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Silvio Berlusconi

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Berlusconi ha preso la decisione di partire dalle tasse perché è lì che si fonda, si forma il ceto medio. Ed è anche lì che il ceto medio cola a picco se i siluri della demagogia fiscale aprono falle di scoraggiamento e poi di dissanguamento.

Il Presidente di Forza Italia ha lanciato la sua idea con un editoriale sul Giornale, il quotidiano che conosceva un altro brusco avvicendamento, essendo venuto a mancare l’anziano Livio Caputo, classe 1933 nato a Vienna, che svolgeva gli interim di una difficile direzione dopo l’uscita di Alessandro Sallusti e che ha portato alla direzione di Augusto Minzolini, uno dei giornalisti più competenti nel maneggiare e raccontare la politica. È un fatto che il leader di Forza Italia, sia pure con un partito rimasto per ora sotto la soglia del 10% ci sia ripreso la scena ed anzi abbia visto salire sul suo carro da una parte i leghisti di Salvini e dall’altra quella frazione dei 5 Stelle che sta al gran galoppo tentando di crescere e rigenerarsi se non riciclarsi verso il centro. La metamorfosi di Luigi del meglio Di Maio e spettacolarmente berlusconiana.

Essendo forse l’animale più intelligente di quello zoo, sia detto senza alcuna offesa, ha fiutato il vento nuovo che tira sulle paludi abbandonate del ceto medio e cerca di sganciarsi da Giuseppe Conte che punta apertamente a sinistra, sempre bisticciando con la gerontocrazia del movimento.

Il Presidente di Forza Italia non fa mistero del fatto che l’opportunità offerta oggi sulla scena politica è quella di strappare alla sinistra, per abbandono, la bandiera del progressismo in tutti i campi da quello fiscale a quello scientifico, da quello tecnologico a quello artistico.

Con i suoi non fa mistero del fatto che non ha mai creduto a una somma aritmetica delle forze politiche ma ha l’opportunità nuova di un panorama in cui i partiti che si sono sempre schierati contro i comunisti e i loro successori siano in grado di concepire una visione del paese fortemente alle allineata con quella delle punte più progressive europee, una più che altro con Mario Draghi il quale fa da battistrada e di fatto si trova a capitanare una coalizione palesemente sbilanciata a destra e per questo affetta da malattie sintomatiche dei malumori della sinistra che annaspa per consolidarsi su una identità avendone scartate troppe senza consumarne alcuna fino in fondo. La riforma fiscale, dunque, sarà il punto di partenza, partendo dal principio secondo cui nessuna imposta va somministrata chi guadagna meno di mille euro al mese auspicando “una reazione liberare dello sviluppo e del benessere, perché il calcolo sulla validità delle risorse necessarie è ormai chiaro, dal momento come spiegato uno dei ti ho fedeli portavoce di Berlusconi e cioè sestino già comuni.

Sulla riforma fiscale si sta tessendo la strategia del recupero del ceto medio da proteggere, facendo pagare in sua vece le straricche potenze del web che non pagano pedaggio. Questo principio è più popolare a destra che a sinistra perché la tassazione delle eredità che hanno già pagato le tasse è considerato inaccettabile in via di principio, visto che sembra ovvio che se la proposta di Letta fosse accettata, ne seguirebbero poi altri ed altri ancora prelievi fiscali fino a realizzare un azzeramento delle disparità ma senza alcuna crescita, il che coinciderebbe con una caduta verso il basso dell’intero sistema non soltanto economico ma anche politico e civile.

L’idea di Berlusconi è quella di tornare ai principi fiscali della rivoluzione americana fondata sul più importante di questi secondo cui non ci può essere tassazione se non c’è la rappresentanza dei tassati al tavolo in cui si decide come spendere i loro soldi, il che vuol dire ricondurre il principio della tassazione non ad un esproprio ma ha una partecipazione entusiasta e costruttiva, in cui nessuno deve pagare pegno per il fatto di essere ricco, almeno se è ricco per avere creato è saputo alimentare ricchezza nel rispetto delle leggi e diffondendo ricchezza intorno a sé. L’idea della flat tax torna sulla base di due principi: quello di un’area di esonero di 12.000 euro annui per tutti che- ricorda Francesco forte- fa uscire dalla tassazione almeno un quarto dei contribuenti e automaticamente evita di tassare i contratti di lavoro occasionale e molti di quelli part-time di persone di tutte le età compresi i pensionati”. Intanto il nuovo centrodestra più o meno unificato cerca di trovare i suoi punti di saldatura sui nomi dei candidati alle amministrative.

Restano ancora i nodi di Bologna in Milano e su queste aree si sta creando uno spazio di ripresa di dialogo fra Meloni e Salvini, il quale non vuole però allarmare i meno entusiasti di Forza Italia. Sta di fatto che nel frattempo Fratelli d’Italia seguita a crescere da un punto di vista puramente tattico, sono molti a pensare che la duttilità di Matteo Salvini nei confronti delle proposte di Berlusconi rispondono ad una esigenza puramente tattica: quella di arginare la leadership di Giorgia e riprendere in parte di comando della comunicazione che si era molto appannata da quando la Lega è nella maggioranza di governo.

Come si vede si tratta di uno scenario ancora molto liquido e soggetto ad evoluzione trasformazioni colpi di scena, ma è anche vero che siamo ormai alla parte finale della pre costruzione del modello che don potrà partire prima della fine di ottobre dopo le tornate elettorali e dopo aver valutato la tenuta e la riuscita dei candidati scelti insieme.


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