L'ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte
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C’è una sottile ironia nelle parole di Marianna Madia quando, parlando delle correnti, dice che non si “superano da un giorno all’altro e neppure se un segretario dice adesso non ci sono più”. La cosa paradossale è che ha espresso il libero pensiero appena terminata la corsa per diventare capogruppo, dove ha ricevuto una sonora batosta. Quasi a sottolineare, se mai ce ne fosse stato bisogno, che lei è stata punita, una volta da queste correnti, di cui non ne fa parte. Ma non appena si sono chiuse le urne, il Pd si trova daccapo a fare i conti con sé stesso, ovvero con “un’organizzazione sclerotizzata dalle correnti”, come l’ha chiamata Enrico Letta.
CRESCITA DIFFICILE
Il quale ha sottolineato del bisogno, che ha questo partito “di gesti forti”, e lui è pronto a sferrare il colpo. Non è difficile notare come in questo scorcio di primavera, due partiti grandi, come il Pd e il movimento 5Stelle abbiano di fronte, per crescere, gli stessi problemi, il più importante dei quali, come ha sempre indicato Letta, è chiuso tra “la competenza e la rappresentatività” ma questo connubio è sempre difficile da raggiungere.
IL NUOVO CAPO
Se il Pd ha superato un primo esame, che definirlo virtuale è già tanto, molto resta da fare per i 5Stelle che si apprestano a consegnarsi a un nuovo capo, Giuseppe Conte, il quale oggi come leader in pectore del Movimento parlerà in videoconferenza, in un’assemblea congiunta, con Vito Crimi ed altri parlamentari sui nodi da sciogliere, a cominciare dalla mancata rendicontazione che ha spinto l’Associazione Rousseau, presieduta da Davide Casaleggio, a lanciare la raccolta “Aiutaci a mantenere vivo il progetto”.
Ha una forte valenza il programma che l’ex premier Conte intende illustrare la prossima settimana partendo dalle future alleanze ma nessuno sembra conoscere quali saranno le modifiche allo Statuto. Considerando, poi, che da tempo non si svolgono più assemblee congiunte dei gruppi parlamentari.
Tuttavia il confronto sarà molto acceso, come lo è stato finora, sul secondo mandato. Il movimento ha subito uno choc quando Beppe Grillo, garante del partito, ne ha fatto cenno. Ora la questione rimbalza sul nuovo leader, ma non è detto che non ci sarà una deroga. Non è un vezzo, ma “un principio sacrosanto – ha detto il deputato Giovanni Currò – affinché si evitino concentrazioni di potere nelle forze politiche”. Sul tavolo, Conte troverà il dossier Roma, con la blindatura imposta da Grillo: ma è un problema troppo divisivo per essere trattato in modo superficiale mentre i Dem altrettanto parzialmente, dissotterrano l’ascia di guerra.
Intanto, Enrico Letta conclude il suo viaggio: ieri ha incontrato il presidente Sergio Mattarella. Da quando è stato eletto ha avuto un faccia a faccia con l’intero arco costituzionale, comprese le “sardine” e i leader politici avversari (Meloni).
In agenda è mancato soltanto Matteo Renzi. Qualche giorno fa dagli ambienti renziani era filtrata la giustificazione ufficiale dell’assenza: “Il segretario del Pd ha evitato di chiamare il leader di Italia Viva, che però fa sapere di non avere alcun problema sulla questione”. Altrettanto veloce la giustificazione di Enrico Letta: “Renzi? Lo incontrerò e parleremo di che tipo di futuro costruire per la sinistra”. Ma la diatriba Renzi-Letta non è sembrato che volga al termine.
Ieri, dopo essere salito al Quirinale, ha avuto un colloquio con Carlo Bonomi, presidente di Confindustria ed oggi incontrerà i Verdi. Quindi vedrà i vari membri dell’associazione Demos.
I DUE OBIETTIVI
In un giro di ascolto di imprese e sindacati, Letta ha detto di esprimere due priorità, ancora uno sforzo di rigore per fermare contagi e decessi, quando i dati lo consentiranno si riaprirà e un intervento per sostenere le attività che oggi restano chiuse a garanzia della nostra salute.
Incontrando Debora Serracchiani e Simona Malpezzi, Letta ha descritto il colloquio attraverso Twitter:”Si comincia. Subito al lavoro”.
Postando una foto con le due nuove capigruppo, ha lasciato scritto “Io ci sono”. E la Serracchiani ha detto che i Dem avevano bisogno di questa scossa, “è un passo avanti per la politica. E’ una conquista non soltanto di tutta la politica, ma di tutta la società”.
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