolte, respinge la tesi che ha commesso reati di finanziamento illecito. Si chiede: “Quale reato mi si contesta? Quei soldi non sono tracciati, ma tutti bonificati. Non abbiamo violato leggi”. Intanto si apprende che nell’inchiesta “Basso profilo” di Catanzaro è stato deciso di archiviare la posizione di Lorenzo Cesa, ex segretario dell’Udc. Il gip ha accolto la richiesta della Procura.
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