Giuseppe Conte, Davide Casaleggio e Beppe Grillo
2 minuti per la letturaChe la frattura sia inevitabile non è difficile pensarlo. Si aspetta forse un segnale da parte dei due contendenti, Grillo e Conte, mai arrivato. Forse è per questo che, malgrado le parole grosse che volano, nessuno sembra orientato a fare il primo passo per scaricare l’altro. Anche se Conte è stato chiaro: «Voglio scuse pubbliche e chi sa se basteranno».
Ma se la spaccatura arrivasse, e non sarebbe come un temporale a ciel sereno, c’è una domanda alla quale, finora, alcuno ha cercato di rispondere, perché troppo impegnativa, troppo forte e persino esplosiva per tutta la politica italiana.
La domanda è: quali equilibri si possono alterare sulla struttura del governo? Se nascesse un nuovo soggetto politico quale potrebbe essere la reazione del fondatore Beppe Grillo? Le nuove dinamiche non snellirebbero il quadro politico. Questo è certo. Non aiuterebbero il desiderio di semplificazione. Ma avrebbero una pressione dirompente sul governo, è inevitabile. Nell’esecutivo i 5 stelle hanno un peso determinante nonostante le scissioni continue. Ma quella alla quale ci stiamo avvicinando è forse la più grave e certamente difficile da risolvere.
Un osservatore particolare come il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, è pessimista quanto agli equilibri che si vanno a toccare. Se prima afferma che la «crisi del M5s non è auspicabile per nessuno», augurandosi che duri un lampo, poi osserva che «in tutti i casi pone una sfida immediata anche per il Pd, perché se il movimento 5 stelle dovesse entrare in crisi, e questo non me lo auguro, ciò determinerebbe un cambiamento negli equilibri della maggioranza».
Di tutt’altro parere Enrico Letta, ma si sa che il segretario di un partito ha sempre attese diverse rispetto a chi governa. E non ha nessuna intenzione di mettere in difficoltà chi pilota la macchina. «Non credo – ha detto – che ci debbano essere fatti di politica interna ai partiti che mandano in crisi la vita del governo», Letta è pertanto convinto che l’esecutivo debba andare avanti fino al termine della legislatura, nel marzo 2023. Il pressing di Salvini e Meloni per vedere Draghi al Quirinale fa parte dei “giochi della politica”.
L’ultimo appello è di Di Maio, «mettiamocela tutta e rimaniamo uniti». Ma resta un dogma da risolvere, visto che tutti i venti sembrano remare contro. C’è poi una domanda alla quale rispondere. Una scissione quale effetto potrebbe avere sugli accordi siglati finora? Ed un eventuale partito contiano potrebbe sostituire di peso il movimento?
Negli ultimi sondaggi un nuovo partito di Giuseppe Conte potrebbe raccogliere tra il 15 e 18 per cento dei consensi, quasi tutti da pescare nel Pd e nei 5Stelle. Ma è certo che non ci sarà al comando nessuna diarchia, come avrebbe proposto Grillo a uno sconcertato Conte. Dal quale avrebbe preteso, per sé, addirittura la titolarità della politica estera.
L’ex comico avrebbe mandato all’esame di Conte ben 26 osservazioni, sullo Statuto, divenute poi 30. Chiedendo di mettere per iscritto, di avere la «rappresentanza internazionale del movimento nel mondo». Non bruscolini. La risposta di Conte avrebbe infranto tutto, «Non faccio il figurante». Si vedrà domani, lunedì, se in conferenza stampa, terrà la barra dritta.
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