Sergio Mattarella e Mario Draghi dopo il giuramento
3 minuti per la letturaE’ UN soffio di vento, un momento. Terminata la cerimonia del giuramento, nella sala del Galeoni, piena di arazzi, di tappeti e di broccati, Mattarella e Draghi si scrutano negli occhi. Dura un istante, il tempo per le telecamere di riprendere e poi di chiudere. Ma il presidente della Repubblica ed il nuovo presidente del Consiglio si guardano come per dire che anche questa è andata, che i grandi sforzi sostenuti in questa settimana sono approdati a qualcosa di concreto, la nascita del governo nazionale o istituzionale.
Non dice nient’altro il gesto dei vertici istituzionali se non il fatto che adesso, con il governo operativo, e fra qualche giorno (mercoledì e giovedì) con la fiducia in Parlamento, si entrerà nel vivo.
L’esecutivo Draghi comincerà una stagione di riforme che ieri, nel primo consiglio dei ministri, se ne è avuto un cenno. La prima discussione ha riguardato il super ministero della Transizione ecologica che avrà anche la delega all’energia. Non è stata avviata alcuna procedura, ma si renderà necessaria una legge ad hoc, con molta probabilità sarà un decreto. Uguale cosa servirà per lo scorporamento del Turismo dal ministero della Cultura.
Ieri, comunque, è stato dato il via libera alla nomina del nuovo sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Roberto Garofoli, che ha giurato nelle mani di Draghi.
Il nuovo premier ha aperto il Cdm con parole che sono state molto sentite e partecipate: la priorità numero uno sarà quella di “mettere in sicurezza il Paese”, grazie anche a una squadra coesa e “senza interessi di parte”. Il covid-19 ha condizionato la cerimonia: osservate le distanze, niente strette di mano, foto di gruppo con distanziamento. E tamponi prima di entrare nel palazzo dei Papi. Dei 23 ministri, ben 18 del Nord, quasi tutti sono stati puntuali e precisi: soltanto Cristina Messa, neo responsabile dell’Università è arrivata per ultima. Forse, ha scambiato il tempo e le abitudini di quando andava a scuola. I primi sono stati i neo ministri, Federico D’Incà, Roberto Cingolani e Mara Carfagna, che ha la delega per il Sud. Al Quirinale la cerimonia è iniziata con 3 minuti di anticipo ed è stata molto veloce: forse la maggiore da quando i vari governi si sono susseguiti dal Dopoguerra ad oggi.
Ma la sobrietà della cerimonia si è riflessa nel comportamento dei ministri: soltanto un paio, Patrizio Bianchi e Dario Franceschini, si sono fermati a parlare con i giornalisti. Gli altri, malgrado siano stati chiamati a viva voce non hanno risposto ai media che sono in costante aumento. E questa riservatezza, che non si coniuga con le esigenze dei giornalisti, pare essere la costante di questo governo. Purtroppo, dovremo farne una ragione.
Di fronte alla domanda se il governo intenda aprire tutte le scuole in presenza, Bianchi ha affermato: “Stiamo lavorando per aprire tutte le scuole”. Ed ha aggiunto: “Ho trovato della bella gente, speriamo che faremo tutti bene. Partiamo da una situazione difficile ma che comunque riusciremo ad affrontare”. Dario Franceschini, intervistato da “La 7”, ha detto di sentirsi chiamato a “guidare il ministero più importante del Paese”.
All’arrivo a Palazzo Chigi, Draghi, è stato salutato dal reggimento dei lancieri di Montebello ed ha scambiato la campanella, con il premier uscente, Giuseppe Conte, il quale ha lasciato la presidenza con gli onori militari: i dipendenti si sono affacciati, applaudendo, alla finestra del cortile. “Rimpianti mai” ha risposto Conte ai giornalisti. Aggiungendo: ”Bisogna andare avanti sempre”. Cosa rimane? “E stata una grande esperienza, spero di essermi migliorato anche come persona”. Ed al suo successore Draghi, sono arrivati gli auguri della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen e della cancelliera tedesca, Angela Merkel. Quest’ultima ha formulato al premier “Auguri di ogni bene”.
Non si chiude, la diatriba fra i 5Stelle. I dissidenti attaccano i vertici del movimento, chiedendo un nuovo voto online. In serata era previsto un nuovo incontro con Crimi. Beppe Grillo ha cercato di calmare le acque. Sul blog ha scritto “Oggi13 febbraio 2021, vi ricorderete questa data. Perché da oggi si deve scegliere. O di qui, o di là”. Un invito alla calma. Scosso anche il centrodestra dopo lo strappo con Fratelli d’Italia. In Forza Italia, notevoli resistenze.
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