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L’uscita di Giuseppe Conte da Palazzo Chigi

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La liturgia è cambiata, all’improvviso. Come se un fulmine avesse cancellato la scenografia. Un tavolino di plastica verde, neppure tanto lindo, è comparso in mezzo a piazza Colonna, vicino alla stradina che conduce a piazza del Parlamento. Un simbolo di quanto stava mutando. Di fronte alle telecamere, ai microfoni, alle luci, si è materializzato l’ex premier, Giuseppe Conte, nel primo pomeriggio di una giornata quasi primaverile. Che si è autocandidato alla festa grillina, ma più che altro si è presentato come una delle prossime guide per i 5Stelle chiedendo da subito la iscrizione.

FONDALE DIVERSO

Porterà un soffio di aria nuova in un movimento che non eccelle nella fantasia. Questo è l’auspicio che facciamo a lui, l’uomo della pochette bianca, esibita con leggerezza dopo anni di grisaglia manifesta. Ma la scelta di un fondale così diverso, con alle spalle il palazzo di Montecitorio ha avuto il suo significato politico. Conte, pronunciando un discorso in cui ringraziava i dirigenti del movimento, assicurava che “io ci sono e io ci sarò”, una garanzia di affidabilità. Mentre poco prima Luigi Di Maio, che aveva avvertito quanto il vento mutasse direzione, non aveva utilizzato mezzi termini: “Abbiamo il dovere di partecipare e ascoltare, poi decideranno i parlamentari”.

GOVERNO POLITICO

La prova che l’arrivo di Draghi aveva modificato i giochi. In quello stesso istante, Primo Di Nicola, parlamentare 5Stelle, assicurava che non ci sarà “governo più politico di quello di Draghi”. Prospettando un disastro politico per i 5stelle perché la scelta sarebbe stata semplice: “Dovremo scegliere se abbandonarlo al centrodestra oppure accettare la sfida condizionando e recitando un ruolo da protagonisti per gestire le immense risorse del Recovery fund e tutte le altre partite connesse con i bisogni ed i diritti dei cittadini”. Saltare su una poltrona quando la casa brucia non è certo facile, né si compie un’imprudenza. Ma per i 5Stelle, che hanno ascoltato l’invito a “diventare maturi” con il piacere sottile di chi ha ricevuto, in quell’istante, il certificato del passaggio a un’altra età, la mossa ha avuto il beneplacito del padre fondatore, Beppe Grillo, rimasto silente in questi giorni.

E DI MAIO?

Le mosse di Conte arrivano a tre settimane di distanza dalla grande confusione che ha percorso il movimento. Non sarà facile tirarlo fuori dal pantano in cui è rimasto prigioniero. Certo, non sappiamo come l’abbia presa Luigi Di Maio, l’altro contendente più titolato. Ma l’arrivo dell’avvocato del Popolo vorrà dire molto impegno, sia all’interno del partito, che nel rapporto con gli alleati. L’asse che si è appena costituito tra Partito democratico, Liberi e uguali, 5Stelle può dare una misura al governo Draghi, ma ha pure il rovescio della medaglia. Nel senso che l’esecutivo sul quale Conte lancia la sua Opa, non può avere davanti a sé molti ostacoli, altrimenti rischia di rovesciarsi prima del tempo. Le parole che ha pronunciato di fronte al tavolino verde segnano inequivocabilmente la sua discesa in campo ma senza far crescere nessun altro partito di Conte, come ipotizzato nell’ottobre scorso al convegno di Saint Vincent. Non nascerà il partito perché i 5 Stelle dopo la scomparsa di Casaleggio non hanno più un appoggio forte sul quale andare nei momenti difficili. E di questi momenti ce ne saranno ancora. Secondo l’agenzia Ansa, Grillo avrebbe già presentato il pacchetto per Draghi. Non si sa se quando lo porterà alla firma, ci sarà anche l’ex presidente del Consiglio.

IL PACCHETTO

Non è proprio indolore questo pacchetto di richieste: mantenimento del reddito di cittadinanza, il decreto dignità, norme anticorruzione. Un programma che abbia tra i punti principali una imposta patrimoniale per i super ricchi, acqua pubblica, blu-economy, digitalizzazione. Molti credono che sia un benvenuto dell’ex comico che non scalfisce in profondità. E se Conte avesse problemi di convivenza con Beppe Grillo?. Allora, dicono i bene informati, si spalancherebbe per lui un incarico internazionale, alla Commissione europea o alla Nato. Ma si sa che l’ex avvocato del Popolo ha lo sguardo sempre verso Palazzo Chigi. come ha detto Giancarlo Giorgetti, andando contro Salvini, “Draghi è un fuoriclasse come Ronaldo, non può stare in panchina”.


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